6. Sulle cause del
terrorismo
(Leonardo Terzo, 6 dicembre 2001)
Dopo il 9/11 per
spiegare il terrorismo sono state avanzate due teorie contrapposte:
la teoria dell'ingiustizia e la teoria del fondamentalismo. La
prima sostiene che il terrorismo è provocato dalle ingiustizie
economiche e sociali subite da lungo tempo dalle comunità povere e a
vantaggio degli stati sviluppati. Si sostene però anche il
contrario: il terrorismo sarebbe il frutto della mentalità
fondamentalista, anche a prescindere dalle condizioni economiche,
perché ci sono poveri che non diventano terroristi e ci sono
terroristi che non sono poveri.
Il fondamentalismo
sarebbe la vera causa del terrore, perché, religioso o politico che
sia, ha la motivazione della violenza in se stesso, nell'assolutezza
delle sue convinzioni. Questa assolutezza gli rende impossibile
accettare alcuna diversità e gli impone di estendere la sua legge
universalmente a costo del martirio. Esso non combatte la povertà e
l'ingiustizia, ma combatte per abolire l'opposizione
nell'eternità.
Questa teoria, pur contenendo una misura di
verità, ha a sua volta un punto debole in un'eguale assolutezza.
Come la tesi secondo la quale il terrorismo nasce dall'ingiustizia
non ne spiega tutte le motivazioni, anche la teoria del
fondamentalismo non spiega le motivazioni del fondamentalismo
stesso, fra le quali non si possono escludere le ingiustizie.
Inoltre l'ingiustizia non è solo economica, come crede chi non
intende altra ragione. Molto più grave può risultare una
discriminazione etica e culturale, e quasi mai una cultura può
giudicare la gravità dei torti subiti da una cultura
diversa.
Senza escludere le due torie dominanti, ne
aggiungerei un'altra. Il terrorismo ha una ragione "meccanicistica"
in quanto ricorso alla violenza possibile, quando è impossibile la
violenza "rispettabile" e "non terroristica" della guerra. La
violenza ha sempre una sua intrinseca assolutezza, che viene
giustificata, ovvero eufemizzata, razionalizzata, diluita,
degradata, gradualizzata e classificata, su una scala che va
dall'accettabile all'inaccettabile secondo i parametri in uso da chi
la giudica.
Si va così dal monopolio statale
nell'amministrtazione della giustizia in una comunità egualitaria,
all'imposizione di invasioni e deportazioni come quelle realizzate
col consenso di parte della comunità internazionale (per esempio per
la costruzione dello stato di Israele, o della Yugoslavia oppure ora
dall'Afganistan stesso). Oppure dall'esercizio della guerra
"diplomaticamente" dichiarata, aggressiva o difensiva che sia, alla
guerra non dichiarata, come Pearl Harbour o le invasioni naziste,
che sarebbero state giustificate dagli stati invasori in quanto
entità autogiustificantesi nel caso che avessero vinto la
guerra.
Abbiamo poi le resistenze e la guerriglia per
bande delle minoranze organizzate contro poteri dominanti,
oppressivi o meno che siano. E ancora la violenza nascosta dei
servizi segreti che, quando viene scoperta, viene attribuita alle
"deviazioni", mentre tutti sanno che è istituzionale. Da ultimo
abbiamo gli attentati terroristici veri e propri, fatti da
chiunque, a torto o a ragione, non riesce ad agire in altro
modo.
All'estremo opposto i fanatici del pacifismo
capovolgono la scala delle priorità nell'uso della violenza.
Considerano giustificate solo le "autodifese" delle masse, e non
discriminano tra l'applicazione delle leggi di uno stato democratico
e la repressione sanguinosa delle dittature. Anche la violenza
implica invece giudizi differenziati in base alla gradualità delle
sue applicazioni e delle sue modalità, e anche a seconda che sia
diretta verso veri o presunti responsabili di crimini e ingiustizie,
o verso cittadini ignari e innocenti.
Alcuni Stati
sovrani e democratici applicano la pena di morte. Altri stati, anche
non democratici, ma per usi e costumi atavici e col consenso di
tutti, applicano mutilazioni ai colpevoli di reati, come per esempio
il furto, che in altri stati, come l'Italia, sono considerati minori
e tanto abituali da non implicare nemmeno l'arresto. In Israele
l'esercito può spaccare scientificamente gambe e braccia ai
prigionieri legati, per metterli "fuori uso" permanentemente, anche
senza ucciderli effettivamente. Negli Stati Uniti si ha il diritto
di difendersi sparando a chi penetra nell'abitazione altrui per
commettere reati, mentre in Italia è quasi obbligatorio farsi
aggredire e derubare, perché il diritto alla legittima difesa è
tutelato in misura ridicola.
Bisogna prendere atto che vi è
una continuità ontologica nelle forme dell'esercizio della violenza,
che viene tuttavia modellato secondo gli interessi dei
razionalizzatori e gli accidenti della storia. Ma d'altra parte,
secondo alcuni, proprio in questa modulazione dell'aggressività sta
la differenza tra la presunta civiltà e la presunta barbarie.
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