In ritardo/Late on the Event-Scene

 

Nell'universo senza memoria dell'accelerazione mediatica
arrivare in ritardo sull'attualità è
l'ultimo modo per ricordare

       

33. Pubblicità, identità, cyborg. (Leonardo Terzo, 14 febbraio 2003)

 
È uscito un libro di Paul Fussell, (Uniforms: Why We Are What We Wear, Houghton Mifflin, 204 pp., $22) sul fascino delle divise, da quelle sportive a quelle militari, da quelle religiose a quelle lavorative, da quelle scolastiche a quelle delle sette segrete come il Xu Xlux Xlan o la massoneria, a quelle cerimoniali come gli abiti da sposa, a quelle aziendali come le divise dei lavoratori di McDonald's. 

 

La divisa è segno di appartenenza e spesso indica anche l'orgoglio di appartenere, ad una squadra, ad un corpo militare, ad una funzione pubblica come le toghe ecc. 

 

Fussell dimostra che, nonostante importanti eccezioni, come appunto quella dell'abito da sposa, enfatizzata dall'occasione quasi unica del suo impiego, l'importanza della divisa è un valore sostanzialmente maschile e, per conseguenza storica, maschilista. Tuttavia aggiungerei che il valore della divisa, come indice di appartenenza, è il residuo di un mondo pre-moderno dove, come dice il sottotitolo: Why We Are What We Wear, l'abito conferisce identità sociale, e dove la comunità cosiddetta organica, legata da sistemi di casta e gerarchia, precede la moderna società civile, fondata invece sui diritti individuali dei cittadini.

 

Se il tifoso si reca allo stadio bardato come un calciatore, è facile capire che è vittima di un'identificazione infantile con il proprio idolo.  È già più perverso, in tempi di presunto individualismo liberale e liberistico, esibire orgogliosamente una dipendenza aziendale, ma forse questo mostra appunto che le libertà individuali, un tempo considerate borghesi, nella versione postmoderna della società di massa, non sono più accessibili alle persone, ma solo alle agenzie di pubblicità. 

 

Giungono infatti notizie (La Repubblica, 11 febbraio 2003) che a Londra un'agenzia di marketing ha cominciato ad offrire ai propri clienti, come spazio pubblicitario, la fronte di persone umane. Si tratterebbe di studenti che, per una certa somma, andranno in giro con il logo delle aziende tatuato, pare temporaneamente, sulla fronte.

 

Questo ci riporta ad altri momenti della storia della pubblicità. Un tipo di pubblicità simile a quella che ora appare innovativa e invasiva del corpo umano, era già stata realizzata con i famosi uomini sandwich, che si aggiravano nei luoghi affollati stretti tra due cartelli pubblicitari, faticosamente indossati come una rigida divisa di lavoro. 

 

Gli uomini sandwich, ora scomparsi, erano pagati per la loro fatica. Forse sono scomparsi perché la loro funzione è ora svolta gratis dagli acquirenti stessi della merce, che  pagano di tasca propria per poter esibire sugli indumenti il logo pubblicitario delle aziende produttrici. L'ideologia della pubblicità è così potente che è riuscita a trasformare una sudditanza in privilegio, ottenendo così di farsi pagare invece di pagare. Ciò perché la merce ha acquisito una funzione comunicativa e si è potuto trasferire su di essa il fascino esibizionistico della divisa.

 

Come indica il termine "uniforme", la divisa non favorisce la libertà di pensiero, che infatti sembra definitivamente tramontata, oltre l'orizzonte del feticismo delle merci, anche oltre l'orizzonte di un feticismo fissato sui corpi dei nuovi cyborg. Questi nuovi cyborg non sono più i paventati ibridi tra uomo e computer, bensì i nuovi ibridi tra moduli post-umani  e moduli del design industriale. Non abbiamo più un elemento dell'hardware che collabora con la corteccia cerebrale, ma un virus para-estetico ed esibizionista che ha sostituito un intero apparato cognitivo e comportamentale con l'adeguamento alle stagionali sottoculture della moda.

 

È infatti logico prevedere che ciò che ora viene prestato a pagamento, affittando la propria fronte come spazio pubblicitario, sarà presto esibito come un segno privilegiato d'appartenenza, per portare il quale i giovani, che già ostentano altri tatuaggi e piercing su varie parti del corpo,  saranno disposti a pagare, magari vedendo quotato periodicamente, su apposito listino "nasdap", il prezzo della loro pelle secondo posizione e centimetri quadrati.

 

 

 

            Home       Late on