Calchi 
     
     Ricalchi

 

 

 

 

 

             Addio atolli

 

             Addio atolli sorgenti dall’acqua
             E incastonati al cielo,
             Lidi ineguali, noti 
             A chi ha sognato tra voi
             La breve vita d’un’estiva feria;
             Lagune alle quali
             Incantato 
             Ha tuffato il suo corpo,
             Come al suono delle voci fantastiche;
             Arene fini e biancheggianti
             Sul pendio
             Come braci di stelle rifulgenti;
             Addio!

             Quanto è tristo l’umore
             Di chi, svagato tra voi, 
             Se ne allontana!
             Egli si maraviglia
             D’essersi potuto risolvere,
             E tornerebbe allora
             Se non pensasse che un giorno
             Tornerà dovizioso
             Dov’è promesso e preparato un rito,
             Dove il sospiro segreto del mare
             Solennemente muore.

             Di tal genere,
             Se non tali appunto,
             Erano i pensieri di Prospero,
             Mentre la barca 
                Lo andava avvicinando
             All’aeroporto di Male.

 


 


In limine

Godi se ciò che aggiungo al tuo frasario
Vi rimena l'ondata della vita:
Qui dove affonda un caldo
Viluppo di pulsioni,
Sfoglieremo soltanto il sillabario. 

Il sussurro che senti non è un volo
Di sublimi promesse identitarie;
Il tocco che al tuo corpo cerco è il dono
D'estasi senza tempo sensuali.

Il piacere è di là dall'erto muro; 
Se accarezzi la palma che ti salva 
Tocchi forse la meta
Dolce, ignara, là dove il cielo
Si propende duro.

Cerca la maglia rotta nella rete
Che ti cinge, da me corri
Nell'aria. Vieni
Per te l'ho creata questa sete
Per me finalmente vuoi appagarla.

 



Verso Fano

 

Dolce e chiara è Luciana 
E senza accento
Di viltà, d'eroismo o passione mondana,
E di lontan rivela senza fremito
Un sorriso di statua mussulmana.
Ride se ridi oltre l'emicrania, 
Bacia se baci, meccanica e gentile,
Fedele e onesta alla propria inumana
Gioia asseverativa;
Senza costumi decifrabili
Fra Milano e Bari,
Né pensieri impuri
Fra Polignano, San Severo e Ostuni.

 



Tre notturni con moto

 

I sorrisi che Elena alti e schietti
Mi porge amica
Complice ed ilare
Artifici di fuoco
Avanti il buio
Disegnano 
Nel tempo che scompare.

Verrà la notte
E avrà i suoi occhi,
Sarà come un ferito
Turbinio di confuse
Malizie e di bontà
Precoce. 

              Ma poi
Anche questo
Inghiotte il cielo
Che tra i lontani porti
Australi ti dilegua.

 



 Spenseriana

       L’innamorato disse: ciò non sia 
       Che ignaro accada che di me si perda,
       Ch' amor colà ogni quando splendente
       Donna amante non é, né mai vien vinta,
       Ma ingannevole trama che di stelle
       Ricorre in ampio ciel.
                                         Indi per ciò vitiamola
       Che attratto spesso più d'un amor ardente
       Ha nel mortal periglio e dolorosa sorte,
       Sì  che chiunque abbia una volta fé data
       Al suo cor, sicuro ivi può non averlo mai,
       Ma eternamente sta infelice ed incerto.


 


 11 Settembre 2001


Attanagliarsi nello sconforto
Presso un rovente schermo assorto
Ascoltare tra i fumi e gli urli
Crolli di muri, scoppi di torri.

Nelle crepe del buio ch'è di fronte
Spiare file di roche figure
Ch'ora si rompono ora s'attagliano
A sommo di mucchi di livide mire.

Osservare tra gli obiettivi
Il palpitare di scaglie di fuoco
Mentre si levano tremule strida
Di stralunati appesi nel vuoto.

E andando nel buio che sotterra
Sentire d'annegare nel travaglio
Dove tutto traligna alla coscienza
Che il seguitare è nera meraviglia
Che ha in cima cocci aguzzi di superbia.



Corno pavese

 

Il dire che stasera ti rammenta
- Ricorda un forte battere di cuore -
Gli occhi dilata e spazza
L'orizzonte di cera
Dove strisce di voglia si protendono
Come gemiti al petto che rimbomba
(Speranze in viaggio, chiare
illusioni di lassù! D'altri domini
Svagate volte!)
E l'ansia che, soglia dopo soglia,
Muta, muta d'umore,
Lancia in aria una vita
Di furore distorta.
Il dire che tace e muore
Nell'ora che lenta s'avvera
Leggesse a te pure stasera
La stolida fola 
D'amore. 

 
          Le sirene
          

          Ascoltami, i poeti innamorati
        Si muovono soltanto tra le stanze
        Di ritmi molto usati, ricorsi
        D'accesi istanti.
        Io per me amo le donne che riescono ai neghittosi
        Passi a donare, dove recede
        La vita, qualche sparuta stilla
        Di furore; che seguono ritorti
        Ciuffi di fuori via, e mettono talora,
        Per sbaglio di natura, urla
        Che il gelo sfa
        Come canzoni,
        Divertite passioni
        Che in petto allignano
        amara stima. Ma ecco il tedio
        Che brucia le cimase
        Sotto i silenzi rimane, langue
        E tra le cose anche a noi la ricchezza
        Dilaga: della tua voce
        Sillabe d'oro, indisturbate, gloria delle sirene
        Della vitalità.

 

 
            Non chiederci lo sguardo
          

          

         Non chiederci lo sguardo che squadri da ogni lato
         La vita tua che dorme, e con baci di fuoco
         La desti e per un poco la calpesti
         Perduta dentro un fondo in letto deformato.
 
         Ah l'uomo che t'ama sicuro
         Ad altre ed a te stessa amico
         E l'ansia sua non cura che la graticola
         Dice su ogni conosciuto muro!
 
         Non domandarci la forza che dritta possa aprirti
         La via se torta già la conosci, se invano
         Sai percorrere ciò che già posso dirti,
         Quello che riconosci che non siamo.

 

           
        
   Disteso ottobre 2001

  Disteso ottobre, estatica
  Stagione dei bambini,
  Dei grandi sonni
  Destati nei densi climi 
  Senza rumore.
  Ora il brusio che muore
  Ci risveglia accasati al rancore
   D'opere assenti. Lontani, notturni
  Lamenti d'astrali bombe
  Fra oscuramenti e di crisi
  Coscienti di spazi
  Dove nessuna terrena
  Promessa può dare 
  Pace. Stagione estrema che cadi
  Prostrata in angosce enormi,
  E sogni che porti 
  Di là dai confini e sragioni
  E distendi cadenze d'indugio 
  Fraterno.

         
           Farsetto
 
 
 

Mariastella i trent’anni ti minacciano
Rigorosa pronuba
Che a poco a poco a me t’abitui.
Ciò intendi e non paventi.
Emersa ti vedremo
Dalla gloriosa allure
Che il pieno della vita
Disegna a te d’intorno.
Poi al cinereo computer
Ordinata, protesa tornerai
Ad un orizzonte. Più lontana
L’intento viso che assembra
Mondana tenerezza.
Ravvivano gli autunni
Eleganza più che le primavere. Ancora
Ecco per te rintocca
Un presagio d’ineffabile attesa. 

La dubbia ferita non ti consente
Leggiadra, ma sovente
Al sole bruci dei miei sguardi,
Ricordi d’insidiata
Giovinezza non ferma.
La luce è la tua forza, che riprendi
E noi ti pensiamo come un enigma
Creatura che l’esigua mappa del cielo
Non intacca, forse a ragione.

La tua durezza non ci turba,
Ed un crollar del cuore
Assedia i fortilizi
Della speranza muta.
T’alzi e t’avvii
Oltre il gorgo del parlottio
Che nella stanza
Il tuo profilo incide
Del suo baglior di perla.
Esiti al tocco della maniglia
Ruota la porta e come spiccata
Nel vento divino scompari,
Al poco del mio anelito sottratta. 

Te ne vai tu della razza
Di chi rimane intatta.


 
 La vita

La vita... è ricordarsi di un abbraccio
Lieto, in un letto a sera: aver veduto
Lei rivestirsi in fretta: aver sentito
Nel corpo caldo un po' di frenesia
Vergine ora non più, pungente ancora.

Ma ricordarsi la sua iniziazione
Improvvisa è più dolce: a me vicino
Una treccia giovane: l'azzurro
D'occhi chiaro sul suo viso e oltre
Membra accoglienti, fresche di tepore. 

          Forse la sera

Forse la sera sa che sono mie
le tue dolcezze. Come dormi fanciulla
Entro di te sono nel cuore e non ricerchi
Più alcuna cosa - io non cerco altro porto.

 

 



La lezione

Tra i rintocchi alle cinque
incuriosite e pigre
le mie scolare. Chine
sui notes poi. Bandiere
dell'ultimo semestre
sottane alle finestre.



Come beve alla fonte

 

Come beve alla fonte timida allieva
Così abbiamo parlato e non parlato.

 

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