3. Il romanzo
cavalleresco In questo senso il
tipo di letteratura antecedente ai generi formulaici che più si avvicina ad
essi, perché utilizza in modo analogo il principio strutturale del romance,
è il romanzo cavalleresco. Mentre il realismo tende allo sviluppo
drammatico di una sola situazione conflittuale, la struttura narrativa del romance
consiste in una serie di avventure che conduce il lettore da un episodio
all'altro, da un ostacolo all'altro, da una storia all'altra, prima di
arrivare ad una fine che in realtà potrebbe essere dilazionata
indefinitamente. Il tipo d’azione che
meglio si adatta a questo svolgimento narrativo è la quest o ricerca.
L'aspetto avventuroso ed episodico diffuso in tutti i generi formulaici,
oltre e più che operante nella strutturazione delle singole storie, si
manifesta nella serializzazione, e in una sorta di assuefazione del lettore,
che non vuole più uscire dal mondo romanzesco e passa da un romanzo all’altro
indefinitamente. Il
romanzo cavalleresco funziona allo stesso modo, sia come svolgimento sia dal
punto di vista ideologico. La cavalleria è infatti il prodotto ideologico
della cadetteria feudale, vale a dire della classe di coloro che non sono i
primogeniti e non sono destinati a succedere al padre come sovrani del feudo.
Come si evince dalle ormai storiche ricerche di Jessie Weston sulle leggende
cavalleresche (From Ritual to Romance, (1920), New York, 1957), la quest
per il Santo Graal e quelle ad essa connesse o parallele trattano
simbolicamente lo stesso tema che ci è più familiare nelle favole, dove
abbiamo il cavaliere che uccide il drago e sposa la figlia del re. Il significato della quest stessa
consiste da parte del giovane cavaliere nel dar prova del suo valore, ovvero
della sua capacità di sostituire il vecchio re. È
insomma anche una trasposizione inventiva della lotta generazionale tra
vecchi e giovani. Tanto è vero che il
drago, cioè la sterilità che rende desolata la terra, simboleggia la
sterilità e la vecchiaia del re; ma questa sterilità, che si abbatte sul
regno come una maledizione, consegue talvolta semplicemente dal fatto che il
giovane non si decide ad intraprendere la quest. Ciò significa che la
sterilità non è solo la vecchiaia, ma anche la reticenza del giovane a dar
prova delle sue capacità di prossimo sovrano; e basta invece talvolta che
egli inizi la sua ricerca e la maledizione si dissolve. Ma
se questo è il destino del primogenito, i figli cadetti sono destinati a
rimanere impegnati per sempre nella ricerca. Nasce così l'ideale della
cavalleria e del cavaliere errante, che non ha una meta e rimane
indefinitamente
in cerca di avventure, per mettersi in luce con imprese in difesa delle buone
cause, nella speranza di trovare uno sbocco alla propria quest con la
conquista di un feudo, una possibilità che talvolta si fa più concreta ad
esempio con le Crociate.
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