In ritardo/Late on the Event-Scene
Nell'universo senza
memoria dell'accelerazione mediatica,
arrivare in ritardo sull'attualità è
l'ultimo modo per ricordare
21. Economia e catastrofe (Eva Smith, 28 settembre
2001) L'economia è una strana bestia, mai del tutto compresa e
probabilmente mai del tutto comprensibile, perché è quella visione teorica
del comportamento umano più atta a riverberare le conseguenze dei suoi
intendimenti sulla vita di tutti, ma è anche quella sfera di fenomeni più
interattivamente connessa e compromessa con tali comportamenti stessi.
Ora siamo in una situazione per cui la depressione morale delle catastrofi diminuisce i consumi e deprime gli scambi, innescando o favorendo la recessione. La politica, economica e non, si trova nell'incertezza se lasciare che i cittadini si adeguino al corso dei mercati, vendendo le loro azioni in previsione di un'ulteriore discesa dei prezzi in seguito alle probabilità di guerra, o se consigliare loro, sulla base di un interesse forse patriottico, ma non economico, di tenere le azioni, andando incontro a sicure perdite. A sua volta la corsa alle vendite accrescerebbe la caduta
dei mercati, con la conseguenza che qualcuno farebbe in tempo a vendere,
ma non tutti, e per vendere occorre che ci sia qualcuno che compri. Sembra
che l’agire economico, così prefigurabile, non sia altro che una scommessa
su chi resterà per ultimo con in mano il cerino acceso della
bancarotta. Una politica possibile dovrebbe stimolare la spesa e i
consumi di cittadini svogliati a farlo, e operare inoltre e soprattutto
con la spesa pubblica. Ma anche qui, al di là degli impieghi delle risorse
nella ricostruzione delle aree distrutte (che su scala nazionale
statunitense equivale a percentuali minime), e un prevedibile relativo
incremento dell'industria bellica, non è chiaro in quali settori
dell'economia è più opportuno distribuire tali interventi. Per esempio è
problematico concepire in che modo verranno spesi, affinché siano efficaci
per l'economia generale, gli annunciati sostegni al settore dei trasporti
aerei. Si scopre comunque, nel pieno dell’esaltazione
dell’ideologia presunta liberista, ma in realtà favorevole agli oligopoli
multinazionali, (andata al potere in America con l’oscura faccenda del
pasticcio elettorale) che, quando si attraversa la fase depressiva del
ciclo economico, la vecchia strategia keynesiana diventa di nuovo l’unico
appiglio escogitabile dopo oltre mezzo secolo.
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