LEONARDO TERZO
LETTURA DI "BARTLEBY, THE
SCRIVENER"*
Come, in Moby-Dick, la balena bianca è il luogo
indefinibile intorno al quale e rispetto al quale si dispone e si articola
tutta la realtà, così in “Bartleby” la figura dello scrivano rimane misteriosa
e inattingibile, e il senso della storia non va ricercato in una qualche
determinazione positiva del personaggio a cui il racconto s'intitola, ma nelle
reazioni che la sua esistenza scandalosamente indecifrabile suscita nella
società in cui è piombato.
Emblematico portavoce di questa società è l'avvocato che narra la vicenda: egli
è introdotto in modo caricaturale ma, nonostante l'apparente distacco che
questo trattamento ironico sembra subito imporre fra autore e narratore, e
quindi fra quest'ultimo e il lettore, è nostra opinione che il lettore stesso
venga a poco a poco assorbito dalla società del narratore. L 'ironia si
esaurisce e il lettore è costretto a condividere il punto di vista
dell'avvocato, a mettersi nei suoi panni: perché tu ipocrita lettore - sembra
dire Melville - che faresti al suo posto? Perciò il lettore non ha e non deve
avere a disposizione più elementi di quanti non ne abbia il testimone oculare
per comprendere e spiegare il comportamento di Bartleby; perciò non può porsi,
rispetto al narratore, su un piano di maggior consapevolezza, come l'ironia
iniziale lasciava presupporre e, pur prendendo le distanze dal prudente cinismo
dell'avvocato, si trova infine, di fronte all'irrimediabile estraneità dello
scrivano, a condividerne la frustrazione.
Spia di questo costringimento, di questa imbarazzante identificazione è la
posizione ambigua in cui ci veniamo a trovare quando leggiamo che:
Bartleby was one of those beings of whom nothing is
ascertainable except from the original sources and, in his case, those are very
small. What my own astonished eyes saw of Bartleby, that is alI I know
of him... (corsivo dell'autore) [i]
Se conveniamo che nulla di Bartleby è accertabile, se non
per conoscenza diretta, non ci è possibile prestar fede alle parole del
narratore, che per noi sono fonte indiretta, e d'altra parte egli resta l'unica
fonte disponibile. Il testimone oculare in questione, sebbene probabilmente
sincero, rappresenta ciò che in una classificazione dei punti di vista si definisce
"unreliable narrator". La sua scarsa attendibilità non dipende, come
si è detto, da mancanza di sincerità, ma da incapacità di comprensione, o
meglio da una visione tutta soggettiva e pregiudicata dei fatti, che emerge
dalle stesse tecniche narrative con cui egli ci parla di Bartleby.
Seguendo una classificazione di Genette[ii]
enumeriamo, in ordine di decrescente fedeltà mimetica, il dialogo, la
narrazione e la descrizione. Il dialogo è il resoconto più fedele perché
fornisce le parole esatte intercorse fra i personaggi: vediamo che, con
l'eccezione della frase canonica "l would prefer not to", che
caratterizza Bartleby come tic linguistico, nel racconto i dialoghi con lo
scrivano sono sempre riassunti e riferiti indirettamente dall'avvocato. Il
primo colloquio con Bartleby viene ad esempio così riportato: " After a
few words touching his qualifications, I engaged him...". Altrove la
risposta di Bartleby alla richiesta dell'avvocato di motivare i suoi rifiuti
viene così riassunta: "He briefly gave me to understand that on that point
my judgment was sound. Yes: his decision was irreversible". Anche quando
Bartleby viene scoperto in ufficio la domenica mattina, il colloquio viene
riferito indirettamente: " In a brief word or two, he moreover added, that
perhaps I h ad better walk around the block two or three times...".
Quanto alla narrazione, cioè il racconto di un'azione, sebbene soggetta a
distorsioni, essa conserva tuttavia un'ineliminabile aderenza ai fatti, se non
altro nell'ordine cronologico e nei rapporti di causa ed effetto fra gli
eventi: notiamo che nel racconto le narrazioni riguardanti Bartleby sono
ridotte al minimo; dello scrivano, oltre al fatto che scrive (giudizio
kantianamente analitico) e che guarda il muro oltre la finestra, ci viene detto
prevalentemente non ciò che fa, ma ciò che non fa:
I observed that he never went to dinner;
indeed, that he never went anywhere. As yet I had never, of my personal
knowledge, known him to be outside of my office (p. 71).
Oppure:
I remembered that be never spoke to
answer, that though at intervals he had considerable time to himself, yet I had
never seen him reading - no, not even a newspaper; that for long periods he
would stand looking out, at his pale window bebind tbe screen, upon the dead
brick wall; I was quite sure he never visited any refectory or eating house;
while bis pale face clearly indicated that he never drank beer like Turkey, or
tea or coffee even, like other men; that he never went anywhere in particular
that I could learn; never went out for a walk, unless, indeed that was the case
at present (p. 78).
Quando finalmente Bartleby fa qualcosa e cioè commissiona a
Ginger Nut l'acquisto dei biscotti per la colazione, la scena resta invisibile
agli occhi dell'avvocato e quindi ai nostri:
...I noticed that Ginger Nut would
advance towards the opening in Bartleby's screen, as if silently beckoned
thither by a gesture invisible to me where I sat (p. 71).
Abbondano invece le descrizioni, ma
questa è la tecnica meno attendibile, perché ha funzione esplicativa e
interpretativa, ausiliaria della narrazione, e facilmente si presta alla
manipolazione più o meno consapevole del narratore. La descrizione di Bartleby
infatti ci viene continuamente data, ma, sin dalla sua apparizione sulla soglia
dell'ufficio, contiene sempre un giudizio dell'avvocato, il quale ci dice
piuttosto l'effetto che lo scrivano provoca in lui e non come è Bartleby, che
peraltro non viene descritto fisicamente:
In answer to my advertisement, a
motionless young man one morning stood upon my office threshold, the door being
open, for it was summer. I can see that figure now - pallidly neat, pitiably
respectable, incurably forlorn! It was Bartleby (p. 66).
Tra noi e Bartleby perciò c'è sempre la visione fortemente
condizionante dell'avvocato, e ciò fa parte di una strategia narrativa mirante
a presentarci Bartleby come enigma e a capovolgere il senso delle descrizioni,
che dunque più che a capire lo scrivano servono a capire il narratore.
Possiamo allora definire il tema del racconto: ciò che succede in una società
apparentemente ben ordinata e ancorata ai valori che si è scelti, quando
un'anomia inspiegabile viene improvvisamente a confrontarsi con essa,
suggerendo, con la sua sola presenza, la possibilità di un mondo di valori
diversi, e tuttavia impenetrabile e assurdo, la cui assurdità però si proietta,
proprio perché tale, come una minacciosa alternativa globale, altrettanto
coerentemente ostinata e compatta da non recedere di fronte alla morte. La vicenda
si può descrivere altrimenti come una lotta dell'avvocato con Bartleby, una
sorta di reciproca “lotta con l'angelo”, un reciproco tentativo di assimilare
l'estraneo, da cui entrambi escono sconfitti. Ma poiché il lettore vede i fatti
da un solo punto di vista e con esso è costretto ad allinearsi, dobbiamo dire
che si tratta del tentativo dell'avvocato di recuperare Bartleby alla
"normalità", che però ha come implicito risvolto il tentativo di
Bartleby, anch'esso fallito, di trasformare l'avvocato. In che modo non ci è
dato di sapere, data l'unilateralità della visione, e allora tanto vale
abbandonare l'impresa di spiegare "in positivo" Bartleby, che oltre
ad essere infruttuosa, sarebbe a sua volta il tentativo di recuperare lo
scrivano alla normalità del lettore, laddove, come si è visto, l'essenza di
Bartleby sta proprio nel non essere recuperabile, e l'unico atteggiamento
corretto nei suoi confronti è di accettarlo come enigma provocatorio e volgersi
alle reazioni che provoca.
A sostegno di questa interpretazione intendiamo esaminare il meccanismo
funzionale che sottende alla costruzione dell'intreccio, per far emergere con
chiarezza il disegno narrativo come organismo significante articolato di
rimandi fra ironia comica e ironia tragica. In esso distinguiamo sei fasi, che
tracciano un arco parabolico così delineato: 1) presentazione del narratore,
del suo ufficio e dei suoi dipendenti; 2) introduzione di Bartleby, suoi
rifiuti e reazione-accettazione dell’avvocato; 3) fase critica del conflitto
interiore dell'avvocato, che si risolve con la decisione di licenziare lo
scrivano; 4) resistenza attiva di Bartleby ai tentativi di allontanarlo; 5)
ripiegamento di tutto l'ufficio di fronte allo scrivano, che rimane padrone del
campo: l'avvocato fugge e si nasconde; 6) prigione e morte di Bartleby.
A prima vista emerge da questo svolgimento lo schema di una commedia ironica.
In essa un capro espiatorio viene espulso dalla società, ma la sproporzione fra
le sue presunte colpe e l'entità della vendetta sociale è tale che egli si
tramuta in una sorta di vittima sacrificale, i cui difetti e i cui limiti si
proiettano, come insufficienze e contraddizioni, sulla società che lo condanna.
Il fascino del racconto si accresce però del fatto che mentre il lettore tende
a spostare le sue simpatie dalla parte della vittima, appare sempre più
evidente che l'allontanamento è una scelta deliberata dello scrivano, ed è lui
che respinge la società, riequilibrando così il rapporto pietà-paura fra
vittima e carnefice.
Tuttavia Bartleby muore, le motivazioni della sua scelta restano inespresse, e
la vicenda è osservata dal punto di vista della società colpevolizzata. Da essa
il lettore può prendere le distanze, rilevandone i vizi nel comportamento
dell'avvocato, ma il rifiuto di Bartleby è così assoluto e definitivo da porci
il sospetto che egli, proprio per quell'enigmaticità che non offre alcuna
alternativa positiva con cui allinearci, debba essere il veicolo di una
negazione paradigmatica che, al di là della situazione storicamente determinata
espressa dalla società dell'avvocato, voglia riproporsi problematicamente come
spia dell'irrimediabile anche a noi. A questo punto la simpatia del lettore si
stempera in un senso di amarezza e frustrazione, e l'ironia prende una
direzione opposta, colorandosi di sfumature tragiche.
Il racconto inizia con la presentazione delle circostanze ambientali umane e
fisiche in cui Bartleby verrà ad inserirsi. Questa scelta viene giustificata
come "indispensable to an adequate understanding of the chief character
about to be presented " , ma è invece il pretesto per descrivere l'ufficio
e i suoi occupanti, che sono il vero oggetto della narrazione. Quattro
personaggi vengono presentati in ordine gerarchico: dopo il padrone,
"First, Turkey; second, Nippers; third, Ginger Nut". E anche questo
concorre a caratterizzare il narratore, che si può definire un perfetto esempio
di integrazione sociale, materiato di prudenza, conformismo e pudibonderia, un
tranquillo benpensante senza coraggio ne aspirazioni, con una consapevole
inclinazione al name-dropping e un'esplicita venerazione per il danaro e
i potenti. Egli rappresenta i valori che Bartleby verrà a negare con la sua
presenza e i suoi rifiuti, e se teniamo presente l'aspetto funzionale di questa
rappresentazione, comprendiamo che il trattamento caricaturale cui questo mondo
è sottoposto mediante l'ironia del self-betrayal, senza annullarne la
verosimiglianza, ne accentua però la funzione di polo negativo, con una
stilizzazione mirante ad accrescere l'esemplarità della storia.
Né possiamo meccanicamente dedurre che Bartleby sia portatore di valori opposti
e corrispondenti, quali generosità, spirito d'indipendenza, ampiezza di vedute,
profondità di sentimenti. Bartleby è semplicemente l'uomo-che-dice-di-no, ma in
questo modo pone nel cuore stesso della compiaciuta e gretta normalità
dell'avvocato il seme di un processo che, da un iniziale sbalordimento, giunge
alle soglie di una presa di coscienza, di fronte alla quale tuttavia, dopo una
crisi che costituisce la svolta decisiva del racconto, egli recede e inizia la
fuga.
Correlativo oggettivo della condizione spirituale del personaggio è l'aspetto
fisico dell'ambiente, un ufficio che l'avvocato stesso definisce
"deficient in what landscape painters calI 'life'". È dunque
un'immagine di non-vita, che si concentra in particolare nel muro su cui
Bartleby fisserà lo sguardo, come un segnale dell'angustia e della futilità
dell'esistenza. La descrizione ambientale s'inserisce nell'ordine di
presentazione dei personaggi fra il padrone e i suoi dipendenti, perché
rispecchia la personalità del primo e si impone sugli altri come parte del
condizionamento che l'organizzazione sociale impone gerarchicamente ai suoi
componenti, che nel caso specifico appaiono infatti, ciascuno a suo modo e
alternativamente, asserviti e turbolenti, vittime e velleitari ribelli alla
condizione alienata in cui sono costretti a vivere.
Turkey dimostra una rispettosità enfatica, che si sovrappone repressivamente a
un sottofondo di violenza mal controllata, che trapela dalle immagini
militaresche del suo linguaggio e periodicamente esplode nel turbinoso e
catastrofico gesticolare delle sue sterili crisi di rabbia. Nippers è invece
ambizioso, losco, vorace e irrequieto, non si adatta alla sua posizione (allo
scrittoio e nella società), ma non sa esattamente cosa vuole. La
complementarità dei due copisti stabilisce, oltre le loro diversità, un comune
destino alla loro velleitaria lotta con il sistema che li domina, e se da un
lato l'irrequietezza li distingue dal padrone, che li controlla con lo stesso
tollerante opportunismo con cui ha accettato il compromesso con la vita,
dall'altro li oppone a Bartleby, la cui estraneità è non meno priva di
emotività quanto irrinunciabile nella sua coerenza. Resta infine Ginger Nut, il
fattorino tuttofare, un ragazzo dodicenne che conserva elementi di innocenza e
non è stato ancora assimilato dall'atmosfera morale dell'ufficio. Infatti, sebbene
abbia un proprio banco, non lo usa molto e nei cassetti conserva gusci di noce,
che dimostrano come sia ancora attaccato ai giochi infantili; è inoltre colui
che tiene i contatti con l'esterno in occasione delle commissioni quotidiane,
ed è l'unico con cui Bartleby comunica. La presentazione dei personaggi è
aneddotica, e a conclusione della prima fase del racconto abbiamo l'ennesimo
aneddoto comico: il battibecco fra Turkey e l'avvocato, che illustra la
disposizione di quest'ultimo a ricercare comunque un compromesso pur di evitare
la responsabilità di una decisione, e ci prepara ai suoi progressivi cedimenti
di fronte alla disarmante ostinazione dello scrivano.
Il secondo segmento nello svolgimento dell'azione è quello che va
dall'apparizione di Bartleby alla provvisoria accettazione dei suoi rifiuti. La
sua assunzione viene accuratamente motivata, perché l'avvocato sente sempre il
dovere di giustificare ogni sua azione come una necessità imposta dalle
circostanze e allontanare il sospetto che possa trattarsi di una scelta
personale. Ciò che più lo spaventa è l'indipendenza; egli tende a figurarsi
piuttosto come ruota dell'ingranaggio sociale, per la funzione che svolge, per
le esigenze dell'ufficio, e mai come individuo che manifesti le sue preferenze
e la sua autonomia, e ciò è illuminante per interpretare il suo comportamento
allorché non oserà ricorrere alla forza per allontanare Bartleby. Questi viene
assunto, per il suo aspetto tranquillo, anche come elemento equilibratore fra
Turkey e Nippers, e dapprima svolge molto lavoro, ma ben presto inizia la serie
dei rifiuti, ciascuno dei quali in circostanze successive provoca reazioni
diverse, che servono a illustrare tutti gli aspetti della personalità del suo
interlocutore. Il quale sembra giungere, alla fine della seconda fase, ad
un'accettazione degli eventi che è l'ambiguo risultato di un precario
equilibrio fra un'effettiva curiosità per la stranezza della situazione, il che
comporta i primi sintomi della crisi che culminerà nella fase successiva, e una
provvisoria neutralizzazione della carica eversiva dello scrivano.
L 'episodio del primo rifiuto è preparato accuratamente; la scena viene vista
nei dettagli fino alla descrizione dell'avvocato che rimane col braccio teso
che porge a Bartleby la copia del documento da controllare: si crea così quel
clima di "natural expectancy" su cui far risaltare la sorpresa e la
sbalordita costernazione che seguono al rifiuto. A tal fine contribuisce anche
la grande quantità di lavoro svolta inizialmente da Bartleby, che nell'economia
generale del racconto costituisce un punto di partenza di massimo impegno dello
scrivano, che poi decresce progressivamente fino al totale rifiuto di ogni
attività, come in un diagramma in cui si disegni il decorso degli eventi, traccia
documentaria nella quale possiamo leggere l'andamento della lotta fra i
contendenti. Questa prima scena ha due soli attori, e l'opposizione
dell'eccitazione dell'uno alla calma dell'altro si aggiunge al gioco dei
contrasti che domina tutto l'episodio.
Nelle due occasioni successive vengono invece coinvolti tutti gli impiegati,
perché la tranquilla sicurezza con cui i rifiuti vengono espressi comincia ad
incrinare la compattezza dell'avvocato, che cerca conferma ai propri valori nei
collaboratori che li condividono. Nel rispetto dell'alternanza degli umori dei
due copisti, ciascuno di essi reagisce a suo modo a questo coinvolgimento.
Turkey, col suo temperamecnto violento, minaccia di aggredire Bartleby;
Nippers, nella sua voracità, pone l'accento sull'aspetto sindacale della
questione, e protesta per la parte di lavoro eseguita in più. Il narratore,
sconcertato, cerca di convincere Bartleby in nome del buon senso, della logica
e della razionalità del sistema su cui si fonda l'esistenza dell'ufficio e della
società che esso rappresenta:
It is labor saving to you, because one
examination will answer for your four papers. It is common usage. Every copyist
is bound to help examine his copy. Is it not so? (p. 70).
Egli d'altronde percepisce che Bartleby deve avere un motivo
importante per opporsi, e la stranezza dell'avvenimento è tale da insinuare il
dubbio sulla ragionevolezza delle sue convinzioni; si rivela così l'inaspettata
efficacia iconoclastica della tattica dello scrivano:
...when a man is browbeaten in some
unprecedented and violently unreasonable way, he begins to stagger in his own
plainest faith. he begins, as it
w ere, vaguely to surmise that, wonderful as it may be, alI the justice and alI
the reason is on the other side (p. 70).
Allarmato dagli avvenimenti, il narratore è indotto ad una
accurata osservazione di Bartleby e ad inaspettate riflessioni, che penetrano
al fondo dei suoi pregiudizi. Ciò che sta accadendo contraddice, per esempio,
la sua filosofia positivista secondo cui l'uomo è ciò che mangia, e questa
considerazione, con semiconsapevole ironia, viene fantasticata come una
volontaria opposizione fisiologica, espressa da Bartleby con la sua tipica
formula verbale:
Was BartIeby hot and spicy? Not at all.
Ginger, then, had no effect upon BartIeby. ProbabIy he preferred it shouId have
none (p. 72).
In questa riflessione cogliamo già il germe della
contaminazione linguistica che dilagherà più oltre. Ma i tratti profondi della
natura del narratore appaiono ancor meglio quando egli, volgendo a proprio
vantaggio le mosse stesse dell'avversario, riesce a trarre qualche profitto
dalla situazione. Ad esempio lucra indulgenza, trasformando la sua indecisione
in opere che gli acquistino meriti, se non in cielo, almeno presso la propria
coscienza:
Yes. Here I can cheaply purchase a
delicious seIf-approval. To befriend Bartleby; to humor him in his strange
willfulness, will cost me little or nothing, while I lay up in my soul what
will eventually prove a sweet morsel for my conscience (p. 72).
Opera qui il meccanismo dello scambio commerciale applicato
alla morale: come ottenere la maggior quantità possibile di benemerenze in
cambio della minor quantità di fastidi. Bartleby viene perciò strumentalizzato
dall'avvocato, che lo usa per i suoi vizi spirituali: viene utilizzato come
fonte di compensazioni gratificanti per la propria coscienza, ma non mancano le
occasioni in cui egli dà sfogo ad altri impulsi, sadici e masochistici. Gli uni
si manifestano nel bisogno di tormentare Bartleby con sempre nuove richieste:
" I felt strangely goaded on to encounter him in new opposition..." e
"one afternon the evil impulse in me mastered me..." Gli altri
trasformano queste richieste in pretesti per ottenere la perversa soddisfazione
di essere disubbidito: “I felt additional incentives tempting me to my fate. I
burned to be rebelled against again”. E ancora:
Was there any other thing in which I
could procure myself to be ignominiously repulsed by this lean, penniless wight?
– my hired clerk? What added thing is here, perfectly reasonable, that he will
be sure to refuse to do? (pp.73-4).
A questo punto il narratore, perso ogni freno, vive
all’interno di un ego trip masochistico che assume i contorni magici e
surreali della favola:
Like a very ghost, agreeably to the laws
of magical invocation, at the third summons, he appeared at the entrance of his
hermitage (p.74)
Un’esclamazione soddisfatta sigilla
infatti la serie dei primi cinque rifiuti (gli ultimi due freneticamente
provocati), anche se si tenta di farla passare come minaccia espressa in forma
di ironia:
Very good Bartleby” said I, in a quiet
sort of serenely-severe self-possessed tone, intimating the unalterable purpose
of some terrible retribution very close at hand (p.74).
Questa fase narrativa si conclude con un
commento che ha il tono di un bollettino di guerra che descrive la situazione
di tregua cui sono giunte le ostilità: d’ora in poi “it was generally
understood that he would ‘prefer not to’ ”, e se pure Bartleby viene ancora
sollecitato ad effettuare la benché minima operazione al di fuori della
copiatura, ciò avviene solo per inavvertenza. È questo un momento in cui
l'avvocato sembra avere la meglio nella lotta con Bartleby; ha trovato per lui
un'eccitante collocazione nel sistema della sua vita, dando prova di quelle
capacità di adattamento e assimilazione già sperimentate con Turkey e Nippers,
opponendo alla passività disarmante dello scrivano la forza altrettanto
disarmante della tolleranza repressiva.
Peraltro tutte le fasi della lotta hanno
sempre una doppia natura di vittoria e sconfitta. Bartleby riesce a introdursi
e a installarsi nell'ufficio, imponendo i suoi rifiuti all'avversario, ma
questi ne neutralizza gli effetti eversivi con una risistemazione del proprio
mondo economico e affettivo, facendolo oggetto di un sentimento misto di odio e
amore: " Sometimes, to be sure, I could not, for the very soul of me,
avoid falling into sudden spasmodic passions with him ". Allo stesso modo
quando, di fronte alla resistenza dello scrivano ai tentativi di allontanarlo,
l'ufficio intero sarà costretto a ritirarsi, lasciandolo padrone del campo,
questo distacco sarà per l'avvocato un cedimento, che gli concede però di
sottrarsi alla visione insopportabile del verso negativo dell'esistenza, di cui
Bartleby è diventato ai suoi occhi la prova.
Questo valore di Bartleby come epifania dell'altra faccia della realtà si
manifesta nella terza fase del racconto, con una classica agnizione, che smuove
l'intreccio dalla stasi cui era giunto in seguito alla temporanea risoluzione
delle tensioni. Il fatto nuovo che rimette in moto la vicenda è la scoperta che
Bartleby vive perennemente in ufficio. L'evento era stato anticipato da indizi
disseminati nei precedenti commenti dell'avvocato, come l'osservazione in
corsivo" he was always there", e ha un esplicito antecedente
preparatorio nell'intero paragrafo riguardante lo smarrimento della chiave. Per
l'avvocato la scoperta si concretizza innanzitutto in un ennesimo rifiuto opposto
da Bartleby, quello di farlo entrare; il suo pensiero formula ipotesi
banalmente moralistiche: la possibile nudità di Bartleby o la violazione del
precetto del riposo festivo. Quando finalmente può penetrare nei locali
deserti, in una città deserta, Bartleby è sparito, ed egli stesso, di fronte ai
resti della permanenza dello scrivano, ne sperimenta la solitudine: "His
poverty is great; but his solitude, how horrible! "
Siamo al centro del racconto e al culmine della parabola narrativa; i fermenti
del dubbio giungono alla fase critica, producendo una violenta perturbazione
dell'animo, che sembra preludere ad una mutazione profonda:
For the first time in my life a feeling
of over-powering stinging melancholy seized me. Before, I had never experienced
aught but a not unpleasing sadness. The bond of a common humanity now drew me
irresistibly to gloom. A fraternal melancholy! For both I and Bartleby were
sons of Adam (p. 77).
Questa rivelazione dà una svolta alla trama e l'avvia a
soluzione, ma all'agnizione segue la peripezia, che ne complica
problematicamente l'esito. La scoperta, nei cassetti della scrivania, del
danaro di Bartleby legato in un fazzoletto, produce una rottura nella
sensibilità del narratore, e mette in moto un processo di ricostruzione della
figura dello scrivano che perviene ad un ribaltamento delle attese:
"revolving all these things, a prudential feeling began to steal over
me". Il buon senso fa aggio sul sentimento di fratellanza, la pietà si
volge in repulsione, la malinconia in paura. Proprio quando è più vicino alla
verità, l'avvocato non riesce a superare la barriera dell'egoismo, perché la
trasformazione stava per attuarsi contro la sua stessa natura, ed ora ci appare
chiaro il senso delle parole con cui gli aveva descritto l'effetto provocato in
lui dallo scrivano:
Indeed it was his wonderful mildness
chiefly, which not only disarmed me, but unmanned me as it were. For I consider
that one, for the time, is a sort of unmanned when he tranquilly permits his
hired clerk to dictate to him, and order him away from bis own premises (p.
76).
Funzionalmente la ragione del capovolgimento è che Bartleby
non conta per sé, ma come pietra di paragone: nella visione della solitudine
dello scrivano l'avvocato prende coscienza della propria impotenza; la pietà
per Bartleby è pietà di sé, autocoscienza della propria incapacità a
raggiungere la zona della salvezza, proiettata nello scrivano come male
organico e irrimediabile:
What I saw that morning persuaded me that
the scrivener was the victim of innate and incurable disorder. I might give
alms to bis body; but bis soul I could not reach (p. 79).
Con la decisione di liberarsi dello scrivano inizia la curva
discendente della vicenda: riprende la lotta, in una fase corrispondente e
opposta a quella in cui Bartleby ha imposto i suoi rifiuti. Ma la decisione ha
una conseguenza immediata: l'avvocato non se la sente di andare in chiesa,
perché ciò che ha visto è la prova di una sconnessione insanabile nell'ordine
ideologico che egli imponeva sulla realtà. Di fronte alla visione del male
incurabile, l'ottimismo di ogni concezione provvidenziale dell'esistenza è
scosso, e perde ogni senso la pratica rituale della fede: "the things I
had seen disqualified me for the time from church going". Di fronte alla
visione della vita come tragedia, è sfumata la fede nell'esito necessariamente
comico che la religione cristiana pone al termine dell'itinerario mondano
dell'uomo. Questa condizione di responsabilità esistenziale, al di fuori di
ogni protezione metafisica in cui l'avvocato è precipitato, è proprio ciò che
egli non può sopportare, ed è la motivazione profonda che lo spinge ad
eliminare Bartleby dalla sua vita.
È facile ricordare qui “The Lee Shore”, il capitolo 23 di Moby-Dick, dove,
nell'elogio della landlessness, si fa l'elogio dello sforzo intrepido
dell'anima che accetta di vivere al di fuori della protezione apparentemente
misericordiosa delle certezze della terra, a contatto con la visione delle
verità insopportabili all'uomo. L'avvocato è uomo ben ancorato in fondo al
porto, e accettare Bartleby sarebbe come scegliere l'indipendenza della landlessness,
cosa di cui è incapace. Tuttavia egli per un attimo ha percepito il senso
del suo rapporto con Bartleby, e se la paura a lui connaturata ha soffocato
l'impulso della generosità e il sentimento di fratellanza con lo scrivano[iii],
resta in lui un senso di prostrazione morale che gli impedisce di attuare
risolutamente la decisione presa. Certamente ciò è dovuto anche alla sua abituale
irresolutezza, ma è pur vero che vi è ora nel suo atteggiamento una particolare
mitezza e sofferenza, e manca quell' "evil impulse" che prima lo
spingeva a tormentare lo scrivano. Sembra che, al di là del bisogno di
risolvere senza rotture violente la questione, vi sia un effettivo bisogno di
non sentirsi respinto, una sincera mortificazione per la sorte di entrambi:
Mortified as I was at this behavior, and
resolved as I had been to dismiss him when I entered my office, nevertheless I
strangely felt something superstitious knocking at my heart, and forbidding me
to carry out my purpose, and denouncing me for a villain if I dared to breathe
one bitter word against this forlornest of mankind (p. 80).
Qui l'avvocato percepisce le colpe di tutti verso Bartleby;
di fronte all'isolamento del capro espiatorio la società percepisce le proprie
responsabilità, ed è a questo punto che il distacco fra autore e narratore
viene meno, l'ironia si è esaurita e viviamo il travaglio interiore del
narratore più da vicino, la nostra simpatia si distribuisce più equamente fra i
due contendenti.
Tanto più che ora l'iniziativa della lotta passa a Bartleby, che rivela
inaspettate capacità reattive e pone in opera varie misure. La più evidente è
l'affezione linguistica che si trasmette agli altri occupanti dell'ufficio.
Turkey e Nippers, come al solito alternativamente, s'intromettono ora di
propria iniziativa fra i due interlocutori, usando anch'essi, dopo il loro
principale, il verbo "prefer", dapprima intenzionalmente, per fare il
verso a Bartleby, ma poi, in un crescendo esilarante, sempre più frequentemente
e inavvertitamente. Ciò non sfugge invece al narratore, che ne è vieppiù
spaventato, traendo da ciò nuovi proponimenti di liberarsi di Bartleby, poiché
è sempre la paura che lo spinge alle decisioni:
Somehow, of late, I had got into the way
of involuntarily using the word "prefer" upon alI sorts of not
exactly suitable occasions. And I trembled to think that my contact with the
scrivener had already and seriously affected me in a mental way. And what
further and deeper aberration might it not yet produce? This apprehension had
not been without efficacy in determining me to summary measures (p. 81),
Come
abbiamo visto è la paura di essere trasformato, di essere tratto fuori dai
compromessi su cui posa la sua tranquillità, e tuttavia egli non può fare a
meno di subire l'influenza dello scrivano; ma quanto più se ne sente attratto,
tanto più si spaventa, e ciò affretta l'evoluzione della vicenda verso
l'allontanamento definitivo.
La resistenza attiva di Bartleby si manifesta anche nel
fatto che egli risponde ora con frasi complete, che non si limitano alla
negazione, ma ribattono l'intera domanda del suo interlocutore: “At present I
prefer to give no answer”, oppure: “At
present I would prefer not to be a little reasonable”, e prende persino
l'iniziativa di espellere dal suo cantuccio dietro il paravento l'avvocato e i
suoi impiegati, quando essi si intromettono, prima a parole e poi fisicamente,
nel suo rifugio: “ 'I would prefer to be left alone', said Bartleby, as if
offended at being mobbed in his privacy”. Infine egli rifiuta definitivamente
ogni lavoro, e rimane permanentemente immobile a fissare il muro cieco.
La strategia dell'avvocato sembra a questo punto far ricorso a metodi
intellettualmente più sofisticati dei semplici richiami al buon senso e
all'evidenza, esponendo così le risorse del suo retroterra culturale. Sono gli
ultimi episodi caricaturali, elaborati per mezzo della tecnica del self-betrayal,
peraltro candidamente riconosciuti come tentativi infruttuosi e maldestri
dal narratore stesso, il che ne attenua l'efficacia satirica, per restituirci
la figura dell'avvocato in una dimensione più ingenuamente esposta nella nostra
divertita commiserazione che al nostro disprezzo.
Il primo esempio si ha quando, al rifiuto dello scrivano di andarsene, egli dà
per inteso che Bartleby lasci l'ufficio, illudendosi sull'efficacia, diciamo
così, “estetica” del suo calmo, e perciò elegante, discorso di congedo:
Without
loudly bidding Bartleby depart - as an inferior genius might have done - I assumed
the ground that depart he must; and upon that assumption built all I had to
say. The more I thought over my procedure, the more I was charmed with it.
Nevertheless, next morning, upon awakening, I had my doubts - I had somehow
slept off the fumes of vanity. One of the coolest and wisest hours a man has,
is just after he awakes in the moming. My procedure seemed as sagacious as ever
- but only in theory. How it would prove in practice - there was the rub (p.
85).
Sembra la presa in giro di ogni soggettivismo idealistico, o
più genericamente di ogni atteggiamento teorizzante che non voglia tener conto
dei dati di fatto dell'esperienza. Neanche dopo aver scoperto che Bartleby è
rimasto, ignorando le sue supposizioni, egli rinuncia alle elucubrazioni
intorno alla possibile applicazione pratica della dottrina dei presupposti, e
quando infine ne riconosce l'inefficacia, trova una nuova scappatoia
idealistica nell'immaginazione:
I tried to fancy, that in the course of
the morning, at such time as might prove agreeable to him, Bartleby, of his own
free accord, would emerge from his hermitage and take up some decided line of
march in the direction of the door. But no. Half-past twelve o'clock came...
and Bartleby remained standing at his window in one of his profoundest
dead-wall reveries (p. 88).
In questo svolgimento sono intercalati alcuni episodi a cui
il narratore si richiama per portare esempi a testimonianza o a giustificazione
della sua tensione e della sua saggezza. L'episodio della scommessa è un vero e
proprio caso di pathetic fallacy, che coinvolge tutta la città
nell'apprensione per l'esito del tentativo di liberarsi di Bartleby con la
teoria dei presupposti. Altro episodio ricordato è quello del delitto
Colt-Adams, esempio di un destino negativo, al quale egli sa saggiamente
sottrarsi ricorrendo alla carità cristiana, che viene però ridotta a principio
di prudenza e autodifesa:
Aside from higher considerations, charity
often operates as a vastly wise and prudent principle - a great safeguard to
its possessor. (...) Mere self-interest, then, if no better motive can be
enlisted, should, especially with high-tempered men, prompt all beings to
charity and philanthropy (p. 88).
Ci avviamo così a una nuova tregua e a
una nuova rassegnazione, sebbene lo scrivano rimanga ormai perennemente assorto
e inoperoso, come un mobile in più nell'ufficio. L 'ultima risorsa, che offre
all'avvocato la più nobile delle motivazioni per accettare ancora una volta il
compromesso, è la lettura di due libri di meditazioni teologiche sul libero
arbitrio. Le osservazioni dottrinali intorno alla volontà e alla necessità,
poli fra i quali si dibatte la determinazione delle azioni umane, gli permettono
il ricorso alla dottrina della predestinazione. Bartleby gli era predestinato
dalla Provvidenza per i suoi misteriosi e imperscrutabili fini, e in questo
modo vi e anche un recupero di credibilità religiosa: " At last I see it,
I feel it! I penetrate to the predestined purpose of my life. I am
content". Ancora una volta tutto si è capovolto; da spia di una realtà
scandalosa Bartleby si trasforma in segno visibile del raggiungimento della
propria missione spirituale: è quasi un segno di santità.[iv]
È la satira di Melville alla degradazione dello spirito puritano, e qui in
particolare della dottrina della conversione e della chiesa visibile.
A ben vedere nella vigliaccheria del narratore vi è dell'eroismo, o per lo meno
una ostinata capacità di escogitare efficaci giustificazioni. Ma il nuovo
equilibrio non può reggere a lungo; questa volta sono le pressioni sociali
esterne a insinuare nuova paura nell'avvocato e a precipitare la soluzione. I
suoi colleghi non possono fare a meno di notare la strana e inoperosa presenza
di Bartleby, e di fronte alla minaccia di veder rovinata la sua reputazione
professionale, non vi è segno della Provvidenza che tenga: l'alternativa fra
gli interessi pratici e la fedeltà alla missione predestinatagli, di cui poco
prima aveva raggiunto la felice consapevolezza, non si pone nemmeno. La sua
immaginazione galoppa fino a concepire un esito catastrofico degli eventi, in
cui Bartleby si impossessa dell'ufficio per diritto di usucapione: ecco dunque
una ragione concreta che spiega, forse meglio di altre, perché l'ufficio intero
si sottragga alla presenza dello scrivano. Ma come si è detto ogni soluzione è
a doppio taglio, i sentimenti dell'avvocato sono effettivamente divisi: la
pietà per lo scrivano è ridotta ormai al rifiuto di cacciarlo con le proprie
mani e tuttavia è deciso a farlo; al momento del congedo soffre sinceramente
per il distacco, ma subito teme di veder ricomparire Bartleby nel nuovo
ufficio; poiché ciò non succede rispunta in lui l'impulso caritatevole e vuol
tornare a vedere lo scrivano, ma infine non lo fa. Anche se la paura prevale,
pietà e paura coesistono in un convulso gioco di alternative che si protrae
sino all'ultimo.
Questa quinta fase del racconto è infatti un seguito frenetico di mosse, sempre
sotto la pressione, amplificata dalla paura, di interventi esterni, a cui
l'avvocato è particolarmente sensibile. La questione si trasforma in incubo e
Bartleby in una presenza spettrale che continua a perseguitarlo per interposta
persona: è il nuovo inquilino che si presenta a lamentarsi, e poi tutti gli
abitanti del palazzo. È costretto così ad un colloquio nel quale Bartleby
mostra un'insolita loquacità, il cui fine sembra però solo la presa in giro del
suo interlocutore, spinto prima all'esasperazione, e quindi, con un
capovolgimento che non dovrebbe ormai sorprenderci, indotto alla sua proposta
più generosa, quella di tenere con se lo scrivano, non in ufficio, ma nella
propria casa. A questo punto i ruoli fra vittima e carnefice si sono invertiti:
è Bartleby che respinge la società del narratore ormai nevrotizzato e indotto
alla fuga.
L'avvocato rimane nascosto per alcuni giorni e così il distacco si compie, la
lotta è terminata. Nell'ultimo colloquio in prigione sentiamo fra i due una
distanza abissale che, per contrasto, evidenzia il legame che la lotta stessa
stabiliva fra loro finche si fronteggiavano nella contesa. Il clima del
racconto diventa disperato e l'effetto che si produce nel lettore è l'incredula
amarezza che segue al finale tragico di un'opera che all'inizio pareva potesse
assumere un andamento comico.
La sesta e ultima parte del racconto comprende il trasferimento di Bartleby
alla prigione chiamata le Tombe, la visita dell'avvocato, che ha con lui
l'ultimo colloquio, infine la morte dello scrivano e un'appendice che fornisce
un tentativo di spiegazione postuma. Gli elementi comici sono polarizzati nella
figura del grubman, perché non più compatibili coi ruoli estremamente
seri che giocano ormai i due protagonisti. L'ultimo colloquio è lo smascheramento
della vera natura del rapporto che, dopo lunghi tentennamenti fra compassione e
paura, fra attrazione e repulsione, è giunto al chiarimento decisivo.
Ora Bartleby manifesta, e per la prima volta con due i frasi decisamente positive,
la sua piena consapevolezza della situazione, sia riguardo all'avvocato:
"I know you", sia riguardo a se stesso: "I know where I
am", laddove l'avvocato si affanna a negare l'evidenza, con una sequela di
frasi negative che sembrano voler rigettare in faccia allo scrivano tutte le
negazioni subite:
"It was not I that brought you here,
Bartleby", said I, keenly pained at his implied suspicion. "And to
you, this should not be so vile a place. Nothing reproachful attaches to you by
being here. And see, it is not so sad a place as one might think. Look, there
is the sky, and here is the grass".
"l
know where I am", he replied, but would say nothing more, and so I Ieft
him. (p. 96 )
La situazione è angosciosa, ed è stato detto che in questa
scena Bartleby sia Cristo, rinnegato da Pietro nel cortile di Pilato.[v]
Ora più che un'intenzionale raffigurazione di Cristo da parte di Melville,
occorre invece riconoscere che ciò che è comune alla figura di Cristo e a
quella di Bartleby, e che permette di ipotizzare tale cor- rispondenza, è il
carattere archetipico di vittima sacrificale innocente che sottende al ruolo
che entrambi vengono ad un certo punto ad assumere nelle rispettive sto- rie, e
che per Bartleby risalta a questo punto allorché la sua innocenza si staglia
sullo sfondo di una folla di ladri e assassini che l'avvocato immagina
circondino il cortile dove lo scrivano si è ritirato:
And
so I found him there, standing all alone in the quietest of the yards, his face
towards a high wall, while alI around, from the narrow slits of the jail
windows, I thought I saw peering out upon him the eyes of murderers and thieves
(p. 96 ).
Come per Cristo la morte di Bartleby ha inoltre un doppio
significato: è sacrificio e insieme scelta volontaria, che si attua, di nuovo,
con un rifiuto. Il rifiuto di mangiare, che è atto fisiologico elementare
connesso agli aspetti di segno positivo della vita, e convenzionalmente legato
alla rappresentazione comica o addirittura farsesca della realtà, come del
resto si intravede dalla caratterizzazione del grubman.
Costui crede che Bartleby sia un falsario: è una sorta di accusa di essere
un uomo falso, e invece, nonostante il suo mistero, lo scrivano è portatore di
verità. La sua morte è l'estrema difesa di una diversità di cui ignoriamo
tutto, ma che fa sì che per tutto il racconto l'avvocato sveli le pieghe di una
personalità che, nell'egoismo, nell'ipocrisia morale, nell'astrusità delle
teorie e delle idee, nella degradazione dei valori religiosi di fronte agli
interessi economici, è l'immagine della società che l'esprime.
Né riteniamo che l'appendice possa o voglia essere una spiegazione diversa del
racconto. Essa fornisce un elemento di prova che conferma quanto di Bartleby si
è detto come evidenza negativa con cui misurarsi, spia dell'assurdo che
circonda l'esistenza, esemplificato dalle lettere inesitate, intenzioni di vita
che si perdono nella morte.
Resta ancora però una circostanza significativa nella narrazione della morte di
Bartleby, ed è che essa viene scoperta in un cortile che nel cuore delle Tombe
ha una particolare connotazione:
The yard was entirely quiet. It was not accessible to the
common prisoners. The surrounding walls, of amazing thickness, kept off all
sounds behind them. The Egyptian character of the masonry weighed upon me with
its gloom. But a soft imprisoned turf grew under foot. The heart of the eternal
pyramids, it seemed, wherein, by some strange magic, through the clefts,
grass-seed, dropped by birds, had sprung (p. 98).
La piramide è una delle immagini
ossessive di Melville[vi],
ed è veicolo di un simbolismo multiforme; qui è la rappresentazione di una
massa arida, nel cuore della quale fiorisce tuttavia, imprigionata, una zolla
d'erba ove giace il corpo di Bartleby. È facile identificare nell'avvocato e
nel mondo che egli rappresenta l'arida massa della piramide, e in Bartleby
un'isola di fertilità; e dunque lo scrivano appare muto e inaccessibile perché
il suo messaggio è imprigionato da "surrounding walls", dove "he
seemed profoundly sleeping". Sappiamo anche che Melville era stato molto
impressionato dalla notizia che dei semi, ritrovati all'interno di una
piramide, erano stati piantati dopo migliaia d'anni in Inghilterra e avevano
germogliato.[vii] Questa è
forse la sorte che si prefigura per Bartleby, messaggio prematuro e perciò
incomprensibile ai contemporanei, sepolto in attesa di tempi più propizi. Se
Bartleby muore, ciò che resta è il racconto di lui sepolto nel cuore
dell'avvocato, piramide arida e tuttavia capace di custodirlo perché altri lo
riceva e lo comprenda attraverso la sua narrazione.
E questa è stata anche la sorte della narrativa di Melville; perciò più che
trarre dal racconto un'indicazione biografica che veda nel rifiuto dello
scrivano il rifiuto di Melville di continuare a scrivere per l'incomprensione
dei contemporanei, ci sembra di poter cogliere in quest'ultima circostanza del
racconto la consapevolezza e la profezia delle vicende della sua fortuna
critica. Possiamo infine, alla luce di questi dati, tentare di collocare i due
protagonisti del racconto all'interno di una configurazione interpretativa di
natura sociologica, in cui l'avvocato viene ad essere il portatore della fede
ottimistica di una borghesia che ha assolto a una funzione sociale autentica e
crede ancora di assicurare con la sua azione il progresso dell'umanità, laddove
lo scrivano ne svela invece l'ideologia divenuta ormai conservatrice, e si fa
portavoce di un pessimismo prodotto dalla consapevolezza dell'insufficienza
dell'individualismo e del capitalismo per risolvere i problemi economici,
politici e sociali che nel frattempo la borghesia stessa ha creato. A questo
punto però Melville, come Bartleby, non è capito, è ancora un eccentrico e un
isolato; solo più tardi, nel '900, la fase di declino più evi- dente della
borghesia farà di lui un grande personaggio letterario riconosciuto.
Note
* Dalla vasta bibliografia su "Bartleby" segnaliamo: Bartleby, the
Scrivener: The Melville Annual 1965, edited by Howard P. Vincent, Kent, Ohio,
1966, che contiene i contributi di Henry
Murray, Walter Aschaffenburg, Jay Leyda, George Bluestone, John Haag,
Maurice Friedman A.W. Plumstead, Marjorie Dew, Nilliam Bysshe Stein, Mario L.
D'Avanzo e Donald M. Fiene; Max Bense, "OsservazIoni metafisiche su
Bartelby e K.", Aesthetica, Baden-Baden, 1965, trad. it. Milano,
1974; R. Bruce Bickley, Jr., The Method of Melville's Short Fiction, Durham,
N.C., 1975; Marvin Fisher, Going Under: Melville Short Fiction and the
.4merican 1850s, Baton Rouge and London 1977; Mary-Madeleine Gina Ridille, Herman
Melville's Piazza Toles. A Profetic Vision, Goetberg, 1985.
[i] H. Melville, Billy Budd, Sailor & Other Stories, H. Beaver ed., Penguin Books, Harmondsworth 1970, p. 59. D'ora in poi le citazioni si intendono riferite a questa edizione.
[ii] G. Genette, "Frontiere del racconto" in AA.W., L'analisi del racconto, Milano 1969; ora anche in G. Genette, Figure II, Torino 1972.
[iii] Una diversa interpretazione di questo punto è offerta da R.W.B. Lewis in "Melville after Moby-Dick", in Trials of the Word, New Haven-London 1966 (1965), p. 46, secondo il quale "The story's mild paradox is that it is the narrator's failure to make contact with Bartleby that leads him to a sense of common humanity ", laddove ci sembra che accada l'opposto: è il timore di ciò a cui potrebbe condurlo questo nuovo sentimento di fraternità che impedisce all'avvocato di comunicare con Bartleby.
[iv] L'elemento di interiorità più radicato dello spirito puritano è il principio della conversione (come Paolo a Damasco), che dava anche una missione pratica. La conversione, sebbene collocata in un momento preciso, era però il risultato di una lunga auto-analisi. La fede era un impegno di rinnovamento in cui è fondamentale un fatto esistenziale immeritato e puramente opera della divinità attraverso la grazia. Cfr. S.E. Ahlstrom, A Religious History of the American People, New Haven-London 1974 (1972); in particolare il cap. 8, "The Rise & Flowering of the Puritan Spirit".
[v]Gabriele Baldini, Melville o le ambiguità, Milano-Napoli, 1952, p. 148.
[vi] .Per una trattazione del simbolismo delle piramidi, in particolare in Moby-Dick, vedi R. Zoellner, The Salt-Sea Mastodon, Berkeley-L.A. 1973.
[vii] The Letters of H.M., M.R. Davis & W.H. Gilman eds., New Haven 1960, pp. 126-131.