PRINCIPI DI UNA TEORIA DEI GENERI FORMULAICI

GOTICO, WESTERN, GIALLO, PORNOGRAFIA, ECC.

 

 

 

 

 

15. Romanzo nero e romanzo criminale

 

Il giallo d'azione confina e talvolta si sovrappone marginalmente al romanzo nero, che a sua volta occupa una posizione limitrofa al vero e proprio romanzo criminale. Il romanzo nero è quello dove non vi è una precisa distinzione tra vittime indagatori e indagati, tra buoni e cattivi. I protagonisti non sono necessariamente poliziotti, né pubblici né privati, ma spesso persone qualsiasi, spinte dal caso o da circostanze più o meno prevedibili ad ingegnarsi come detective per uscire da una situazione pericolosa. Perciò tutti sono più o meno coinvolti nei comportamenti delittuosi, e alla fine nessuno o quasi si salva, sia in senso letterale, sia in senso morale. 

 

Noi possiamo ammirare il loro coraggio o la loro coerenza, ma non vi è un personaggio dal punto di vista del quale il lettore può porsi in una posizione etica. L'atmosfera morale è quindi molto cupa, e il conflitto si svolge fra individui che finiscono tutti per infrangere la legge o addirittura fra criminali, e se vi è un poliziotto sarà anch'egli improponibile come modello etico, perché anch’egli sleale, brutale o corrotto.

 

Il romanzo nero confina col genere criminale, anzi sulla base di un incremento graduale di corruzione dell'ambiente si può elaborare una progressione lineare, dal giallo di indagine, dove l'ambiente, sistematicamente sano, viene per un attimo minacciato dal delitto, al giallo dazione, dove il territorio è conteso tra i corrotti e la società legale, al romanzo nero, dove anche gli onesti finiscono per essere coinvolti nel crimine, al romanzo criminale vero e proprio, dove la criminalità è protagonista.

 

Il romanzo criminale comprende a sua volta una gamma di sfumature tematiche.  Da un lato abbiamo una tradizione che risale a Robin Hood e ai fuorilegge di carattere sociale con risvolti rivoluzionari, dai fuorusciti scespiriani di The Two Gentlemen of Verona fino ai Masnadieri di Schiller, che tendono quindi a giusti­ficarsi sulla base di modelli di giustizia alternativi.  Un residuo apologetico di questo tipo si coglie ancora in storie come quella del Padrino, dove la società mafiosa è descritta dall'interno, dando così voce alle sue pretese di proporsi come entità sostitutiva dello stato. È ciò che si apprende nella scena iniziale del film quando la funzione sociale della famiglia mafiosa è messa in evidenza dai postulanti che vanno a chiedere al padrino quella giustizia che non sono riusciti ad ottenere dai tribunali.

 

Dall'altro lato abbiamo le storie assolutamente amorali come i fumetti di Diabolik. Tra questi due estremi si situano vari tipi di storie: quelle ad esempio che propongono come eroe il ladro più o meno gentiluomo, come Arsenio Lupin, Raffles e Fantomas, ai quali si attribuiscono alcune delle caratteristiche ludico-estetiche del dandy che avevamo già individuato nel detective di­lettante. 

 

Vi sono poi le storie di gangster come Little Caesar o Scarface con una trama biografica che narra l'ascesa e caduta del Napoleone dei crimine.  I precur­sori di questo genere sono le vite dei criminali raccolte nel Newsgate Calender londinese tra il ‘600 e il ‘700 (John Cawelti, Adventure, Mystery and Romance, Chicago, 1976), il cui scopo dichiarato è un avvertimento etico-religioso riguardante il trionfo ultimo della giustizia divina, che però è molto concreta e terrena. In queste storie non manca infatti una sfumatura dì macabro compiacimento, che sopravvive anche nelle storie di gangster, per la narrazione di delitti efferati e di esemplari impiccagioni. La spettacolarità qui è data infatti dalla cattiveria uma­na e dalla sua cruenta e altrettanto efferata retribuzione.

 

 

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