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  4. Le straordinarie capacità magico-energetiche dell'arte
 
(Leonardo Terzo, 20 agosto 2001)

 

Dagli scritti  di vari critici si apprende  come il lavoro artistico  sui materiali: “dal carbone all’acetilene, dal sacco al mobile, dal gesso al legno,  dall’acciaio alla pietra”, sia un  processo d'approfondimento oltre (sotto, dietro) l’astrazione, in varie determinazioni meta-estetiche. Si valorizza il supporto e il mezzo (estetica dei media), o il contesto che contiene l’operare dell’artista (critica culturale) e le condizioni che ne consentono non solo il lavoro, ma la sussistenza stessa, quotidiana, sociale, animale (cultura materiale). 

Queste condizioni sono additate come il nuovo significato dell’arte. Sennonché le condizioni, per loro natura, sono generali e comuni a tutti gli artisti, e anche ai non artisti. La regressione contestuale sembra dunque significare ciò che sanno tutti, evidenziare ciò che appartiene al vissuto di ognuno e che pare già ovvio al cittadino comune, ed ancor più evidente, in termini di enunciati tecnico-intellettuali, al sociologo, all’ingegnere, al geologo, all’astronomo. 

Se l’artista regredisce ad evidenziatore del noto, la sua creazione equivale alla pretesa di appropriarsi di ciò che è di tutti, sovrapponendovi un logo che gli permette di rivenderlo a caro prezzo agli investitori istituzionali, cioè ai funzionari di istituzioni auto-promozionali e, di rimbalzo, ad investitori finanziari che tesaurizzano allo stesso tempo sul mercato dell’arte e sulla scena del prestigio culturale.

A questo punto scatta infatti, per distinguersi dall’ovvio, il balzo ermeneutico della critica d’arte, coincidente o collusa col mercato, per attribuire alla materia installata “l’identità metafisica” più inattesa, o la “ritualità laica” più disparata, o l’intenzionalità “sovratemporale” più arbitraria. L’effetto finale distilla un “esserci critico e radicale” nei confronti di chi trascura “le straordinarie capacità magico-energetiche dell’arte”.

Le straordinarie capacità magico-energetiche dell’arte infatti vendono molto bene. Ma un’osservazione metacritica non deve soffermarsi nella deplorazione etica, quanto osservare e saper leggere in questa situazione il fatto che la creatività operante effettualmente nel circuito dell’arte si sia spostata  dall’opera alla poetica, dalla prassi all’ermeneutica, dalla tecnica compositiva alla tecnica organizzativa. Non ha ragione di lamentarsi quindi quell'artista che, per un suo cavallo impagliato, venduto al prezzo di due miliardi, ha ricevuto solo tre milioni.

Giustamente il Bronx Museum of the Arts (1040 Grand Concourse, at 165th Street, Morrisania) ha istituito un seminario per giovani artisti intitolato "Artist in the Marketplace 21" dove si insegnano "gallery representation, the role of the art critic, marketing, grant writing, public art commissions, museum practices and tax issues".

Sono processi che hanno sempre accompagnato la storia dell’artisticità, ma mai in misura così determinante. Nell’arbitrarietà generale, la tendenza non è, come alcuni credono, verso la democrazia egualitaria di tutte le mitologie personali, ma verso la persuasività retorica dei giochi linguistici, che deve saper inventare credenze e smerciarle alle comunità di fruitori.

 

 

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