LA FESTA: ESPRESSIONE DI FEDE E CUL TURA DI UNA INTERA COMUNIT A'

di Don Enzo De Stefano

Nel documento dei Vescovi della Metropolia Beneventana "Nuove Norme per le Feste Religiose" vengono indicate le decisioni in ordine alle celebrazioni delle tradizionali e popolari feste in onore della Vergine e dei Santi. L'esigenza di linee operative nuove, unitarie e ferme, infatti, nasce da una serie di motivi teologici e pastorali oltre che dalla rapida trasformazione dei costumi sociali, per effetto della secolarizzazione, che ha inserito anche il Sud nella cosiddetta post-modernità. La religiosità popolare, fiume antico scaturito nella notte dei tempi, si presenta oggi inaridito nelle sue energie migliori ed inquinato da non poche incrostazioni. E' necessario accogliere l'invito del Santo Padre a "purificare la memoria" anche in questo campo, per restituire alle feste il significato originario e per celebrarle insieme in uno stile gioioso nuovo. Una lettura attenta ed una riflessione pacata e complessiva si impone per sgombrare il campo ad ogni equivoco e malinteso. Emerge chiaramente dal testo che soggetto della Festa è l'intera Comunità Cristiana. Tale Comunità è presieduta dal parroco, il quale ha il dovere di coordinare tutte le iniziative inerenti l'organizzazione e la gestione dell'intera festa. Per aiutare il parroco sono già previsti organismi quali il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari Economici. Sono questi organismi rappresentativi che hanno il compito di aiutare il parroco nell'individuare i problemi e predisporre le soluzioni nel campo della pastorale e nell' amministrazione della Parrocchia. Oggi la parrocchia è Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, e il parroco ne è illegale rappresentante. Il parroco ha quindi anche la responsabilità della Festa. E questo non solo per motivi pastorali ma anche legali e fiscali. La sottolineatura della correttezza legale e fiscale che i Vescovi auspicano non è di poco conto. Il parroco viene caricato di molte responsabilità, inerenti al suo ufficio e non può certamente eluderle. Ma nessun Parroco può operare da solo, sopratutto per organizzare e celebrare le feste religiose. Deve necessariamente coinvolgere il Consiglio Pastorale e, se necessario, uno specifico Comitato da lui presieduto, ma che sia rappresentativo dell'intera Comunità parrocchiale e che resti in carica per la sola celebrazione della festa per un anno, rinnovandolo possibilmente nelle persone. I vescovi nel documento indicano tassative norme per la costituzione dei Comitati: sia sempre presieduto dal parroco che lo forma, chiamando a far parte persone che si distinguono per impegno ecclesiale e onestà di vita; non sia permanente e svolga la festa secondo un programma di massima, preparato dal C.P. e approvato dalla Curia almeno un mese prima; si impegni a rispettare le norme vigenti, sia canoniche che civili ( SIAE secondo la recente convenzione stipulata dalla CEI ed altre Tasse ), ed a redigere entro un mese il Bilancio consuntivo della festa, che deve essere vistato dal Consiglio Affari Economici, il quale per l' occasione svolge il ruolo di Collegio dei Revisori dei conti.Tali comitati possono diventare un prezioso strumento pastorale e il loro lavoro, valorizzato e salvaguardato da insinuazioni e sospetti, in un disegno più ampio di evangelizzazione che deve vedere coinvolto ogni battezzato. I cosiddetti "masti di festa" sono chiamati ad essere veri e propri "operatori pastorali" , preziosi collaboratori del parroco per la crescita spirituale e comunitaria della Parrocchia. In un contesto sociale caratterizzato sempre più dal desiderio di "partecipazione" e di " democrazia" , dalla richiesta di "trasparenza" e di "legalità", solo per le feste religiose si sarebbe dovuto lasciare in mano ad autonomi e permanenti comitati la gestione di un patrimonio di tutti? Nella nota dei Vescovi viene affrontato anche il problema della raccolta e dell'amministrazione dei fondi per le feste. A conclusione i Vescovi esortano vivamente che le Comunità siano educate e sensibilizzate ad essere generose nell'offrire denaro necessario alle finalità: culto divino, solidarietà verso i poveri e i festeggiamenti esterni in onore della Vergine o dei Santi; e di non farlo durante la processione, bensì in altri momenti stabiliti; le offerte che vengono fatte in chiesa appartengono alla cassa parrocchiale. Infine, accogliendo l'invito del Papa e aderendo alla campagna ecclesiale sul debito dei paesi poveri in via di sviluppo, promossa dalla CEI, i Vescovi raccomandano uno stile più sobrio senza sperperi affinché parte dei fondi raccolti per le feste religiose sia devoluta in questo Anno santo del Giubileo del 2000 per tale nobilissimo scopo.