INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL'ATLETICO MANOCALZATI

Di Pietro : " Si può anche perdere, ma ci si deve comportare da persone perbene"

Antonio Di Pietro è nato a Guardia dei Lombardi il 14.7.1954, impiegato presso la Metalrame di Avellino, dal 1981 è residente nel nostro comune.Oltre alla passione per lo sport e per il calcio in particolare, coltiva la passione per la coltivazione del proprio fondo, dove a detta di amici e di chi ha avuto il piacere di assaggiarlo produce dell' ottimo vino.La moglie Rosa, lo critica benevolmente e lo sprona, per ottenere, da lui sempre il massimo impegno, in ogni iniziativa che egli intraprende.Alla Presidentessa, così la chiamano affettuosamente i calciatori ed i dirigenti della società, il buon Antonio ha trasmesso la passione per il calcio, poche sono state le partite a cui non ha assistito, sempre accompagnata dai figli : Piero ( Milanista ) e Michela ( Interista ) che contribuiscono a rendere meno amare le Domeniche, dopo le sconfitte a volte patite ingiustamente.

D. presidente: Settembre 1998, nasce l'Atletico Manocalzati, come è perché ?

Tutto incomincia con l'incontrarsi tra amici davanti al solito bar, e tra un caffè ed una chiacchiera , nasce l'idea di fondare una società di calcio che potesse coinvolgere un po' di giovani, dando loro la possibilità di misurarsi, agonisticamente parlando, con i loro coetanei appartenenti ad altre realtà locali. Sembrava tutto un gioco poi improvvisamente ci siamo trovati a lottare per le prime posizioni con altre squadre più blasonate di noi e per un punto solo non siamo riusciti a vincere il campionato di terza categoria, ma, quel secondo posto, la signorilità, la sportività e l'organizzazione della società, ci hanno consentito di partecipare in quest'anno calcistico appena concluso, al campionato di seconda categoria.

D. Due anni, quindi, Presidente tra 3° e 2° categoria, secondo te quali i pregi ed i difetti di questi campionati cosi detti minori?

Quello di 3° categoria è stato un campionato esaltante che ci ha visto fino all'ultimo competere con il Teora per i vertici della classifica, poi, sappiamo tutti come è andata a finire. Abbiamo, però, portato in tanti paesi della provincia i nostri giovani atleti, facendo conoscere in positivo il nome di Manocalzati e questo è il merito più grande; si conoscono, poi, tante persone e si intrecciano rapporti personali e non, che vanno anche al di là del calcio in quanto tale.Per quanto riguarda i difetti, questi campionati hanno bisogno di una organizzazione di base migliore rispetto a quella esistente, talvolta è capitato che ci siamo presentati in paesi dell'alta Irpinia, avendo sostenuto spese notevoli, ebbene non abbiamo trovato il direttore di gara designato. Comunque questi due anni mi hanno dato molto soprattutto dal punto di vista umano.

D. Il calcio come veicolo sociale e momento di aggregazione. Credi che ciò sia possibile anche in una piccola realtà come la nostra ?

Se non avessi creduto in ciò che tu mi chiedi, non mi sarei mai lanciato in questa esperienza, ritengo che sopra ogni altra cosa ci debba essere il rispetto tra le persone, e credo, che i miei calciatori, ma anche tutta la società, questo lo sappiano bene. Quante volte ho detto loro che si può anche perdere una partita, purché non si trascenda in cattiverie e ci si comporti sempre da persone perbene, in maniera corretta ed in modo che prevalga su tutto l'agonismo puro: chi è forte vince, chi è meno bravo perde.Il calcio è comunque un momento aggregante, è bello ritrovarsi la domenica tra calciatori, collaboratori e tecnici, poi durante la settimana per gli allenamenti. Tutti sono positivamente impegnati, ed i giovani almeno per tre volte alla settimana vengono distolti da altre cose meno esaltanti e ciò serve a rinvigorire tra loro l' amicizia, già alla base, ma soprattutto a far creare un gruppo di persone che alla base abbiano sani ed importanti principi.

D.Un consuntivo di quest'ultima annata, tra delusioni iniziali e gioie finali.

Hai detto bene tu, dopo un primo impatto con la seconda categoria e dopo aver pagato il classico scotto del noviziato, ma soprattutto dopo l'avvento del nuovo tecnico Claudio Secchione, siamo stati protagonisti di un girone di ritorno a dir poco esaltante: 9 vittorie, 2 pareggi ed una sola sconfitta nell' ultima giornata in quel di Contrada.Un campionato che dall'ultimo posto del girone d'andata ci ha visto concludere al 5° posto finale, e colgo l'occasione, dopo averlo già fatto singolarmente di ringraziare tutti: gli atleti, il tecnico, gli amici dirigenti per quest'altra esperienza positiva vissuta insieme che ci ha dato grandi soddisfazioni anche nell'ambiente della Federazione ai più alti livelli.

D. Quali le prospettive per il prossimo campionato?

Stiamo lavorando alacremente per allestire una squadra che possa competere per l' alta classifica, a giorni la società si riunirà per progettare il futuro campionato 2000-2001 e pianificherà i ruoli e le competenze. Sicuramente che tutti gli sforzi fatti, anche dal punto di vista economico, saranno protesi a migliorare la buona prestazione del campionato scorso, sapendo che oltre all'organizzazione societaria ed all'organizzazione di gioco per ottenere dei risultati positivi occorre anche una buona dose di fortuna. A proposito di fortuna, se ne avessimo avuta nella prima fase del torneo, chissà...

D. Concludendo, un'ultima riflessione, lancia un messaggio agli Amministratori.

Agli amministratori dico che per fare calcio a Manocalzati, ormai non si può più prescindere dalla realizzazione di un campo sportivo. Il calcio, come ho detto prima, è momento aggregante ma può esserlo ancora di più avendo a disposizione delle strutture adeguate; il campo, se da un lato consente un risparmio economico evidente, dall ' altro è sicuramente elemento di fondamentale importanza per la realizzazione di una scuola calcio per i ragazzi dove, poter imparare la tecnica di questo gioco ed essere avviati a questa pratica seguiti da tecnici qualificati senza lasciare più niente all'improvvisazione.