a
cura del Forum Regionale Lombardo del Terzo Settore
Relazione dell'incontro con
il presidente Formigoni e la Giunta regionale Lombarda. 23
febbraio 2000
Cos’è il Forum Regionale del Terzo Settore
Il
Forum Regionale Lombardo del terzo settore si è costituito
formalmente il 9 gennaio 1998 tra 27 organizzazioni del privato
sociale. Molte di queste già dal maggio del 1996 avevano la
consuetudine di incontrarsi e dialogare. Da questa azione era
scaturito un contributo specifico in ordine alla formulazione
definitiva della L.R. 28/96 sull’associazionismo ed
all’attivazione dei Centri di Servizio per il Volontariato
previsti dalla L. 266/91.
Attualmente
aderiscono al Forum, nelle diverse modalità previste, 36
organizzazioni di rilievo regionale che rappresentano alcune tra
le realtà più significative delle diverse componenti del
privato sociale lombardo: volontariato, associazionismo,
cooperazione sociale, società di mutuo soccorso, fondazioni,
ecc.
Il
Forum Regionale prevede nel proprio patto associativo anche la
costituzione e l’affiliazione di forum provinciali. E’
inoltre collegato con il Forum Nazionale.
Rispetto
alle finalità il Forum Regionale si pone come momento di
collegamento delle esperienze e delle organizzazioni del privato
sociale. Esso si propone di dare risposte puntuali al necessario
cambiamento del sistema di protezione sociale: organizzando le
domande della popolazione, cercando un continuo dialogo con chi
è istituzionalmente in grado di fornire delle risposte nella
prospettiva di tradurre l’attuale sistema di protezione
sociale in un sistema di promozione sociale.
La
situazione attuale
L’attuale
crisi del contratto fra cittadini e istituzioni richiede
interventi sia sul lato dell’offerta, sia su quello
della domanda; ancora di più si rende necessaria una profonda
modifica del meccanismo di coordinamento che fino a oggi ha
regolato l’incontro fra bisogni e risposte a esigenze
della persona, dell’ambiente e delle comunità.
Riconosciamo
due questioni ineludibili in questo cambiamento:
·
il
bisogno di organizzare i bisogni, collegandoli organicamente
alle risposte e
·
l’organizzare
a livello locale questo scambio secondo una logica sussidiaria.
Le
organizzazioni di terzo settore rappresentano una cerniera fra
le disponibilità di partecipazione attiva della cittadinanza e
le risorse, il ruolo di governo e di programmazione delle sedi
istituzionali.
A
seconda della propria specificità le diverse componenti del
terzo settore mettono in campo i valori che di seguito si
elencano a titolo esemplificativo e non certo esaustivo:
ü
le
associazioni: la promozione della cittadinanza attiva e della
partecipazione;
ü
il
volontariato: la capacità di ascolto e di scoperta dei bisogni
sin dagli inizi del loro insorgere;
ü
la
cooperazione sociale: la coniugazione delle capacità
imprenditoriali con le finalità sociali;
ü
la
mutualità: la tutela attiva del diritto alla salute e alla
vecchiaia serena.
Le
organizzazioni di terzo settore
hanno nel proprio codice genetico questa consapevolezza e
trovano nel rapporto con la società civile la motivazione delle
proprie attività. Il rapporto con le istituzioni è funzionale
a trovare applicazione e soluzioni alla volontà di partecipare
e alle esigenze che le comunità, la persona e l’ambiente
esprimono. In quest’ottica è quindi non solo auspicabile ma
necessario che le istituzioni riconoscano questo ruolo del terzo
settore e lo facciano concretamente attraverso puntuali
politiche di promozione del terzo settore e valorizzazione del
ruolo attivo dei cittadini.
Promozione
Per
promozione intendiamo un’azione finalizzata a:
1.
ordinare le relazioni con il mercato al fine di reperire
in modo trasparente e organico le risorse,
2.
precisare le norme e i comportamenti che definiscono
diritti e doveri rispetto al Pubblico,
3.
consolidare le forme organizzative che valorizzano la
partecipazione e mettono al centro i valori relazionali e
solidaristici,
4.
favorire la trasmissione degli input dall’ambito
famigliare e amicale alle organizzazioni di terzo settore.
La
stessa Comunità Europea nell’unica comunicazione ufficiale
riguardante specificamente le realtà di terzo settore
auspicando una relazione di partenariato tra i poteri pubblici e
il settore sollecita le organizzazioni di terzo settore:
[…]
ad assumere un ruolo sempre più importante nella Comunità. È
necessario quindi che alle associazioni sia data
la possibilità di partecipare alla pianificazione dei servizi e
degli indirizzi politici di concerto con la pubblica
amministrazione, a tutti i livelli. Occorre rendere più chiare
le relazioni tra le associazioni e i poteri pubblici e
sviluppare iniziative di partnership.
Il partenariato tra le associazioni e la pubblica
amministrazione necessiterà accordi contrattuali tra le
individuali associazioni ed i poteri pubblici che stabiliranno
dei limiti adeguati. Tuttavia,
di qualsiasi natura sia la relazione che esse hanno con
l’amministrazione pubblica, le associazioni e le fondazioni
sono e devono rimanere indipendenti dall’amministrazione
pubblica. I poteri pubblici devono rivedere la politica pubblica
e fare proposte su quelle che dovrebbe essere fatto a livello
politico per assistere il settore ad aumentare e, se del caso,
migliorare le proprie capacità per svolgere nel migliore dei
modi i nuovi ruoli che viene chiamato ad assumersi.
Partecipazione
alla programmazione regionale
Stante
la premessa, il terzo settore appare come un sistema di
relazioni che può garantire un effettivo coinvolgimento e
un’attiva partecipazione della persona e delle comunità
nell’applicazione degli interventi sociali, culturali,
ambientali e di sviluppo economico attraverso un reale esercizio
del principio di sussidiarietà. Non solo,
rappresenta una sempre più indispensabile cerniera fra
le politiche pubbliche e la loro efficace implementazione.
Svolgere
questa funzione vuole dire riconoscere la dimensione locale
dell’organizzazione dei bisogni e delle soluzioni,
riconoscerne nell’anomia delle comunità e del territorio il
minimo comune multiplo, trovare nei valori della cittadinanza
attiva e nel patrimonio sociale di cui sono portatrici i corpi
intermedi la funzione interpretativa a tante domande collettive.
Per
rendere attuali queste potenzialità sono allo stesso tempo
necessarie sedi di programmazione e agenzie di sviluppo e
progettazione: luoghi di relazione fra Istituzioni e Privato
Sociale in cui a livello locale sia possibile coordinare:
·
l’incontro
fra risorse pubbliche e bisogni della collettività,
·
lo
scambio fra il patrimonio collettivo (di disponibilità, di
informazioni, di valori della società civile) e il bisogno del
Pubblico di informazioni per verificare e precisare le proprie
azioni.
Obiettivo
comune di Istituzioni e realtà di terzo settore è produrre
utilità sociale per le comunità e il territorio. Le sedi
comuni di programmazione sono i luoghi nei quali non solo si
possono concertare gli interventi, ma dove è anche possibile
identificare gli opportuni strumenti di valutazione. Dovendo poi
calare la legislazione del terzo settore nella realtà regionale
è bene che la Regione Lombardia continui sulla strada, in parte
già avviata, di dotarsi di strumenti di consultazione e di
lavoro comuni. Riteniamo sia giunto però il tempo di
formalizzare tutto questo attraverso la sottoscrizione di un
vero e proprio “Protocollo d’intesa” complessivo
con il Forum Regionale.
Esso
dovrebbe tra le altre cose prevedere ambiti e momenti in cui
pianificare politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle
comunità tenendo conto delle risorse che un’attiva
partecipazione dei cittadini alla dimensione pubblica può
mobilitare. In questo senso gli investimenti pubblici, attivati
direttamente o indirettamente dalle Istituzioni, devono essere
visti come un volano per l’attivazione del patrimonio sociale
di cui le organizzazioni di terzo settore rappresentano un
innesco.
La
prospettiva globale con cui affrontare questi impegni postula
poi che tali sedi siano inter–assessorili e intersettoriali.
Questo può e deve portare anche alla costituzione di uffici
regionali in cui concentrare le diverse competenze istituzionali
rivolte ai soggetti di terzo settore cosicché le diverse realtà
non profit abbiano un unico interlocutore.
Va
anche detto che il terzo settore non può accettare che alla
logica ‘centralista’ statale se ne sostituisca una
regionale: una reale applicazione del principio di sussidiarietà
passa per il pubblico riconoscimento del ruolo dei corpi
intermedi come espressione dei bisogni e delle risorse della
società civile.
Agenzie
di promozione e di sviluppo
Tra
la fase della programmazione e quella dell’applicazione c’è
lo spazio della progettazione: è necessario che pubblico e
privato sociale sperimentino insieme come indirizzare e
incentivare progetti in grado di attivare il patrimonio di cui
sono portatrici le formazioni sociali. Proponiamo tre esempi per
dimostrare la necessità di attivare agenzie di promozione e di
sviluppo di interventi che rappresentano concretamente un nuovo
modello di rapporto fra Pubblico e Popolazione.
Una
buona applicazione della legge in materia di servizio civile
potrebbe favorire il ruolo di canale di comunicazione tra i
giovani, le organizzazioni di terzo settore e gli enti locali.
Perché la legge del luglio del 1998 diventi una buona
disposizione è necessaria una corretta implementazione a
livello regionale: è necessaria un’agenzia che permetta
l’incontro tra la disponibilità dei giovani e i progetti
proposti dal terzo settore e dagli altri enti convenzionati.
Sempre
più è evidente la necessità di intrecciare interventi sociali
e interventi ambientali, la contrapposizione fra interessi di
specifiche fasce della popolazione e interessi dell’ambiente
non trova una giustificazione. Gli Enti Locali sentono sempre più
il bisogno di programmare in modo partecipato gli sviluppi: le
organizzazioni di terzo settore possono essere il soggetto che
può sciogliere e sintetizzare questa tensione. Si rende
necessaria una funzione di servizio e promozione di questo tipo
di interventi capace di offrire le opportune consulenze e
competenze per la programmazione e la progettazione di
interventi socio-ambientali.
V’è
inoltre la necessità di rendere evidente la convenienza di
politiche che vogliano tenere assieme sviluppo economico,
vincoli ambientali, lotta all’esclusione e bisogni sociali:
l’esigenza di comunicare in modo efficace non solo gli
obiettivi, ma anche i risultati di questi progetti implica
modalità di rendicontazione (si veda ad esempio il “bilancio
sociale”) e di rapporto con la popolazione nuovi.
Situazioni
particolari
Il
Forum si è fatto promotore nelle scorse settimane, insieme ad
altri autorevoli soggetti del mondo politico, sociale ed
accademico di Milano e della Lombardia, della costituzione di
un’agenzia per la promozione di studi e dibattiti al fine di
ottenere che l’Organismo di Controllo previsto dal D.Lgs.
460/97 sulle ONLUS venisse insediato a Milano anziché a Roma
come annunciato dal Governo. E’ opportuno continuare a
chiedere l’authority stia in Lombardia. Questo non per
campanilismo ma perché la nostra regione è il
“Laboratorio” dove le organizzazioni del privato sociale
sono maggiormente radicate, le università riservano attenzioni
non marginali al settore e gli organismi di autogoverno (comuni,
province e regione) da sempre si sono relazionate in modo non
episodico o soltanto strumentale con questo mondo.
Da
ultimo ci preme sottolineare come ci preoccupi invece il fatto
che alcune delle ultime disposizioni legislative regionali
sembrano andare controcorrente rispetto ad alcune linee di
tendenza che apparivamo consolidate. Ci riferiamo agli
appesantimenti burocratici derivanti dall’aver affidato alle
Asl ruolo di vigilanza e controllo sulle organizzazioni d
volontariato in modo da sovrapporle alla funzione dell’Ufficio
Associazionismo e Volontariato, oppure alla proliferazione di
registri settoriali che rischiano di frammentare inutilmente le
competenze mentre si potrebbe più utilmente prevedere
l’esistenza di sezioni specifiche all’interno dei due
registri generali esistenti.
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