SONY 5000

 

SONY 5000

Era ferma
La nostra CCD-V5000E è stata a lungo ferma a causa di seri problemi di meccanica e di elettronica, i primi al meccanismo di caricamento nastro e i secondi al circuito chroma. Impossibilitata a "vedere" e anche a registrare, era completamente inutile. I preventivi per la riparazione (700000 lire nel 1999) erano superiori al suo valore da usata, e andava valutato anche il fatto che in passato diversi interventi da parte di centri assistenza erano serviti solo a rimetterla in funzione per qualche mese, salvo poi ritrovarsi da capo con tanti soldi in meno.

 

La storia
All'epoca del suo lancio sul mercato (era il 1991) era senza dubbio la migliore videocamera della sua categoria, essendo una delle prime a far uso dell'elaborazione completamente digitale dell'immagine, con zoom digitale e tanti altri effetti (tra cui la riduzione digitale del rumore video, forse l'unico veramente utile) inseribili a piacere anche durante la riproduzione. La sua versione successiva, la CCD-V6000E, con alcuni miglioramenti di dettaglio come uno zoom più potente (10X), è rimasta ai vertici della categoria per anni, fino all'uscita del formato DV. La VX9000, ora tra le migliori prosumer digitali 3CCD in commercio, è, in un certo senso, l'erede di questo glorioso modello di cui siamo convinti di poter parlare bene senza fare pubblicità gratuita essendo fuori produzione da anni.
Caratteristiche
Era dotata di un CCD da 495000 pixel, con una sensibilità di 2 lux e un buon obbiettivo, con una comoda messa a fuoco manuale. Il formato di registrazione era l'Hi8, allora quasi una novità, e la 5000 è stata una delle pochissime videocamere in grado di sfruttare, oltre alle normali piste audio stereo Hi-Fi, anche la traccia PCM stereo digitale del tutto indipendente dal resto, con una qualità audio ancora superiore. I comandi - caso quasi unico in una telecamera definita amatoriale - potevano essere completamente manuali, ed erano tutti posizionati comodamente sul pannello sinistro, per non costringere l'utilizzatore a utilizzare al volo poco pratici menu.

 

La resurrezione
La sera del 6 luglio 2000, nonostante la temperatura altissima, ci siamo finalmente decisi a fare qualcosa per rimetterla in sesto almeno come videoregistratore portatile alimentabile comodamente a batterie.

 
Ciò che come TeSES ci interessava maggiormente, però, era  la presenza di una completa dotazione di ingressi audio/video, per la registrazione sul campo delle immagini provenienti dalle nostre sonde.

La riparazione più importante era quindi quella relativa alla meccanica. Ciò che è apparso all'apertura del guscio è stato sconfortante ma previsto, con diverse grandi schede a montaggio superficiale su entrambi i lati unite da centinaia di cavetti. Per arrivare alla meccanica, è stato necessario separare con molta cautela tre schede, e prendere nota con cura dei collegamenti che venivano rimossi. La riparazione vera e propria è stata tutto sommato abbastanza veloce, ma ha comportato lo smontaggio di parte della meccanica retrostante il vano cassetta, e la sincronizzazione (a occhio, non avendo schemi!) delle parti in movimento.

Nonostante la situazione iniziale e il rischio di rovinare qualcosa durante il lavoro, all'una di notte del 7 luglio, la meccanica era nuovamente in grado di funzionare a dovere: qui sotto, inquadrate dalla XM-1, le vere immagini del primissimo test di registrazione attraverso gli ingressi video, registrate sul nastro che si vede chiaramente scorrere attorno al tamburo e successivamente digitalizzate.
L'ultima fase, dopo il riassemblaggio dell'intera apparecchiatura, è stata quella della taratura del percorso nastro. Verificato che, a differenza dei primi test, il tamburo non aveva più la tendenza a strappare il nastro, ed essendo più che soddisfacente la qualità di lettura e registrazione, possiamo finalmente definire anche questa apparecchiatura "pronta a partire".
I problemi al trattamento della crominanza rimangono, ma sono a monte della sezione videoregistratore, e influiscono solo sulle immagini provenienti direttamente dal CCD, permettendoci quindi di utilizzare gli ingressi per ottenere delle buone registrazioni, eventualmente in futuro anche a colori, di ciò che "vedono" le sonde.

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