Tesina d'esame

Il treno e la macchina



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Benvenuti nella pagina della mia tesina d'esame, in queste righe potrete trovare delle idee interessanti per l'elaborato che dovrete portare al vostro esame di Stato. Prima di tutto vi voglio ricordare che questa è una tesina principalmente per un Liceo Scientificoe come potete ben notare approfondisce solo 5 materie; questa tesina infatti è stata strutturata in modo tale da essere enunciata in circa venti minuti come prevedono le attuali normative.Per il momento purtroppo la pagina è ancora Under construction, quindi dovrete aspettare ancora qualche giorno per poter consultare il mio intero lavoro.


Storia

Già dalla metà del'700 è in atto quel processo chiamato rivoluzione industriale. Questa è però l'insieme di più rivoluzioni, di cui sicuramente lo sviluppo della industrializzazione rappresenta la parte più innovativa e più significativa. Le rivoluzioni che concorrono alla rivoluzione industriale sono: la rivoluzione demografica, agraria ed agronomica, dei trasporti e quella industriale vera e propria, che si articola nei due settori fondamentali: industria tessile e pesante. La prima è considerata il motore della rivoluzione industriale mentre la seconda è quella che rende il processo irreversibile. La vera svolta dell'industria pesante è rappresentata dall'invenzione del processo che permette di produrre il Carbon Coke, utile per arrivare ad alte temperature di fusione senza l'utilizzo di ingenti quantità di legna. Il difetto del carbon Coke era che produceva impurità, ma questo problema venne superato nella seconda metà del'700 con il processo di Cort che usava, come unico combustibile, il carbon fossile. Grazie a questo processo si riuscivano ad ottenere lingotti di ghisa di alta qualità, ed in questo modo l'espansione dell';industria del ferro fu notevole. Ci fu negli anni seguenti un continuo aumento delle dimensioni e delle unità di produzione, i continui miglioramenti nella struttura degli impianti e del macchinario portarono alle macchine che producono le macchine. Queste nuove tecnologie e una nuova organizzazione dei capitali sono le premesse per affrontare la prima grande impresa che vede l'Inghilterra come protagonista: la costruzione di una rete nazionale di ferrovie. La ferrovia e la macchina a vapore diventeranno i simboli della rivoluzione industriale e la molla di quello che viene definito il trasferimento della rivoluzione industriale sul continente. Paesi come Francia e Belgio, comprendendo che ormai il processo era irreversibile, tentano di conformare il proprio sviluppo al modello inglese. In modo particolare il Belgio sarà il primo stato sul continente a dotarsi di una rete ferroviaria nazionale grazie sia alle risorse finanziarie e ai grandi capitali che possedeva, sia grazie alla posizione geografica che vedeva in questo un piccolo stato in un territorio prevalentemente pianeggiante. Mentre in Francia la fase del primo decollo industriale avviene dopo la rivoluzione degli anni '30 quando si costruirà la linea Saint-Etienne - Lione. Negli anni seguenti anche Germania, Austria, Russia e Svizzera fecero partire i loro primi convogli ferroviari, in Italia questo avverrà solo nel 1839. Ma il paese, però, che più di ogni altro sfruttò l'esperienza inglese, facendo rapidamente del treno non solo il perno centrale del proprio sistema di trasporti, ma anche il principale fattore propulsivo del proprio processo di industrializzazione furono gli Stati Uniti, che, intorno al 1850, disponeva della più vasta e meglio attrezzata rete ferroviaria del mondo Nella seconda metà dell’800, con l’invenzione dei piroscafi, la macchina a vapore viene applicata ai mezzi di navigazione, mentre la costruzione di grandi ferrovie come la Transiberiana e la Costantinopoli-Baghdad contribuisce ad abbattere i tempi di percorrenza e a diminuire le distanze. Se la locomotiva e la macchina a vapore possono essere considerate i simboli della rivoluzione industriale dell’800, il motore a scoppio e l’automobile rappresentano il simbolo del nuovo secolo. Il motore a scoppio e l’automobile vengono inventati nei primissimi anni del ‘900 e già dopo qualche anno si ebbero i primi cerchi di produzione. Se in Europa questi, ad esempio in Italia, mantengono caratteristiche quasi artigianali, si afferma un nuovissimo modello produttivo. Henry Ford (lo stesso inventore dell’auto) introdusse la catena di montaggio, nastri trasportatori che portavano i materiali direttamente all’operaio. Questa innovazione cambierà drasticamente il lavoro all’interno delle fabbriche accelerando quel processo di trasformazione avviato in precedenza da Frederick Taylor. Questo i ngegnere americano concentrò i suoi sforzi sulla ricerca delle modalità adatte a rendere più produttivo il lavoro dell’operaio cercando di eliminare i tempi morti. Il nucleo del taylorismo era la scomposizione di ogni processo lavorativo in segmenti di operazioni effettuabili in tempi fissati e misurabili con il cronometro, così da assegnare all’operaio movimenti elementari ripetuti meccanicamente sempre nello stesso modo. Questo scomporre scientificamente le mansioni, calcolarne con precisione i tempi e progettare nei minimi particolari il processo lavorativo, aprì la strada a quel sistema di produzione che è la catena di montaggio. Essa rappresenta la forma più compiuta di sottomissione dell’uomo alla macchina, dal momento che è questa, con la sua velocità, a fissare i tempi che gli operai hanno a disposizione per eseguire le operazioni. Per quanto riguarda la forza-lavoro il giudizio che Ford ha sfiora il “darwinismo sociale”, infatti secondo costui la maggior parte degli uomini dovrebbe essere contenta di fare questo tipo di lavoro, perché per i loro cervelli il pensare è una pena, ed in questo modo dovrebbero stare meglio. Nonostante la politica di alti salari praticata da Ford, la catena di montaggio fu subito individuata dagli operai come un feroce strumento di sfruttamento. L’attività produttiva si fece sempre più specializzata e anonima e la nuova figura dell’addetto macchina divenne sinonimo di alienazione e di mancanza di autonomia, e fu privato quasi totalmente della possibilità di far valere le proprie scelte e le proprie capacità individuali. In questo contesto l’operaio capisce che l’economia di scala realizzata grazie all’impiego della macchina viene realizzata a sue spese, e cominciarono a comprendere quali gravi rischi per il lavoratore comportava una lavoro ripetitivo, non qualificato, anonimo, in poche parole alienato.

Filosofia

Il rischio della sottomissione dell’uomo alla macchina e del lavoro alienato era già stato intuitivamente avvertito fin dall’avvento della rivoluzione industriale, come attesta il movimento luddista, e studiato dai primi socialisti e soprattutto da Marx nei “manoscritti economico-filosofici”. Marx riconosce alla Borghesia il merito di essere stata la grande protagonista della rivoluzione industriale e, nel “Manifesto del partito comunista” traccia un affresco in cui spiega come la borghesia sia riuscita ad acquistare tanto potere. Durante il suo dominio di classe appena secolare la borghesia ha creato forze produttive in massa molto maggiore e più colossali di quanto non avessero mai fatto tutte insieme le altre generazioni del passato. Marx riconosce alla borghesia il merito di avere soggiogato le forze naturali, creato le macchine, applicato la chimica all’industria e all’agricoltura, inventato la navigazione a vapore, le ferrovie, i telegrafi elettrici, e quindi avviato un impressionante processo di meccanizzazione, ma proprio questo processo sarà oggetto di critica da parte dello stesso Marx nell’opera: “Il Capitale”. In particolare il capitolo tredicesimo intitolato “Macchinario e grande industria” tratta appunto il tema della macchina e del sistema di fabbrica. Marx afferma che l’uso delle macchine nel sistema industriale capitalistico non ha certo lo scopo di rendere più leggero il lavoro umano e di ridurre i tempi di lavoro affinché il lavoratore possa ritagliarsi maggiore spazio libero per sé. Il tempo che la macchina risparmia viene impiegato per una maggiore produzione e pertanto per la produzione di plusvalore, cioè la differenza fra il lavoro prodotto dal lavoratore e il valore dei beni-salario necessari per la sussistenza del lavoratore stesso. Marx nel suo testo fa anche una distinzione fra la cooperazione di varie macchine omogenee e il sistema di fabbrica. Nel primo caso tutta la fabbricazione del prodotto è compiuta dalla medesima macchina operatrice, la quale porta a termine tutte le diverse operazioni che prima effettuava un artigiano con il suo strumento. Il sistema di fabbrica si basa invece sulla suddivisione del lavoro e sulla cooperazione di macchinari diversificati nei compiti, ognuno dei quali ha una funzione specifica, limitata soltanto ad un tassello dell’intero sistema produttivo. Se la suddivisione del lavoro esisteva anche nell’ambito di un sistema manifatturiero, è pur vero che in esso ogni operaio si considerava soggetto del processo produttivo; nel sistema di fabbrica invece tutto è organizzato in maniera oggettiva e automatica. Nella nuova realtà della fabbrica industriale non c’è più posto per “l’umanità”, gli uomini sono ridotti a mero accessorio delle macchine, a meri strumenti a servizio delle macchine. Per Marx l’operaio mette tutto se stesso nel produrre l’oggetto del suo lavoro, cioè l’uomo si riconosce nel lavoro che fa, o almeno dovrebbe. Il lavoro socialmente inteso è antropogeno, cioè è il lavoro che fa essere l’uomo, che lo fa essere veramente tale, ma il sistema produttivo fondato sulla proprietà privata rende il lavoro una costrizione. Il lavoro è quindi definito alienato. Per combattere questa alienazione che è la fonte dei più grandi mali dell’uomo in quanto genera una contraddizione (tanto più l’operaio produce ricchezza quanto più si impoverisce perché produce una ricchezza che gli viene sottratta materialmente) l’uomo dovrà eliminare la proprietà privata, dovrà distruggere la borghesia ed il suo sistema capitalistico. Anche Friedrich Nietzsche, il filosofo tedesco che tanto influenzerà il Novecento con la forza del suo nichilismo critico, distruttore dei grandi ideali su cui si basava la società occidentale, affronta il problema del lavoro operaio e delle macchine. Tutti i maggiori temi che costituiranno la filosofia nietzschiana sono annunciati negli aforismi de: Un libro per spiriti liberi. Lo spirito libero ha come obiettivo di vita la conoscenza; pertanto disprezza l’eccessivo attivismo dell’uomo contemporaneo che non ha il tempo, né ne sente il bisogno, di riflettere e cercare una piena realizzazione di sé. L’aspra critica di Nietzsche si rivolge anche verso aspetti reali della vita sociale. Egli vede nella macchina un pericolo sociale e politico, poiché questa, pur essendo un prodotto di alte energie mentali, attiva energie di carattere inferiore e scarsamente intellettuali, non dà la spinta a salire più in alto ed umilia l’operaio togliendolgli la soddisfazione del prodotto del proprio lavoro, negandogli ogni orgoglio e annullandone l’individualità. Nietzsche rifiuta però il socialismo, che definisce una rogna, giudicandolo utopico nei principi e tirannico negli obiettivi, così come il suo diretto avversario, il nazionalismo. E’ contrario anche alla rivoluzione che rievoca gli orrori di epoche passate. La società “democratica” da lui proposta è comunque altrettanto sconcertante in quanto costituita da due caste distinte: la casta del lavoro forzato, formata da coloro che sono meno sensibili e di conseguenza soffrono meno la fatica fisica, e la casta degli uomini liberi, formata dagli spiriti più intelligenti e pertanto capaci di eseguire compiti superiori. La costruzione del pensiero di Nietzsche è crtico-negativa, volta a scardinare tutte le teorie e le certezze su cui si era costruita la cultura occidentale. Tutto, secondo lui, è relativo e casuale (le cose preferiscono danzare sui piedi del caso) e non v’è nulla che rientri in un disegno globale complessivo. Nietzsche nell’aforisma 218 di Un libro per spiriti liberi, sostiene che l’unica cosa che può fare la macchina è di costituire per gli uomini un modello perfetto per un’organizzazione pratica o una strategia di guerra, nelle quali tutti devono divenire strumenti per un unico scopo; il suo effetto più generale è insegnare il vantaggio della centralizzazione.La macchina, che è vista come un prodotto del più alto raziocinio, mette in moto nelle persone che le sono addette quasi esclusivamente le energie più basse e prive di pensiero. Essa, afferma Nietzsche, scatena una quantità di forze che altrimenti dormirebbero, ma non dà la spinta a salire più in alto, a far meglio, a diventare artisti. Rende attivi e uniformi, e questo alla lunga produce un effetto contrario, produce infatti una disperata noia dell’anima, che, di conseguenza, avrebbe la sete di un ozio ricco di mutamenti. La Macchina, continua Nietzsche nell’aforisma 288, sottrae al pezzo di lavoro il suo orgoglio, il suo pezzetto di umanità. Una volta, prima della meccanizzazione, comprare dagli artigiani era uno scegliere le persone, e ci si circondava dei segni distintivi di questi individui. Le suppellettili domestiche e gli abiti diventavano quindi un simbolo di una stima reciproca e di una affinità personale, mentre oggi per Nietzsche sembra di vivere in mezzo ad una schiavitù anonima ed impersonale. Secondo il filosofo tedesco l’operaio addetto alla macchina ha minore dignità di quanto ne avesse lo schiavo nell’antichità.

Inglese

When we speak about Victorian age we must consider the most important Victorian novelist: Charles Dickens (1812-1870). This writer was born at Portsea and after a happy childhood he had to work in a blacking factory, a hard period that he described in some of his novels, his father grew deep into debt and for that was imprisoned. This two experiences marked him for ever, probably it is for this reasons that Dickens is so critical toward society. Dickens is, under the influence of Carlyle, an enemy of Victorian utilitarianism, he rejects the principles on which an industrial society is based: money and individualism.In this period the town became important because that was the favourite place for people to live in consequence of the industrial revolution, this is a new reality that is investigated in the novels of the time, he so called social novel or industrial novel.In Dickens in particular we have London (Oliver twist) as setting because it represents different realities, London is made up of different suburbs where poor and rich people live. In Hard Times Dickens describes an industrial town: Coketown, expression of the capitalistic system, has got unnatural and artificial colours, like the strange red that isn’t red of brick that is caused by the smoke and ashes; it is a town of unnatural red and black like the painted face of a savage, this two colours dominates the description of Coketown, in particular black paint even the channel and river’s water. From this water then come a terrible stink that is caused by industrial refuses. This ideal town is full of machinery and chimneys noise, in the form of rattling and trembling dominates. The metaphor of the head of an elephant in a sort of madness reproduces the movement of the piston of a steam engine, mad is the machine, mad is the consequence of industrial revolution. Dickens introduces an idea of alienation: man is identified with the product and even with the machine that produces this; the machine causes a lack of identity. Dickens shows how the system determines the life of people and criticizes the alienation caused by mass production: persons go out and in at the same hours, they do the same work and for them every day is the same as the last and the next.

Italiano

Carducci nel corso della sua vita si presenterà di fronte al progresso e alle nuove macchine, in particolare con il treno, in modo differente, infatti nella primissima parte della sua vita poetica egli rimane estasiato da questa figura, e lo vedremo proprio esaltare il treno in “Inno a Satana” che, composto da 38 quartine, viene scritto in una fase in cui il poeta nutre ideali repubblicani, giacobini e soprattutto anticlericali, elemento qui particolarmente evidente; è questa la fase definita del classicismo giacobino (1860-1871). In questa ultima parte della poesia Carducci definisce il treno che incarna Satana come un bello e orribile mostro, vengono sottolineate la velocità della sua corsa e l’ampiezza degli spazi che attraversa. Il fischio del treno è un grido di vittoria, il suo cammino, segno del progresso, è portatore di benessere ed i popoli devono dargli il dovuto omaggio, offrire come dice il testo incensi e voti al nuovo Dio, Carducci evidenzia infatti come secondo lui la religione di Dio deve cedere il passo alla religione del pregresso. In questo testo sono particolarmente presenti elementi classici dove comunque non mancano termini realistici che verranno maggiormente utilizzati nell’altro testo che tratta dell’argomento treno: “Alla stazione in una mattina d’autunno. Carducci in questa sua poesia, che fa parte delle odi barbare il cui tema principale è la fugacità del tempo, sembra tendere ad un classicismo moderno che non esita a rappresentare aspetti tipici della società industriale mescolando realismo e classicità. Si può infatti notare come siano qui presenti esempi di entrambi gli stili, dove il lessico più realistico compare soprattutto nella descrizione del treno(linguaggio tecnico), della stazione del giorno autunnale, mentre quello classico ed aulico prevale nella rappresentazione della donna e dell’estate. Qui il treno non è più considerato in modo positivo come nell’opera giovanile dal momento che porta via al poeta la propria donna e con lei l’amore che a questo punto può essere solo ricordato, il progresso tecnico; il treno è ora visto come un empio mostro ed è considerato in opposizione radicale ai valori dell’intimità e della classicità, dell’amore e della bellezza. Il progresso tecnico e la vita moderna sono respinti in quanto sinonimi di insignificanza, di vuotezza, di tedio che rendono gli uomini simili a inerti fantasmi la vita eguale ad un lugubre inferno, per Carducci la vita non può più avere un senso senza l’amore e il sentimento.

Scienze

Le sostanze che possono produrre inquinamento purtroppo sono molte e fra queste una buona parte è generata dall’automobile, che fin dalla sua nascita pur essendo stata una grande invenzione ha iniziato a produrre una certa quantità di elementi tossici che stanno ora più che mai arrivando a dei valori molto preoccupanti. Fra queste sostanze c’è il piombo contenuto come antidetonante nelle benzine(anche se a questo problema si è arrivati ormai ad una soluzione finale), particelle di amianto derivate dall’usura dei freni e delle frizioni delle auto e le particelle di gomma che si staccano dai pneumatici per l’attrito sul fondo stradale. Le macchine ma anche le industrie che sono anch’esse innovazioni importantissime nella storia della nostra società ma che scaricano nell’atmosfera gas velenosi come il cloro o il fluoro concorrono a riempire l’aria che noi respiriamo sia di smog, prodotto della combustione del carbone e di idrocarburi, talora contenenti anche anidride solforosa, ma anche di sostanze inquinanti come il monossido di carbonio(CO) gli ossidi di azoto(NO e NO2) e gli idrocarburi incombusti. In particolare il primo di questi è molto tossico, perché, entrato nella circolazione sanguigna si combina con l’emoglobina del sangue, a formare carbossiemoglobina, e impedisce al pigmento respiratorio di trasportare l’ossigeno necessario alle cellule. Gli ossidi di azoto presenti nello smog sono anch’essi estremamente tossici e recentemente si è scoperto che concorrono a distruggere l’ozono presente nell’alta atmosfera. A proposito di ozono anche questo è spesso presente nello smog, questo fatto è molto preoccupante, perché se la sua concentrazione nella bassa troposfera aumenta per l’effetto dell’inquinamento(a causa di reazioni provocate dalla luce che coinvolgono gli idrocarburi e gli ossidi di azoto) questo può avere effetti tossici per gli uomini e per molti altri esseri viventi. L’ozono è un gas presente in piccolissime quantità nell’aria atmosferica e raggiunge una concentrazione massima a circa 25 km di quota dove forma un sottile strato: la fascia di ozono. La presenza di questa è di fondamentale importanza per la vita sulla terra, in quanto l’ozono assorbe le radiazioni ultraviolette che provengono dal Sole. Se mancasse questo filtro le radiazioni luminose a più breve lunghezza d’onda potrebbero raggiungere la superficie terrestre, rendendo la vita impossibile per la maggior parte degli organismi viventi. Un altro grave problema che si sta facendo sempre più preoccupante è la formazione di piogge acide, queste sono causate in primo luogo dalla combustione di enormi quantità di combustibili fossili come carbone o il petrolio, che producono anidride solforosa e ossidi di azoto. Queste sostanze inquinanti possono rimanere nell’atmosfera anche per più giorni e alcune, attraverso reazioni chimiche, si trasformano in acidi forti, come l’acido solforico e l’acido nitrico, che ricadono sulla superficie terrestre con le precipitazioni. Le conseguenze di questa acidificazione delle piogge sono per esempio la devastazione di intere foreste, effetti nocivi sul rendimento dei raccolti, e contribuiscono all’alterazione irreparabile del patrimonio artistico.

Collegamenti

Trascriverò qui alcuni collegamenti utili per essere maggiormente preparati su eventuali domande dei professori.Per quanto riguarda Storia e Filosofia direi che ciò che ho già scritto è abbastanza esaustivo al massimo consiglio di guardare attentamente sul proprio libro di testo cosa c'è scritto sugli argomenti da me trattati.In Inglese invece direi che si potrebbe analizzare,se si è svolto durante l'anno scolastico,Huysmans e le sue teorie sulla superirità dell'artificio sulla natura e della Victorian Age in generale dove ovviamente il treno e il progresso sono i preotagonisti. In Italiano io ho parlato esclusivamente del Carducci ma molto interessante è la visione generale del futurismo che ha un rapporto particolare col treno e con le macchine(anche Pirandello si occupa delle macchine e del grande progresso avutosi nel suo periodo). Anche in Storia dell'Arte i protagonisti sono i Futuristi fra i quali spiccano personaggi come Turner o Boccioni con bellissimi quadri che rappresentano proprio il treno in chiave positiva e negativa associato ad una costante idea di progresso, anche Monet a suo modo rappresenta i treni e in particolare le stazioni ma forse non è del tutto adatto all'interno del mio percorso. Infine per quanto riguarda Fisica si potrebbe analizzare il sistema frenante dei treni in cui in parte sono coinvolti i campi magnetici, molto interessante sarebbe,cosa che io stesso avrei molto voluto fare ma non ne ho avuta l'occasione,documentarsi sui rivoluzionari treni giapponesi a lievitazione magnetica,questi tramite un campo magnetico riescono a stare leggermente sollevati dalla rotaia su cui scorrono in modo da ridurre notevolmete l'attrito e raggiungere velocità intorno ai 500Km/h. Comunque per ogni delucidazione io consiglio vivamente di chiedere sostegno ai vostri professori in modo particolare a quelli interni perchè sicuramente sono il più valido aiuto che possiate avere perchè ricordatevi che la metà dell'esame la fate con loro ed è necessario sfruttare al massimo questo grosso vantaggio.

Nota Bene:

Questa è a grandi linee la mia tesina ma per la preparazione dell'esposizione orale non può però bastare lo studio di questa trattazione, ma sarà indispensabile approfondirla con una buona conoscenza del libro di testo con particolare attenzione ai vari collegamenti.


P.S. Un ringraziamento particolare alla mia ragazza Erika che mi ha sopportato durante la lunga realizzazione della tesina e di questa pagina web!

09/10/2000
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