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 I  PERSONAGGI  DELLA  NOSTRA  STORIA    

La Camera dei Deputati ha approvato una legge che istituisce l'onoreficenza dell'ordine tricolore, beneficiari di quest'attestato saranno i militari, partigiani, gappisti, ex prigionieri che combatterono per l'Italia.

SONO ESCLUSI I COMBATTENTI DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.

Gli unici che conbatterono per salvare l'onore di un paese che mai ha saputo portare a termine una guerra a fianco dello stesso alleato.
A loro è dedicata questa Collana, affinché i giovani sappiano ciò che non è scritto sui libri ufficiali di storia, affiché, forse un domani, possa essere riconosciuto da tutti il "valore" della scelta di chi sapeva di andare a perdere la guerra, ma sicuramente non l'onore!

A tutti i militari e alle ausiliarie che combatterono per l'onore d'Italia vada questo nostro riconoscimento.

Mario Mariella

 

...la resa dell'Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazione elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l'Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della RSI...

(da "Diario di Guerra" di Eisenhower, Comandante supremo delle Forze U.S.A. nello scacchiere europeo)

 


 


 JUNIO  VALERIO  BORGHESE    

di Giuseppe Rossi

 
Prefazione
Dalle origini al 7 settembre 1943
L'armistizio dell'8 settembre
Dal 9 settembre '43 al 26 aprile '45
Il processo

 
Scarica l'intero fascicolo in formato word cliccando su borghese.zip

Prefazione

del Prof. Augusto Sinagra
 

Con questa rievocazione della figura e delle azioni militari e politiche del Comandante Junio Valerio Borghese, riprendono le pubblicazioni della Collana rievocativa di quelle figure e di quegli eventi che, pur avendo caratterizzato la storia del secolo scorso dal 1919 e dal 1940 e ancora dal 1943 e poi dal dopoguerra, hanno subito non solo l'ostracismo e l'oblio, ma anche la diffamazione e la menzogna di una classe politica che è stata capace di connotare di violenza morale e di mendacio quella stessa democrazia – o quel regime pretesamente democratico – della quale assumeva di essere portatrice.
I brogli elettorali del referendum istituzionale del 1946 ne sono un esempio eclatante.
E ciò va detto anche da parte di chi, come me, pur nel rispetto dei meriti storici della Casa di Savoia, non nutre sentimenti monarchici.
L'oblio, l'ostracismo e la menzogna contro figure nobilissime della storia d'Italia del 1900 sono stati anche opera di una generalizzata classe di intellettuali indifferente al colore della camicia, proni verso il potere, pronti all'opportunismo, che prima di tradire gli altri ha tradito se stessa.
Questa meritoria Collana di pubblicazioni, curata dal Circolo Territoriale “Tiburtino-Portonaccio”, offre oggi una limpida ricostruzione della vita e dell'azione del Comandante Borghese restituendo a Lui, pur in misura insufficiente rispetto ai meriti, quel che la verità storica gli ha sempre negato.
Il Comandante Borghese non fu fascista; Egli fu innanzi tutto e sopra ogni altra cosa un Italiano. Fu essenzialmente un Soldato il cui senso dell'onore, unicamente rivolto alla difesa della Patria, non gli consentiva di prendere politicamente posizione per una parte o per l'altra.
Se la sua decisione fu quella di combattere per la Repubblica Sociale Italiana (e fu la decisione più difficile perché presa nella consapevolezza della sconfitta), ciò fu non per adesione al Fascismo repubblicano o per obbedienza a Mussolini, bensì perché in quella scelta il Comandante Borghese vide gli interessi morali e materiali della Patria che andavano difesi; sempre e comunque.
Tutto questo è testimoniato dall'intera storia – che fu un'epopea – della X Flottiglia MAS, poi divenuta Divisione Decima: dalla difesa degli impianti industriali della Fiat a Torino contro i tedeschi, alla disperata difesa delle Regioni italianissime dell'Adriatische Kusterland avversata anche dal Maresciallo Graziani e dal Governo repubblicano; dai combattimenti sanguinosi ad Anzio e Nettuno del Battaglione “Barbarico”, alla strenua resistenza sulla “Linea gotica” per contrastare l'avanzata delle soverchianti armate anglo-americane.
Non in nome del Duce, ma in nome degli interessi della Patria: quelli consegnatici dal Comandante Borghese in quello che apre questa pubblicazione: “ Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà; e allora l'evento storico non incide che materialmente, se pure per decenni.
La resa e il tradimento hanno invece incidenze incalcolabili che possono gravare per secoli sul prestigio di un popolo, per il disprezzo degli alleati traditi e per l'eguale disprezzo dei vincitori con cui si cerca vilmente di accordarsi.
Non mi sembra che tali ideali e convincimenti abbiamo un'impronta fascista. Appartengono al patrimonio morale di chiunque”.

Quel disprezzo che ci fu giustamente rivolto dal Generale Eishenauer (poi Presidente degli Stati Uniti d'America) che avvertì, però, il dovere morale di rendere pubblicamente onore e riconoscimento ai militari della Repubblica Sociale Italiana. E' così che si spiega il rispetto e la fiducia manifestati al Comandante Borghese dallo stesso governo monarchico del Sud che nella gloriosa Divisione Decima intravide il disperato tentativo di conservare al corpo della Patria le italianissime regioni istriane e dalmatiche.
E' così che si spiega l'incredibile evento che vide il Comandante Borghese, dopo il 25 aprile 1945, percorrere solidariamente e in piena uniforma militare e nel generale rispetto, le strade della Città di Milano devastata non materialmente ma moralmente dalla empia violenza dei vincitori; quella violenza che ebbe il 28 aprile 1945 a Piazzale Loreto la sua più oscena celebrazione.
Al Comandante Borghese e a tutta la Divisione Decima va il ricordo grato e commosso di chi di Lui sente di condividere i sentimenti e l'onestà profonda.

Prof. Augusto Sinagra
 

Junio Valerio Borghese