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 RODOLFO  GRAZIANI     

di Giuseppe Rossi

 
Prefazione
Dalla nascita al 9 giugno 1940
L'Italia in guerra
Graziani nella R.S.I.
Graziani prigioniero
La ricostruzione ed il M.S.I.

 
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La ricostruzione ed il M.S.I.

Alla fine del processo, messo in libertà, dovette da subito dedicarsi alla ricostruzione del suo patrimonio finanziario, sminuito da rapine e devastazioni di ogni genere; riuscendovi in poco tempo, grazie anche all'aiuto di alcuni fedeli amici.
Il suo carattere volitivo e la sua forte personalità non potevano estraniarsi dalla situazione politica che regnava nella Penisola. Fu così che divenne il Presidente della Federazione Nazionale dei Combattenti Repubblicani, che raccoglieva, a scopi di pura e semplice assistenza, i soldati superstiti della R.S.I. , i cui soci si trovavano in difficoltà finanziaria in quanto esclusi dalle associazioni ufficiali, nelle cui file erano stati fatti entrare invece tutti gli “altri combattenti” racchiusi nell'Art. 16.
Ma, da un lato il Governo, dall'altro i partiti politici, gelosi e timorosi di vedere risorgere una personalità così ancora popolare come quella di Graziani, fecero di tutto per farne fallire l'opera.
Si arrivò addirittura al paradosso allorchè il Ministro della Difesa, on. Pacciardi, emanò un decreto che, riportandosi ad una vecchia legge fascista, toglieva a Graziani le Medaglie al V.M., il distintivo di mutilato, ecc.
La lettera di risposta, potentemente sarcastica, terminava con le seguenti parole: “[…] radiate pure dai ruoli autentici soldati che alla Patria offrirono tutta la loro vita; cancellatene pure i segni del valore, delle ferite, delle mutilazioni; privateli dei diritti civili, politici e umani; togliete pure loro ed alle loro vedove ogni diritto di pensione; metteteli in una parola alla fame, e, peggio ancora, alla disperazione: ma per carità di questa stessa Patria alla quale essi fecero olocausto di ogni bene, smettete voi di esserne, proprio voi, il Ministro della Difesa.”
Nel mese di marzo del '52 il Maresciallo, impiegando il suo prestigio, riusciva ad ottenere che tutte le varie associazioni di combattenti si raccogliessero sotto il suo patrocinio per svolgere un'azione coordinata. Si arrivò così il 29 dello stesso mese al Patto di Cassino, concluso presso la storica Abbazia in ricostruzione.
Anche continuando a rimanere al di fuori e al di sopra di ogni parte, estraneo alla politica militante per la quale, del resto, non era affatto portato, e deciso ad occuparsi solo dei combattenti, era purtroppo circondato dallo sciocco timore governativo e dall'odio cieco dei partiti antinazionali, i quali non tralasciavano un'occasione per insultarlo.
Fu così che maturò l'idea di prendere parte diretta nella politica portandovi il peso della sua enorme popolarità: ed il 15 ottobre chiese la tessera del Movimento Sociale Italiano entrandovi come semplice iscritto. Era tuttavia difficile, con il prestigio che lo circondava, che non divenisse punto di riferimento del partito.
Tanto era il suo carisma, che utilizzò la sua autorevole parola riconciliatrice per impedire la secessione di alcuni gruppi dell'Italia settentrionale. Ma le sue buone intenzioni furono ben presto travisate ed ostacolate: annoiato, accennò anche al ritiro, ma la sua figura, di importanza nazionale ed internazionale, doveva rimanere al di sopra di beghe di partito.
Il M.S.I., temendo di perdere un punto di forza, lo convinse ad accettare la presidenza onoraria del movimento, insieme con il comandante Borghese. Ogni sua partecipazione in pubblico si tramutava in un bagno di folla entusiasta.
Nei primi giorni del gennaio del 1954 si svolse a Viareggio il IV congresso nazionale del M.S.I. ed il Maresciallo, in qualità di Presidente onorario del movimento, inviò un suo messaggio che tracciava quella che sarebbe dovuta essere la linea politica generale da seguire e gli obiettivi su cui puntare al fine di rilanciare il movimento.
Purtroppo il nobile messaggio, a lungo studiato, che conteneva la sintesi della sua lunga esperienza, destò pochissima impressione fra i congressisti, preoccupati solo della imminente elezione per il comitato centrale del partito. In sintesi, Graziani indicava, come scopo supremo da conseguire, la profonda modifica della Costituzione ciellenista, la quale, con il suo regime di partiti, rendeva penosa e artificiosa la vita politica dell'Italia.
Ma molti si trovavano ottimamente nel regime della partitocrazia che concedeva ad essi, come deputati e senatori, una condizione assolutamente eccezionale sia economicamente, sia giuridicamente, quali privilegiati posti al di sopra di ogni legge. Perciò apparve estremamente inopportuna e inattuale l'idea di Graziani di una lotta per una nuova Costituzione.
Il Maresciallo, resosi conto dello stato d'animo del partito, così differente dal suo, si ritrasse dalla vita del movimento e, in generale, dalla vita cosiddetta politica. Lo attrasse molto, durante l'ultimo periodo della sua vita, lo studio della difesa dell'Europa, come si presentava dopo la conclusione del Patto Atlantico, e i nuovi scenari di una nuova ipotetica guerra.
Sulla difesa europea il suo studio fu lungo e laborioso: egli possedeva una grande e completa documentazione e si teneva quotidianamente al corrente della situazione e degli avvenimenti in modo particolare per il problema militare, che naturalmente lo attraeva di più.
Secondo il Maresciallo Graziani, “per fare un Esercito europeo, occorrevano degli eserciti nazionali efficienti dai quali trarre Divisioni e Corpi d'Armata da raccogliere in unità superiori internazionali. […] naturalmente, se si potesse creare un' Esercito realmente europeo, composto da Germania, Francia, Italia, Benelux, si potrebbe […] sfidare un eventuale attacco russo con la certezza di poterlo respingere vittoriosamente.”
Sul finire del novembre del '54 Graziani cominciò a sentirsi male e dopo una serie di accertamenti medici subì anche un'operazione che fece emergere complicazioni inattese.
Alle ore 06.00 del mattino dell'11 gennaio 1955 si spense l'eroe di tante battaglie, punto di riferimento per milioni di combattenti e non. Le sue ultime parole furono: ”se questa è la mia ora, vado sereno al giudizio di Dio, perché ho sempre fatto il mio dovere.”
Il feretro fu composto nella bara secondo il suo ultimo comando: vestito della sdrucita sahariana, chiuso nel suo pastrano, che aveva conosciuto le tappe del suo viaggio terreno. Al suo funerale partecipò una folla così enorme che era impossibile avvicinarsi alla chiesa.
Nessuna propaganda era stata fatta per invitare la popolazione ad assistere: il tutto si era svolto nella massima spontaneità. Lungo il percorso del corteo funebre da Roma ad Affile intere popolazioni si riversarono nelle strade per dimostrare il loro rispetto per la memoria del grande Soldato d'Italia.
Le autorità politiche avrebbero voluto sabotare la cerimonia e la dimostrazione, come avevano fatto in cento altre occasioni.
Ma questa volta non osarono……
 

 

Il maresciallo osserva la medaglia spagnola del Patimento per la Patria inviatagli dal generale Millan-Astray, fondatore del Tercio, quando il governo italiano gli revocò le decorazioni
Il maresciallo osserva la medaglia spagnola del "Patimento per la Patria" inviatagli dal generale Millan-Astray, fondatore del Tercio, quando il governo italiano gli revocò le decorazioni
Il Tricolore, il medagliere ed il berretto di Maresciallo durante l'estremo viaggio
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