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 ETTORE  MUTI     

di Enrico Mancini

 
“La mattina del 25 maggio 1915, allo scoppi della guerra, un aereo sorvolò Ravenna… Pensammo fosse dei nostri. Era, invece, austriaco. Vidi i colori sotto alle ali e nello stesso tempo due oggetti argentati che cadevano sulla città. Erano due bombe… Me la legai al dito e giurai che li avrei vendicati. Ed ora eccomi qua. Con le due bombe da far ingoiare agli Austriaci.”

Ettore Muti

 

Prefazione
I primi anni - In fuga verso il fronte
La questione di Fiume
La guerra d'Etiopia
Legionario di Spagna
Dalla segreteria del P.N.F. ai primi anni di guerra
Verso la fine - parte I
Verso la fine - parte II

 
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I primi anni

Ettore Muti nacque a Ravenna il 22 maggio 1902 da Cesare, impiegato comunale e dalla contessa Celestina Corradini. I primi anni Ettore li visse nel mezzo di agitazioni e scioperi, che probabilmente conculcarono in lui l'aiuto verso i deboli ed i meno fortunati. Sia d'esempio questo episodio. All'età di 7 anni il padre gli regalò un paio di scarpe nuove. Il giorno dopo Ettore ne chiese un altro, al che la madre volle sapere se quelle non erano più di suo gradimento. Le aveva regalate ad un suo amico, perché ne aveva bisogno. -“Se ne aveva bisogno hai fatto bene, ma perché proprio quelle nuove?” – Rispose – “Ho pensato che nuove non le avrebbe mai potute avere!”-.
La guerra di Tripoli – Ettore aveva 9 anni – fu l'evento che più di tutti lasciò traccia nel suo animo. Ogni volta che vedeva un soldato o una truppa, ne restava affascinato.
Allo squillo della tromba della vicina caserma, con un balzo si precipitava alla finestra per vedere le truppe passare. Alcune mattine, scendeva in strada e si affiancava all'ufficiale che spesso l'encomiava: “Chi rispetta la bandiera da piccolo, la saprà onorare da grande”.
 

In fuga verso il fronte

Benché ci fosse la guerra, a Ravenna la situazione era abbastanza tranquilla. Lo stesso non può dirsi per l'anno successivo. Nel 1916, in seguito alla Battaglia degli altopiani, ingenti furono le perdite.
A Ravenna era un andirivieni di convogli carichi di feriti. Ettore rimase colpito da ciò; meditò una fuga per raggiungere il fronte e partì. Aveva appena 14 anni, ma alto e robusto era riuscito ad ingannare i militari. Fu ritrovato e riportato a casa dai Carabinieri, dopo esser stato in prima linea ed aver conosciuto il generale Cadorna che, innanzi alla truppa schierata disse: “Questo è Ettore Muti. E' scappato di casa per fare la guerra contro gli Austriaci. Sentirete parlare di lui. Ricordatevi che basterebbero venti di questi ragazzi per vincere tutte le guerre”.
Se ne stette un anno a casa, apparentemente tranquillo, a preparare un nuovo piano di fuga. Nel giugno del 1917 partì di nuovo, procuratosi dei documenti falsi che attestassero la maggiore età. Fu così accolto nel VI Reggimento di Fanteria, entrando a far parte della Brigata Aosta. Inutile dire che anche qui si distinse subito per le sue imprese.
Nello stesso anno, in Italia prendeva piede il disfattismo. In Parlamento i socialisti arrivarono al punto di dire: “Se dovessero arrivare qui i Tedeschi, ben vengano: li accoglieremo come fratelli!”. E fu sempre in quel periodo che nacquero i battaglioni d'assalto degli Arditi, di cui Ettore entrò subito a far parte. Visse direttamente l'azione di Col Beretta e la Battaglia del Piave. A merito delle sue gesta, il suo petto iniziava a tingersi d'azzurro.
Fu costretto a tornare a casa dai Carabinieri, venuti a conoscenza della sua minore età, quando le nostre gloriose truppe stavano per entrare a Trieste.