Dai libri polverosi

 

MALATTIE

                 (Dal Bonu: su Tonara, 1935)

 

 

Premesso che il clima è rigido d'inverno ed ottimo d'estate (1), e che le acque sono generalmente di tutta bontà (2), molti a Tonara arrivano alla decrepitezza (3)

“Le malattie più frequenti sono i dolori laterali per le quali molti muoiono nell'età più verde. La  popolazione è pessimamente servita nel rispetto sanitario perchè non si hanno nè medici nè chirurghi di abilità. I flebotoni suppliscono, e sarebbe meno male che mancassero anche questi”

Cosi scriveva il Casalis  nel 1850.

 

(1) Il freddo supera anche gli otto gradi sotto zero ciò che fa durare la neve per varie settimane nell’abitato e per molti  mesi sulle vette dei monti circostanti. Il paese a d'estate è un'amena località di villeggiatura; piccole zone malariche sono gli avvallamenti di  Monte 'e Corte  e di Sa Codina.

(2) Si deve eccettuare l'acqua calcare di Morù (rione dl Toneri) la quale pare che produca il gozzo come constatò il Casalis. Le donne sopra tutto, che negli altri rioni ne sono comunemente esenti, quando per ragioni di matrimonio o di servizio vivono in Toneri e bevono dell’acqua di quella fonte, contraggono l’infermità. Agli abitainti di Toneri si dava perciò il nomignolo di “ùtturu mannu”(gola grossa); io vi conobbi una vecchia, il cui gozzo  era voluminoso quanto la testa d'un bambino.

(3) Fu tra il 1830 e il  1832 che morirono due  individui più che centenari. Attualmente molti si avvicinano ai 90 anni. I più longevi sono i pastori, che d'inverno stanno nella pianura col gregge, i rivenditori ambulanti e i boscaioli, che trascorrono i mesi più rigidi nei paesi di clima mite.

 

 

                                      SA MUSICA

                           (da “Tradizione e modernità a Tonara” di Giusppe Tore, 1928)

 

Nelle vigilie di S. Giovanni Battista, di S. Pietro a della Vergine Assunta, si usa fare come si è già accennato un divertimento speciale, che non si fa in altro paese: sa musìca.

Il giovane the ha intenzione di fare sa musìca a una giovane, cerca la compagnia dei suoi coetanei e due o tre poeti dialettali. Tutta la compagnia si reca dopo 1'imbrunire alla porta della casa d' abitazione della ragazza prescelta, e i poeti si accingono all'opera col loro canto improvvisato, accompagnato dal coro della compagnia. Uno dei poeti sostiene la parte del giovane che chiede la ragazza, l' altro sostiene la parte della ragazza o dei genitori. Il canto a lungo a viene iniziato dal poeta che fa la parte del giovane richiedente.

Dopo tante risposte evasive, quasi di rifiuto, di disprezzo seguito da bisticcio, ecc. finalmente si conclude per il matrimonio, facendo, nel canto stesso, i nomi dell'uno e dell' altro, e la comitiva parte. Durante il canto non si fa che bere a spese di colui per il quale si fa sa musica, e il bere continua anche dopo. I poeti sono pagati dall' interessato.

Ma sa musica non termina qui. Nella domenica successiva lo stesso giovane, per conto del quale si fa sa musìca, con la medesima compagnia, si reca dalla ragazza, la quale lo aspetta già, e le consegna dei regali: un pacco di torrone, un fazzoletto per testa, alcuni moccicchini, ma spesso anche delle chicchere  per un valore non indifferente. Il giovane siede accanto alla ragazza, e i genitori di questa fanno un buon trattamento, invitando gl' intervenuti a bere il caffè, vini, liquori, dolci, ecc. I poeti riattaccano il loro canto improvvisato, rinnovando richieste a risposte in modo da far divertire, ora disprezzando il giovane ora la ragazza, finchè si conchiude sempre con 1'accordo per il matrimonio.

Questo modo di divertirsi non forma nessun impegno neppur lontano per il matrimonio, anzi si sa che non riesce quasi mai. Però, quando un giovane fa iniziare sa musica, è tenuto a terminarla, presentandosi alla famiglia della ragazza, insieme alla compagnia, nella domenica successiva, perche altrimenti verrebbe ritenuta un' azione offensiva.

Per ragioni economiche, forse, il divertimento de sa musìca non si fa piu da qualche anno.