LA STORIA, LE LEGGENDE ED I RINVENIMENTI

ARCHEOLOGICI

 

Il paese ha origini antichissime e probabilmente era già abitato nel neolitico ma nellimmaginario collettivo la storia delle origini  talvolta viene trasfusa e spesso le notizie storiche si confondono con i miti e le credenze popolari.

Nella grotta di Ucca e drò (la bocca del drago) così suggestiva anche se inesplorata, la credenza popolare faceva abitare le "Gianeddas", piccoli esseri femminili con poteri soprannaturali. Si diceva che i Gianeddas pettinandosi i lunghi capelli color del sole, coprissero  il paese con una pioggia  di monete d'oro. Ma quando una di esse venne rapita per impossessarsi dei suoi tesori, le janas maledissero la comunità e nessuno le vide più. Da allora terribili carestie si abbatterono sulla popolazione, e molti bimbi morirono ancora in fasce. Secondo la credenza popolare il vento che sibilava tra le rocce dello strapiombo di Su Toni altro non era che la voce stridula di quegli esseri.

Sul colle di Su Nuratze si ergeva, in passato, una solitaria torre nuragica, risalente alla civiltà delle Tholos. Si trattava probabilmente di un avamposto d'avvistamento sulle vallate che era servito alle popolazioni preistoriche per gli avvistamenti dei nemici lungo le valli dell'Isca e di Bau Codina dove passavano le antiche strade che conducevano a questi impervi luoghi della Barbagia. Della torre nuragica  oggi scomparsa non esiste più nulla. Fino a qualche tempo fa ne restava qualche traccia nelle fondamenta circolari.  Forse venne inghiottita dalle fornaci di calce (I forros de cartzina) che utilizzarono i massi calcarei del monumento megalitico. Recentemente, una campagna di scavi ha consentito di riportare alla luce le fondamenta di alcune capanne nuragiche.

Dalla cima del colle Su Nuratze, con lo sguardo si può seguire il corso del rio Pitzirimasa che nasce dalle vette di Ghenna e'Frores  e scende a valle confluendo con il rio Bauerì nel punto ove è celato con i suoi segreti, sotto spesse coltri di pietra avvolte dal muschio, il villaggio di "Idd'intr'errios" (letteralmente paese tra i fiumi). Nellarea, intorno all'anno '900 furono ritrovate stoviglie e monete romane. Il villaggio di Idda intro errios, distante dallabitato non più di 4 km., è raggiungibile attraverso un vecchio sentiero. Poco distanti da Idda intro Errios, nelle località Gonnalè e Troccheri, furono rinvenute tracce, ancora parzialmente visibili, di antichissimi villaggi. Più di 5000 anni fa, nella montagna su cui sorgevano i rioni dell'attuale Tonara hanno vissuto e sepolto i loro morti comunità preistoriche della cultura di San Michele di Ozieri. Alcune ceramiche ed altri reperti del neolitico appartenenti a questa cultura che ha caratterizzato la preistoria sarda per circa 8 secoli, dal 3300 al 2480 a.C., ma anche testimonianze di un più tardo uso, nel bronzo antico, da parte di comunità della cultura di Bonnannaro, sono state trovate a Pitzu è Toni in una grotticella funeraria a nord del paese come afferma lo storico ed archeologo sardo G. Lilliu.  Domus de janas sono presenti anche a Martì, a circa cinquecento metri dal paese, sul versante di Sa Codina. La tomba ipogeica di Martì fu riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

La tomba ipogeica di Martì, chiamata "Su forreddu 'e Gianas", si apre scavata artificialmente in un conglomerato quarzoso e  mostra nell'atrio più fossette pavimentali per offerte votive. A ponente del paese a circa un quarto d'ora, nel luogo detto Perdas-Lobadas, scavando furono trovati vari oggetti di archeologia, e diverse monete; poco distante dal paese, nella regione detta Santu Leo, si rinvennero vestigia di antiche mura.

Rivestono anche un certo interesse storico i  muri delle abitazioni del vecchio rione  di Ilalà, abbandonata poco prima della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre nel rione di Toneri, si possono ancora osservare  i resti dell'antica chiesa parrocchiale di S. Anastasia. Spiccano infine, lungo le strade principali del paese le sculture di Pinuccio Sciola.