I mutos ed i gotzos
Particolari espressioni poetiche tipiche tonaresi, comuni tanto alla Barbagia di Belvì
quanto del Mandrolisai, sono i mutos ed i gotzos. I primi
sono dei componimenti poetici di lunghezza variabile perlopiù improvvisati in
occasione delle feste, dei matrimoni o anche durante le serenate in nottes
de lugore (nelle notti di luna
piena), con l’accompagnamento della diatonica o della
fisarmonica. I mutos sono composti da versi di otto sillabe ciascuno. I
versi sono chiamati pes, cioè piedi. La prima parte de su mutu
è chiamata s’isterrida (prefazione).
In essa il poeta tratta i temi più diversi. La seconda parte, quella che entra
nel vivo del tema poetico, è invece chiamata s’ammantu che letteralmente
significa "la copertura". In pratica tutti i versi de s’ammantu
rimano con quelli de s’isterrida con la particolarità che il primo verso
de s’ammantu rima con l’ultimo de s’isterrida, il secondo con il
penultimo e cosi via a ritroso. Si capisce che improvvisare unu mutu di
venti o trenta pes diventa uno sforzo poetico e mnemonico davvero
notevole.
I Gotzos sono invece dei componimenti poetici composti da sei
strofe di ottonari a rima baciata con concatenazione A – B e con l’ultimo
o il penultimo verso che rimano sempre con il ritornello composto da due versi
di ottonari. Anche i gotzos si cantano, con l’accompagnamento
della fisarmonica o della diatonica e vengono generalmente improvvisati. Il
contenuto dei gotzos, che sono di derivazione spagnola e che originariamente
erano composizioni con tema religioso, è di scherno o di invettiva. Sono assai
noti i gotzos composti durante il carnevale, gotzos de coli coli,
per sbeffeggiare i potenti o per mettere alla berlina situazioni paesane in
qualche modo insolite.