Torna alle RISORSE MEDICHE di AL9000

Torna alle SCHEDE di AL9000   

PROCREAZIONE  ASSISTITA:

considerazioni bioetiche e scientifiche

Vai alla HOME PAGE di AL9000

 

"Vi sono amatori del genere umano

che piangono sui bambini denutriti di tutto il mondo,

e poi ammazzano i loro prima di vederli nascere"

 

 

(F. Cardini)

 

La procreazione medicalmente assistita è oggetto di accese discussioni e di forti, radicali contrasti di posizioni. I problemi etici che essa solleva vengono agitati e discussi, con intensità e frequenza, non soltanto nei convegni e nelle pubblicazioni di carattere scientifico (medico, biologico, filosofico, bioetico, giuridico) e religioso, ma anche, e spesso con grande risalto, sulle pagine della stampa di grande informazione.

 

La ricerca di cure per l’infertilità è passata dai primi tentativi di inseminazione artificiale,  realizzati alla fine del XVIII secolo, alla nascita nel 1978 in Gran Bretagna di Louise Brown, la prima neonata concepita mediante fecondazione in vitro (cioè, in provetta). Questa nascita, risultato di anni di ricerca dell’embriologo P. Edwards e del ginecologo P. Steptoe, ha rappresentato il punto di partenza di una nuova era nel settore della medicina della procreazione umana: per la prima volta si disponeva di un mezzo per porre rimedio alla frustrazione delle coppie infertili.

Contemporaneamente al diffondersi delle prime applicazioni della fecondazione in vitro in campo clinico, nel campo della ricerca sperimentale venivano messe a punto nuove e rivoluzionarie tecniche di manipolazione del materiale genetico. Come risultato dell’interazione di metodologie della genetica e della biologia molecolare, nasceva così l’ingegneria genetica. Questa ha favorito uno sviluppo tecnologico di portata inattesa il quale, a sua volta, ha accelerato il progredire delle conoscenze nel settore della ricerca di base.

Sono passati solo poco più di vent’anni dalla nascita di Louise Brown tramite FIVET (Fecondazione In Vitro E Trasferimento dell’embrione): attualmente in tutto il mondo i bambini nati grazie alla fecondazione in vitro sono più di duecentomila e tutti, ovviamente, sono nati non per frutto di un rapporto sessuale da parte dei genitori, bensì per unione di uno spermatozoo e di un ovulo incontratisi in provetta.

 

Oggi il linguaggio dei mass media tende a confondere tra loro termini quali inseminazione artificiale, procreazione artificiale, procreazione assistita, ingegneria genetica ecc. In realtà, siamo in presenza di realtà assolutamente diverse sia dal punto di vista scientifico che da quello etico.

Va innanzitutto ricordato che lo scopo di tutte le tecnologie riproduttive è quello di avvicinare e di favorire il contatto fra i gameti (ovulo e spermatozoo) di cui si sia precedentemente verificata la presenza e la funzionalità.

Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono fondamentalmente di due tipi: le inseminazioni e la fecondazione in vitro.

L’inseminazione è una tecnica mediante la quale gli spermatozoi vengono introdotti meccanicamente nelle vie genitali femminili; i tipi di inseminazione più in uso sono l’inseminazione artificiale (IA) mediante la quale gli spermatozoi vengono depositati nel collo dell’utero, l’inseminazione intrauterina (IUI) e quella intraperitoneale (IPI) che prevedono l’immissione degli spermatozoi rispettivamente nell’utero e nella cavità peritoneale.

L’inseminazione può essere realizzata con lo sperma del congiunto (IAC) oppure con quello di un donatore (IAD).

La metodologia della fecondazione in vitro e trasferimento di embrioni (FIVET) prevede: una stimolazione ovarica mediante trattamento ormonale, allo scopo di far maturare contemporaneamente più ovociti (nell’intento di aumentare l’efficacia complessiva della FIVET); la raccolta per aspirazione dal follicolo degli ovociti (operazione che viene compiuta in ambulatorio e sotto anestesia leggera); l’inseminazione degli ovociti con gli spermatozoi (25.000-100.000 spermatozoi per ovocita); l’incubazione a 37° della soluzione nutritiva contenente ovociti e spermatozoi per controllare se è avvenuta la fusione tra i due gameti e se le prime divisioni cellulari dello zigote  sono regolari; infine, dopo circa due giorni, il trasferimento nell’utero della futura madre di uno o più embrioni che, di solito, a quel momento, hanno raggiunto lo stadio a 8 cellule.

Dal 1992 è stata introdotta con successo una tecnica che modifica in modo più radicale il processo di fecondazione, poiché comporta una fecondazione in vitro mediante l’introduzione per microiniezione di spermatozoi direttamente nel citoplasma degli ovociti. La rapida diffusione della iniezione intracitoplasmatica di un singolo spermatozoo (ICSI) è dovuta anche al fatto che essa permette di utilizzare per la microiniezione gli spermatidi (precursori dei gameti maschili, prima del completamento della maturazione) al posto degli spermatozoi, dando così agli uomini sterili la possibilità di procreare senza dover ricorrere a un donatore di sperma.

Per ingegneria genetica s’intende una tecnica capace di apportare in una cellula, o in un organismo, caratteristiche genetiche che altrimenti non avrebbe. Con tale biotecnologia potrebbe essere possibile, per esempio, trattare alcune malattie ereditarie. In questo senso, l’ingegneria genetica non ha direttamente a che fare con la procreazione medicalmente assistita, perché non lavora per la produzione di embrioni. Se lavora sugli embrioni, è per modificarne il genoma sede di eventuali malattie. Negli ultimi tempi, tuttavia, questa tecnologia è stata usata (per lo più con disapprovazione generale) anche per la clonazione di embrioni.

 

La posizione cattolica sui problemi della procreazione ha un posto di grande rilievo nella vita civile italiana. La grande visibilità delle posizioni vaticane, la loro risonanza planetaria e la tradizione millenaria a cui si ispirano, rendono i dettami del Magistero della Chiesa di Roma l'ineludibile punto di partenza di ogni discussione sui temi della nascita. Questo vale soprattutto in Italia, anche se a volte le convinzioni della gente comune si sono mostrate in disaccordo con i precetti della gerarchia ecclesiastica (si pensi ai risultati.dei referendum sul divorzio e sull'aborto).

L'intervento della scienza nella regolamentazione delle nascite viene rifiutato in nome di un piano provvidenzialistico che sarebbe turbato dall'intervento di queste nuove tecniche procreative.

L'intangibilità dell'ordine naturale è intrinsecamente connessa con la non disponibilità della vita da parte dell'uomo: l'uomo riceve in dono la vita e non spetta a lui decidere se nascere, quando nascere, tantomeno quando morire.

 

Nella pratica abituale della FIVET non tutti gli embrioni prodotti vengono poi trasferiti nel corpo della donna: alcuni, definiti soprannumerari, vengono distrutti o congelati. Anche tra gli embrioni impiantati nella donna, alcuni vengono sacrificati per motivi eugenetici, economici o psicologici. Agendo in tal modo il ricercatore, anche se non ne ha la coscienza, si fa padrone del destino altrui, in quanto sceglie arbitrariamente chi far vivere e chi mandare a morte e sopprime esseri umani senza difesa.

L’anima non è una "cosa" che si trova "dentro" l’essere umano, ma il principio che ne permea la corporeità. A sostenere questa radicale unità, pur nella differenza, tra anima e corpo, valgono anche le parole di Tommaso d’Aquino: "L’anima ha l’essere sussistente, in quanto il suo essere, essendo al di sopra della materia, non dipende dal corpo. E tuttavia essa accoglie il corpo nella comunione di questo essere, così che è uno l’essere dell’anima e del corpo, che è poi l’essere dell’uomo. Se invece il corpo fosse unito all’anima mantenendo un proprio essere distinto, ne seguirebbe che l’unione sarebbe accidentale".

 

Essendo l’uomo persona fin dal suo primo istante, vale a dire dal momento della formazione dello zigote (ed essendo il corpo intimamente permeato dall’anima fin dal primo istante), la soppressione volontaria di un embrione è sempre e comunque da considerarsi gravemente contrario all’etica, proprio perché si tratta dell’uccisione deliberata di un essere umano innocente. Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito.

 

Al di là della inaccettabilità morale della soppressione volontaria dei moltissimi embrioni soprannumerari (che sono almeno l’80% degli embrioni prodotti) o del loro uso per sperimentazioni, vi sono altri problemi etici (e religiosi) sollevati dall’utilizzazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita. Di grande importanza, in tal senso, è la frantumazione antropologica e affettiva del legame sessualità-procreazione. La procreazione in vitro non prevede il rapporto sessuale tra coniugi e, nei casi di fecondazione artificiale eterologa, può coinvolgere altre persone estranee alla coppia (chi "affitta" l’utero, chi offre l’ovulo o il seme, ecc.).

Il legame sessualità-procreazione assicura un rapporto antropologico molto significativo per la coppia e per la società, legato al valore più sublime della vita: l’amore. La nascita di un bambino non può ridursi ad un significato puramente zoologico, non è solo un prolungamento della specie, non può prescindere dall’atto fisico sessuale tra i coniugi. L’inseminazione artificiale omologa può essere considerata lecita solo nel caso in cui si configuri come una facilitazione e un aiuto affinché l'atto coniugale raggiunga il suo scopo naturale.

La fecondazione artificiale eterologa, invece, è contraria non solo all’unità del matrimonio, alla dignità degli sposi ed alla vocazione propria dei genitori, ma anche al diritto del figlio ad essere concepito e messo al mondo nel matrimonio e dal matrimonio di due persone. Con questo tipo di biotecnologia si può, tra l’altro, andare incontro anche ad un altro fatto eticamente scorretto: un bambino nato in tale modo potrà avere tre genitori biologici e cioè chi dà l’ovulo, chi dà lo spermatozoo e chi affitta l’utero.

Anche se il genoma del bambino sarà costituito per metà dal patrimonio genetico di chi ha dato l’ovulo e per l’altra metà da quello di chi ha dato lo spermatozoo, non si può disconoscere che lo stesso bambino sarà biologicamente legato anche alla donna che ha affittato l’utero e che lo ha portato in grembo per nove mesi; tale donna sarà da considerarsi non come una semplice "incubatrice" umana, bensì come una vera e propria seconda mamma del bambino.

 

 

Per concludere, riporto il testo dell'articolo 42 del nuovo Codice di Deontologia medica:

"Le tecniche di procreazione umana medicalmente assistita hanno lo scopo di ovviare alla sterilità.

E' fatto divieto al medico, anche nell'interesse del bene del nascituro, di attuare:

a) forme di maternità surrogata;

b) forme di fecondazione assistita al di fuori di coppie eterosessuali stabili;

c) pratiche di fecondazione assistita in donne in menopausa non precoce;

d) forme di fecondazione assistita dopo la morte del partner.

E' proscritta ogni pratica di fecondazione assistita ispirata a pregiudizi razziali; non è consentita alcuna selezione dei gameti ed è bandito ogni sfruttamento commerciale, pubblicitario, industriale di gameti, embrioni e tessuti embrionali o fetali, nonché la produzione di embrioni ai soli fini di ricerca.

Sono vietate pratiche di fecondazione assistita in studi, ambulatori o strutture sanitarie privi di idonei requisiti.".

E' interessante evidenziare che il Comitato permanente dei Medici Europei, presa conoscenza di questa norma posta in materia di fecondazione assistita nel codice deontologico italiano, ha ritenuto di interesse generale la scelta italiana e ha deciso di porla, quindi, a base di una riflessione comune sul tema.

 

 

 

|   BACK     |     RISORSE   MEDICHE    |    HOME    |

 

 

 

Click Here!