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SPERIMENTAZIONI  SUGLI  EMBRIONI :

considerazioni bioetiche e scientifiche

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Una volta tutti noi eravamo così...

 

"Per quanto tu cammini,

ed anche percorrendo ogni strada,

non potrai mai raggiungere i confini dell'anima;

tanto profonda è la sua vera essenza"

 

 

(Eraclito di Efeso, ca 550-480 a.C.,

filosofo greco)

Prima di parlare di sperimentazioni sull'embrione, si dovrebbe capire chi o che cosa è un embrione umano, capire quando inizia la vita umana

Innanzi tutto va detto che l'embrione sin dal primo istante, quando cioè è ancora allo stadio di una sola cellula, presenta un genoma con una precisa individualità somatica.

 In secondo luogo, l'embrione umano sin dal primo istante si presenta assolutamente unico ed irripetibile. Ogni embrione umano è unico perché non esiste al mondo la possibilità che nasca un embrione identico a quello, non è mai esistito in passato uno identico a lui e non esisterà mai nel futuro uno identico a lui. In altre parole, ogni singolo embrione non ha alcuna possibilità statistica di essere riprodotto. Dal punto di vista antropologico, questo si può definire "dignità dell'uomo”.

Infine, l'embrione umano sin dal primo istante presenta la cosiddetta legge ontogenetica di sviluppo: tutta la storia biologica dell'embrione, tutto ciò che si formerà successivamente, è già dal primo momento presente in codice nel suo genoma. Dunque l'embrione non è definibile semplicisticamente come un essere umano in potenza: è un essere umano vero e proprio, che ha già in sé tutte le future potenzialità di sviluppo.

 

Nel luglio del 1984 il Rapporto della Commissione di Inchiesta sulla Fecondazione ed Embriologia, meglio conosciuto come Rapporto Warnock, stabilì che prima del quattordicesimo giorno dal momento della fecondazione l'embrione non può essere considerato un individuo biologico.

Le motivazioni addotte riguardano il fatto che solo il 14° giorno si ha il completamento dell'impianto e che solo verso il 14° giorno si evidenzia la comparsa della "linea primitiva" (che indicherebbe l'avvenuta differenziazione tra le cellule dell'embrione vero e proprio e le cellule che invece formeranno i tessuti placentari e protettivi).

Ciò non è scientificamente fondato, ma è ideologicamente legato a filosofie di convenienza: infatti, se l'embrione fosse (come ritengo giusto) da considerarsi vita umana sin dal concepimento, allora non sarebbero ammissibili né la procreazione artificiale (che spreca molti embrioni) né la pura sperimentazione sugli stessi, e questo avrebbe gravi ripercussioni economiche sul mercato della procreazione assistita e in qualche modo forse frenerebbe anche la ricerca scientifica.

Inoltre, pensare che l'embrione è vita umana soltanto dopo il quattordicesimo giorno, equivarrebbe a sostenere che l'uomo è un uomo soltanto perché ha un cervello: anche questa teoria è un astratto filosofico e non un dato sperimentale e quindi non è corretta dal punto di vista scientifico. Se poi l'uomo fosse da considerarsi uomo soltanto per il suo cervello, allora si rischierebbe di riconoscere come uomini soltanto gli individui che hanno una certa capacità di pensiero e non sarebbero più degne di rispetto le persone con un grave deficit mentale congenito o derivante da malattia.

L'essere umano è da rispettare, come una persona, fin dal primo istante della sua esistenza, e il primo istante dell'esistenza di un uomo coincide con il concepimento. Dal momento in cui l'ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto.

 

Certamente nessun dato sperimentale può essere di per sé sufficiente a far riconoscere un'anima spirituale. Va accuratamente bandita ogni rappresentazione spaziale del rapporto dell’anima rispetto al corpo. L’anima non “abita” il corpo o il cervello di un uomo come un manovratore l’abitacolo del proprio automezzo; e neppure ne costituisce il nucleo interno, come il nocciolo di una pesca sta in mezzo al frutto: nei casi suddetti (manovratore-automezzo e nocciolo-pesca) abbiamo due “cose” che, per quanto unite, stanno ognuna a sé. L’anima ed il corpo, invece, sono compenetrate, inscindibili; sono due principi costitutivi di un unico essere, l’una come energia determinante e strutturante, l’altro come materia determinata e strutturata.

Secondo questa concezione, piuttosto che il nocciolo della pesca, l’anima sarebbe ciò per cui il frutto in questione è una pesca invece che un’altra cosa.

Questa essenza spirituale, che siamo abituati a chiamare anima, non è dunque isolabile con metodi scientifici; tuttavia, le conclusioni della scienza sull'embrione umano forniscono un’indicazione precisa per discernere razionalmente una presenza personale fin dal primo comparire di una vita umana. Pertanto, il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote (cellula derivante dalla fusione dei nuclei dei due gameti), esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. 

Dovendo essere trattato come persona, l'embrione dovrà anche essere difeso nella sua integrità, curato e possibilmente guarito, come ogni altro essere umano nell'ambito dell'assistenza medica e chirurgica.

Gli interventi terapeutici sull'embrione umano sono leciti a patto che rispettino l'integrità dell'embrione, che non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale.

Ritengo invece eticamente inaccettabile che un embrione vivo, proprio in quanto "persona" fin dal suo primo istante di vita, possa essere sottoposto a qualsiasi tipo di sperimentazione non terapeutica per l'embrione stesso, laddove per sperimentazione si intende qualsiasi ricerca in cui l'essere umano (e nella fattispecie l'embrione) rappresenta l'oggetto mediante il quale o sul quale si intende verificare l'effetto, sconosciuto o ancora non ben conosciuto, di un dato trattamento.

A mio modo di vedere, nessuna finalità, pur in se stessa nobile (come ad esempio la previsione di una utilità per la scienza o per altri esseri umani o per la società), può in alcun modo giustificare la sperimentazione sugli embrioni o feti umani vivi, nel grembo materno o fuori di esso. Il consenso informato non può essere in questo caso concesso dai genitori, i quali non possono disporre né dell'integrità fisica né della vita del nascituro.

Trasferimento di embrioni congelatiUsare gli embrioni come oggetto o strumento di sperimentazione rappresenta dunque un delitto nei confronti della loro dignità di esseri umani che hanno diritto allo stesso rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona umana. La prassi di mantenere in vita degli embrioni umani, in vivo o in vitro, per scopi sperimentali o commerciali, è del tutto immorale, del tutto contraria alla dignità umana.

Solo nel caso di terapie sperimentali impiegate a beneficio del singolo embrione stesso, allo scopo di salvare in un tentativo estremo la sua vita (e in mancanza di altre terapie valide), può essere lecito il ricorso a farmaci o procedure non ancora del tutto convalidate.

 

 

 

Links alle banche dati sul genoma umano

 

 

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