ELVIS   PRESLEY

(Tupelo, Mississippi 1935 - Memphis, Tennessee 1977)

 

 

ElvisCantante e chitarrista statunitense , imparò da autodidatta a suonare la chitarra e mise in luce il suo talento vocale nelle cerimonie religiose e nelle assemblee revivaliste, raccogliendo un forte seguito tra gli appassionati del genere country and western.

La fusione tra le sonorità rurali, le influenze del rhythm and blues nero e il nuovo stile del rock 'n' roll lo resero in breve tempo popolarissimo. Le suggestive ballate romantiche e la presenza scenica fortemente erotica ne fecero uno dei primi idoli di massa della cultura giovanile statunitense. A migliaia ne imitarono lo stile, le movenze e la gestualità (e ancora oggi, la memoria di Elvis è oggetto di una vera e propria venerazione da parte di milioni di fans sparsi in tutto il mondo).

Tra i molti successi si possono ricordare Love Me Tender, All Shook Up e Don't Be Cruel.

Egli ha inoltre recitato in numerosi film, molti dei quali musicali.

 

 

MORTE NATURALE O SUICIDIO?

 

16 agosto 1977, ore 14:30: Ginger Alden non riesce a trovare Elvis nella villa. Prova a vedere se è in bagno.

Un urlo: il cantante è disteso in terra, privo di sensi, il viso congestionato. All'urlo di Ginger arriva trafelato David, una delle guardie del corpo. Si rende subito conto della tragedia: sul pavimento, tre buste gialle (quelle delle "dosi") vuote, tre siringhe usate più altre sei pillole sparse.

È chiaro: Elvis ha voluto prendere tutti in una volta i "farmaci" che di solito assume in tre riprese; in più vi ha aggiunto della codeina.

Arrivano altri dell'entourage e il dottor Nichopoulos, suo medico personale. Ogni tentativo di rianimazione risulta vano.

Il corpo ormai esanime di Elvis viene trasportato di gran fretta al Baptist Memorial Hospital, Trauma Room n. 1.

David racconterà di aver intravisto Elvis nudo, disteso su di un tavolo di metallo, con un incisione che andava dalla gola all'addome, "forse per un massaggio cardiaco".

Il dottor Muirhead effettua una lavanda gastrica per vuotare lo stomaco. L'infernale miscuglio di droghe che rinviene denuncia chiaramente, se ve ne fosse ancora bisogno, la motivazione suicida del gesto.

Lo stesso pomeriggio Vernon Presley, padre di Elvis, chiede che l'autopsia abbia carattere "privato", il che vuoI dire, per una legge statale, che i particolari potranno rimanere segreti per cinquant'anni.

L'autopsia, cui parteciperanno dieci medici, ha inizio alle 17:30 esatte dello stesso giorno, e si conclude in tre ore.

Dopo le prime dichiarazioni sommarie alla stampa, Nichopoulos - portavoce dell'équipe - annuncia ufficialmente dai teleschermi che Elvis Presley è morto "per aritmia cardiaca".

L'emozione suscitata nel 1926 dalla morte di Rodolfo Valentino apparve subito un evento sbiadito rispetto a quella destata dall'improvvisa scomparsa di Elvis Presley. Negli Stati Uniti e nel resto del mondo milioni di teen-agers che si riconoscevano in quell'idolo rimasero attoniti. Vi furono scene di disperazione e di isterismo, qualche tentativo di suicidio.

 

 

Elvis a 3 anniL'8 gennaio del 1935, sotto il segno zodiacale del Capricorno, nella minuscola abitazione di Old Santillo Road a Tupelo (Mississippi) la travagliata gravidanza di Gladys Presley s'era conclusa con un altrettanto difficile parto: qualche ora dopo Garon, nato già senza vita, era venuto alla luce Aaron Elvis.

Fu un'infanzia povera, sofferta. A sei anni il piccolo spasimava per una bicicletta, ma costava troppo. La madre, in compenso, gli comperò in un negozio dell'usato una chitarra per 12 dollari e 95 centesimi.

In breve tempo non più le "due ruote" ma le "sei corde" divennero la passione di Elvis, che rimaneva per ore ad ascoltare i gospels e gli spirituals che si cantavano nella chiesetta vicino casa.

A tredici anni si trasferì con tutta la famiglia a Memphis (Tennessee). Ormai appassionatosi alla musica, si mise a frequentare la zona di Beale Street, il centro vitale della "cultura nera" della città, dove s'incontravano e si esibivano i bluesmen di colore, cominciando a imitarli nel modo di cantare e nell'abbigliamento stravagante.

Nessuno in quel momento avrebbe puntato un cent sull'avvenire di quel ragazzotto che ostentava un enorme ciuffo imbrillantinato sulla fronte e s'era messo a fare il camionista vestendo in quel modo. L'America gretta e conformista degli anni Cinquanta non sembrava poter accettare "un bianco eccentrico come un negro".

Eppure i tempi stavano maturando. I giovani non aspettavano altro che di rompere definitivamente con "il vecchio".

Elvis aveva preso a cantare il suo "rock nero" impugnando la bandiera dell'anticonformismo, percuotendo le corde della chitarra con tale veemenza da farle saltare, accompagnando i suoi ritmi frenetici con tutto il corpo. Scrisse un giornale: "Dal bacino roteante di Elvis è nata la nuova Sinistra che ha spazzato via Eisenhower e il suo tempo".

"Se trovo un bianco con la voce di un negro guadagnerò miliardi di dollari!" aveva dichiarato qualche tempo prima Sam Phillips, un talent-scout. E appena ebbe ascoltato il disco che Elvis aveva inciso sborsando 4 dollari in un sottoscala, capì di aver finalmente trovato la gallina dalle uova d'oro.

Fu il primo contratto di Elvis.

 

Elvis "The Pelvis"I successi non tardarono a venire: That’s All Right Mama, Good Rockin' Tonight, Milkcow Blues Boogie, Baby Let's Play the House, Mistery train, e i primi posti nelle hit-parades per mesi.

Il 3 aprile del 1956 Elvis prese parte ad uno degli spettacoli TV più seguiti, il "Milton Berle Show": 40 milioni di spettatori assistettero entusiasti alle sue esibizioni. Nel mese di maggio il nuovo singolo Hearthbreak Hotel superò il milione di copie vendute.

 

All'apice del successo, il magico cantante rock avrebbe venduto complessivamente non meno di 500 milioni di dischi guadagnando, nei soli primi due anni, milioni di dollari.

Il cinema non mancò di occuparsi del nuovo fenomeno. Il primo di 33 film (1956) trascinò al successo definitivo l'omonima canzone Love me tender.

 

"Elvis the Pelvis" (Elvis il Bacino), come lo chiamavano per i piroettanti movimenti del bacino che accompagnavano le sue esibizioni, sembrava ormai un mito intramontabile. Fans invasati si assiepavano sotto il palco, ragazzine in delirio lanciavano gridolini isterici (e qualche indumento intimo) verso di lui, chiedendogli alla fine dell'esibizione di fracassare la chitarra e di sdraiarsi sul palcoscenico.

 

 

 

 

Graceland All'uscita del teatro la polizia riusciva a stento, con le guardie del corpo, a garantirne l'incolumità, mentre egli cercava di guadagnare la strada verso "Graceland".

Elvis aveva acquistato qualche tempo prima una chiesetta sconsacrata che sorgeva a Whitehaven, tre chilometri da Memphis, un edificio in stile coloniale circondato da un vasto parco: per l'appunto, Graceland.

In breve tempo e per qualche milione di dollari un nugolo di architetti l'aveva trasformata in una residenza sfarzosa, vero trionfo del kitsch: una reggia di ventitre stanze ornata da false colonne e da orribili fregi, con un arredamento chiassoso e pacchiano.

 

 

 

Finché giunse il giorno del servizio militare.

La recluta "Presley Elvis" fu destinata al Centro di Addestramento di Fort Hood, Texas, con il numero di matricola US-53310761 (evidentemente in occasione della visita militare non fu riscontrata quella ipertensione arteriosa che sarebbe in breve sopravvenuta).

Una recluta sui generis, con frotte di giornalisti che l'assediavano, sacchi di lettere di ammiratrici, ogni sua mossa sotto l'occhio dei riflettori. La libera uscita era un vero assedio, un penoso tormento che angosciava e intimidiva il già timido e introverso soldatino.

Doveva essere quello l'inizio del declino.

 

Elvis era sempre più preoccupato per la madre, afflitta da una profonda depressione per l'assillante attenzione di cui era divenuta oggetto per via del figlio, al quale era legata da un affetto patologico, e per la sua lontananza.

L'alcool in cui aveva cercato rifugio le stava ora devastando il corpo e la mente.

Elvis mentre bacia la madre GladysQuando poco dopo Gladys morì, per Elvis fu un colpo tremendo. Legato com'era anch'egli alla madre da un affetto "edipico", si sentì immediatamente privato dell'amore al quale aveva fatto quasi totale riferimento tutta la vita.

Ebbe appena il tempo di rientrare in caserma, che il suo reparto fu trasferito a Brema, nella Germania Occidentale.

Non bastò, a sollevarlo, il delirio dei giovani che l'acclamavano. Cominciò a mangiare senza freno, per compensare l'ansia, una quantità enorme di junk food (cibo-spazzatura), che poi continuerà a divorare per tutta la vita: hamburger, cipolle fritte, sottaceti, bacon, burro di arachidi. Le "merendine" preconfezionate mesi prima dall'industria alimentare erano la sua passione e ne teneva una scorta nel frigorifero della stanza da letto per poterle mangiare anche di notte. La Coca-Cola la beveva da enormi bicchieri ricolmi di ghiaccio tritato, che sgranocchiava rumorosamente sotto i denti.

Ora era intervenuto anche il diabete, che gli accentuava la fame e continuava a farlo ingrassare. E già da qualche tempo si era rivolto agli psicofarmaci...

L'aspetto e il comportamento cominciarono a mutare. Un giornale tedesco così lo descrisse: "Elvis Presley appare come un uomo dalle carni flaccide, dal sesso dubbio, il volto assolutamente glabro, insignificante".

 

 

 

 

Elvis e PriscillaUn giorno Elvis incontrò una ragazzina quattordicenne, Priscilla Beaulieu, figlia di un capitano dell'aviazione statunitense aggregato alle forze della NATO stanziate in Germania. Fu il classico colpo di fulmine.

Ma ebbe con lei un legame "innocente, puro", quasi tra padre e figlia, che sarebbe continuato per circa dieci anni, sino al 1° maggio del 1967, quando finalmente la sposò. Priscilla confermerà nel suo diario che sino a quel fatidico giorno il fidanzato non tentò mai nei suoi confronti alcun approccio sessuale, e che si giustificava di questo con il desiderio di volerla "cogliere vergine".

"Avrei presto scoperto - continua Priscilla - che il vero grande amore di Elvis era la sua defunta mamma... La nostra prima notte di nozze, a letto, senza che avessimo ancora fatto l'amore, mi disse triste e sconsolato: Vorrei tanto che la mamma fosse qui con noi..."

Lisa Marie Presley e suo marito Michael Jackson

 

Elvis, Priscilla e la piccola Lisa MarieComunque, dopo nove mesi nacque una bella bambina, Lisa Marie (che una ventina di anni dopo avrebbe sposato il cantante Michael Jackson, divorziandone poco dopo).

 

Lisa Marie Presley

 

Per quanti sforzi facessero gli impresari, Elvis non era ormai più quello di prima.

Chi ora si aspettava il suo rock scatenato di Shake, rattle and roll riceveva canzoni sdolcinate. Chi ancora sperava di veder saltare qualche corda dalla sua chitarra rimaneva deluso; il ragazzone bolso e dallo sguardo spento riusciva sì a penetrare nel cuore con una voce divenuta dolcissima, ma destava solo disagio quando tentava di rinverdire i giorni del suo rock sfrenato.

Eppure il pubblico non riuscì mai ad abbandonarlo.

Quando sui teleschermi americani il volto contrito del dottor Nichopoulos annunciò la morte del cantante "per crisi cardiaca", tutti ebbero la sensazione che un'epoca storica per la musica leggera fosse finita.

Il primo segnale della fase discendente s'era registrato nel 1971, quando Elvis dovette essere ricoverato d'urgenza in una clinica di Memphis, ufficialmente "per glaucoma". In realtà si sottopose ad una terapia di disintossicazione per evitare che potesse sopravvenire qualche crisi da overdose.

Nel febbraio del '73 Priscilla, che già da tempo aveva una relazione con un istruttore di karate, decise di divorziare. Elvis accusò il colpo e ricominciò più di prima ad abusare di psicofarmaci.

Era ormai diventato un despota. Pretendeva da tutti un'obbedienza assoluta. Spadroneggiava nella sua "reggia" preoccupandosi solo di organizzare orge, nelle quali tentava di compensare le frustrazioni della propria sessualità: "Affittava ragazze per questi incontri, costringendole a prendere le sue stesse droghe nella speranza lo trovassero desiderabile". Ma questa sessualità, sino ad allora debole e incerta, lo abbandonò quasi del tutto, riducendolo negli ultimi tempi ad un "guardone e onanista", secondo i testimoni, ormai conscio di non poter più sostenere da solo una relazione sessuale normale. È curioso al proposito notare che pur riguardando quasi totalmente il tema dell'amore, soltanto di rado le canzoni di Presley accennano al sesso.

 

Nel 1977 i concerti erano divenuti per lui una vera ossessione, una fatica enorme, da evitare quando possibile. A parte lo stress degli spostamenti, Elvis pesava ormai 120 chili e la sua mole gli impediva di muoversi in modo accettabile sul palcoscenico; le droghe, poi, rendevano spesso incomprensibili le parole dei motivi che cantava.

La sua giornata era ora contrassegnata da scadenze e ritualità ben precise, che condizionavano anche la vita di coloro che gli erano vicini. Il suo tormentoso viaggio nel mondo degli psicofarmaci cominciava verso le quattro del mattino con un "primo attacco" (così lo chiamava) di 11 pillole di diverso colore (barbiturici, sedativi, oppioidi) precedentemente preparate in una busta gialla. Elvis apriva la busta, ne versava il contenuto nel palmo della mano e mandava giù le pillole con un bicchiere d'acqua. Poi scopriva una spalla e si faceva tre iniezioni di sedativi con altrettante siringhe monouso.

Completamente confuso, consumava la colazione (di solito tre cheeseburger e sei banana splits (banane con gelato di vaniglia e cioccolato caldo).

Alle otto Elvis cominciava ad agitarsi. Faceva segno di voler andare alla toilette. Ve lo trasportavano di peso, poi lo riportavano a letto per il "secondo attacco". Questa volta il cantante non era in grado di prendere le pillole da solo: uno dei presenti doveva introdurle una per una in bocca, facendogliele ingerire con un po' d'acqua e cercando di evitare che potessero andargli di traverso.

Infine, intorno alle dieci il "terzo attacco", che lo intontiva sino al primo pomeriggio.

A questo punto gli introducevano nelle narici due tamponi d'ovatta imbevuti di cocaina; allora Elvis - completamente inebetito - prendeva una manciata di dexedrina "per dare una sferzata al cuore".

 

Le cause di un malessere così profondo da portarlo ad una tale dipendenza erano diverse.

In primo luogo, la morte della madre e il divorzio da Priscilla.

Poi il fatto che le spese pazze stavano mettendo in pericolo - quasi alla bancarotta - le pur congrue sostanze, nonostante laVai alla pagina di AL9000 dedicata a Frank Sinatra quantità di denaro che affluiva da ogni parte.

I film non riscuotevano il successo previsto, dato il basso livello artistico (forse escludendo Paradise Hawaian Style e Flaming Star), mentre lui aveva sognato di diventare un attore come Bing Crosby e Frank Sinatra.

Durante i primi anni del successo decine di ragazzine si erano letteralmente gettate tra le sue braccia: ora una donna doveva procurarsela, ma era divenuto obeso, pesante e impotente.

Per di più, l'ultimo anno l'angosciava l'imminente pubblicazione di un libro-scandalo, Elvis: what happened, che il giornalista S. Dunleavy aveva scritto in base a scottanti rivelazioni di due delle tre guardie del corpo.

Infine, la sempre più spossante astenia provocata dal diabete e dai disturbi digestivi, unita allo stress quotidiano (in un anno aveva fatto 160 concerti, a parte le esibizioni nei night-clubs), gli toglieva ogni voglia di lavorare.

 

Nello stomaco di Elvis Presley i medici trovarono un vero campionario di psicofarmaci: Codeina, Metaqualone, Diazepam, Etinamato, Eclorvinol, Amibarbital, Meperidina, Feniltoxamina.

Eppure la morte fu attribuita ufficialmente (ottobre del 977) a "malattia cardiovascolare ipertensiva associata a cardiopatia aterosclerotica".

Al momento il referto convinse un po' tutti, compresa l'opinione pubblica. Ma le voci di dissensi verificatisi tra i componenti l'équipe che aveva effettuato l'autopsia (alcuni di essi sostenevano la tesi dell'avvelenamento a scopo suicida) si fecero sempre più insistenti, finché, due anni dopo, il Memphis Commerciai Appeal pubblicò alcuni stralci di una copia clandestina dei reperti dell'autopsia, dal titolo "Concentrazioni quasi tossiche di farmaci nel sangue di Presley".

L'interesse per il caso così bruscamente riaperto divenne morboso. Si parlò di "insabbiamento" della verità fatto per salvaguardare l'immagine del cantante e gli enormi interessi che vi gravitavano intorno. Il dottor Nichopoulos comparve a ripetizione sui teleschermi smentendo sdegnosamente ogni accusa e ribadendo la tesi della crisi cardiaca.

Ma venne accusato dal Tennessee Board of Health di aver prescritto impropriamente al cantante ben 5.300 pillole in 7 mesi. Così nell'inchiesta che ne seguì fu accertato che negli ultimi due anni e mezzo Nichopoulos aveva permesso ad Elvis l'assunzione di almeno 19.000 compresse tra narcotici, stimolanti, sedativi e antidepressivi. Inoltre si seppe che quando il cantante trovava difficoltà nel rifornirsi ditali farmaci, prendeva l'aereo personale e andava ad acquistarli altrove, persino a Las Vegas e nelle Hawaii.

 

Oggi, ad ogni ricorrenza della morte del cantante la querelle si riaccende, come per Marylin Monroe.

Morte naturale o suicidio?

Certo è che il cantante era perfettamente a conoscenza della pericolosità dei farmaci che prendeva e che quel 16 agosto 1977 volle deliberatamente assumere tutte in una volta le dosi che frazionava nella giornata.

Oggi prevale l'opinione che in quel momento si sia voluta procrastinare la notizia del suicidio per evitare lo shock ad una massa enorme di giovani e nello stesso tempo salvaguardare l'immagine del cantante, avallando la tesi della morte cardiaca.

Resta d'altra parte il fatto che il referto finale dell'autopsia non è stato mai ufficialmente smentito.

 

Oggi, a distanza di oltre venti anni, la favolosa Graceland continua ad essere meta di un incessante pellegrinaggio di gente di ogni età e di ogni provenienza (50.000 visitatori l'anno, secondi solo a quelli della Casa Bianca). Non manca il business: per soli 15 dollari si può fare "l'Elvisian Tour" con tanto di visita al Lisa Marie (il jet personale di Elvis, dal nome della figlia) e alle quindici automobili, tra le quali la leggendaria Pink Cadillac, all'interno della villa trasformata in un museo.

Anche Tupelo, la cittadina natale, è meta di pellegrinaggio, con tanto di reliquiario. Anche qui c'è aria di business. Ma quando appare la vecchia chitarra che mamma Gladys aveva acquistato in un negozio dell'usato per il piccolo Elvis, sembrano come per magia risuonare nell'aria le dolci, struggenti note di Love me tender...

 

In sottofondo si può ascoltare la trasposizione midi della canzone Love Me Tender

 

Riferimenti Bibliografici

 

Lodetti, A., Elvis Presley Story, Gammalibri, Milano 1988.

Monari, L., Elvis Presley: la storia, il mito, Arcana, Milano 1992.

Radogna, P., Elvis, Gammalibri, Milano 1982.

Salvatori, D., Elvis, Gallo, Roma 1985.

Sterpellone, L., Pazienti illustrissimi..., Antonio Delfino Editore, Roma 1997.

 

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