OLIVETO SABINO

Oliveto sorge su una collina a circa 620 m. (s.l.m.) nell'area che in epoca romana fu il centro abitato dai Trebulani e dai Mutuesci, sviluppato economicamente per le numerose attività agricole e commerciali. Già un codice farfense del VII sec. d. C. parla dell'Oppidum (piccola città fortificata) di Oliveto, sorto sulle rovine di "Trebula Mutuesca". Castrum Oliveti (il Castello di Oliveto) si trova menzionato nel Regesto farfense allorché, nel 1085, un certo Cencio figlio di Taibrando fece dono di questo territorio all'Imperiale Abbazia di Farfa.
Nel 1390 l'Abate Nicolò II lo diede in feudo ai Brancaleoni, che lo tennero fino al 1584; il 24 aprile di quello stesso anno, Domenico Jacobucci, figlio di Margherita Brancaleoni e Lorenzo Jacobucci, vendette il castello al cardinale Pier Donato Cesi. L'erede del cardinale, Domitilla Cesi, autorizzata dal Papa Alessandro III con chirografo del 25 giugno 1658, vendette i castelli di Oliveto e Posticciola ai Barberini; in seguito, con lettera chirografa del 18 dicembre 1682, il Papa Innocenzo XI autorizzò Maffeo Barberini a vendere Oliveto e Posticciola ai Santacroce.
Nel 1696, con ogni probabilità, fu dedicata la Chiesa di Santa Prassede al Fosso, come risulta dall'iscrizione posta sulla sommità dell'affresco ivi contenuto e di recente restaurato (1996): si può, dunque, ritenere che fu completata sotto il principato dei Santacroce. Il Prìncipe Valerio Santacroce, autorizzato dal Papa Benedetto XIV con chirografo del 13 settembre 1750, vendette i castelli di Oliveto e Posticciola ai Belloni, l'eredità dei quali, poi, fu assunta dai Cavalletti.
Dopo la caduta dello Stato Pontificio, con la "breccia di Porta Pia" nel 1870, Oliveto fu accorpato al Comune di Torricella in Sabina, del quale, tuttora, è frazione.
Oggi Oliveto è un piccolo centro che ha subìto i duri contraccolpi dello spopolamento, ma conserva bellezze storico-artistiche e naturali che lo rendono mèta ambìta per trascorrere le ferie estive e i fine settimana, anche a motivo delle numerose attività culturali, sportive e ricreative, promosse dalla locale Pro Loco. Di particolare interesse sono il Palazzo Parisi e la cinquecentesca Chiesa del Santissimo Salvatore, rifatta internamente negli anni 1929 - 31. Tali lavori, fatti eseguire dal Parroco pro tempore don Carlo Quarello, sono documentati da alcuni preventivi di spesa, conservati nell'archivio parrocchiale, e relativi alla tinteggiatura interna: sulla vòlta, poi, sono raffigurati gli stemmi del Papa Pio XI (1922- 1939) e del Vescovo di Rieti Massimo Rinaldi (1925- 1941). Di notevole interesse è anche la Chiesa rupestre di Santa Prassede, immersa nel verde, che conserva un affresco del 1696 raffigurante la Vergine al centro e, ai lati, Santa Barbara, Patrona della Diocesi di Rieti e Santa Prassede, patrona di Oliveto, che viene ricordata il 21 luglio di ogni anno e la prima domenica di settembre, con una festa di cui gli olivetani vanno orgogliosi.
Il prodotto tipico di Oliveto è l'olio, ma anche vino, miele, frutta, marmellate, sottaceti, alimenti sottolio, dolci e piatti succulenti e sani, sono i sapori inconfondibili di questa piccola porzione di terra sabina.