Giovedì 28 settembre 2000
ore 21,30
IL RUMORE
DEL SILENZIO

poesie di
Federico Berlincioni

Presentazione

Intervengono:

ANNA PASSAPONTI
Psicanalista

MARCO MARCHI
Docente Universitario

GIACOMO TRINCI
Poeta

CLAUDIO GALOPPINI
Presidente dell'Associazione Toscana
per la Lotta contro la Fibrosi Cistica

LIBRERIA EDISON
Piazza della Repubblica - Firenze
Tel. 055 213110

28 settembre 2000
Federico, il poeta di tredici anni
Un libro pubblicato e stasera alla Edison un incontro con Marco Marchi

DI LORENZA PAMPALONI

I GRANDI gli dicono "non ti montare la testa". E lui, saggio, risponde: "non vi preoccupate, sono rimasto coi piedi per terra". Però vedersi pubblicare un libro di poesie e ricevere alla soglia dei 13 anni un riconoscimento speciale dalla giuria di un premio letterario non è da tutti. A Federico Berlincioni, fiorentino, classe 1987 grandi occhi verdi, occhiali e ciuffetto punk è successo.Da qualche mese. incoraggiato da conoscenti e insegnanti, si è messo a comporre poesie. Lo fanno in tanti alla sua età. Ma i suoi versi, scritti a mano e non al computer -"perché le parole il computer le fa scorrere e svanire come se fossero qualcosa di insignificante"-hanno avuto fortuna e sono piaciuti per la loro profondità anche al di fuori della cerchia scuola-famiglia.  Stasera alle 21.30 la sua raccolta, dal titolo

"Il rumore del silenzio" (edizioni Ibiskos), sarà presentata alla libreria Edison dall'italianista Marco Marchi, dal poeta Giacomo Trinci e dalla psicanalista Anna Passaponti.  "Ha sempre avuto una grande facilità, ma anche maturità, di scrittura.  Si mette lì  e riempie in un batter d'occhio anche quindici colonne" racconta ammirato il padre ferroviere, che è anche il primo dei suoi fans.  "Ma quando ci ha letto le sue poesie abbiamo voluto sottoporle ad un giudizio esterno.  Sa che stentavano a credere che le avesse scritte un tredicenne?". Federico in effetti è un tredicenne speciale.  Con una visione matura, e anche sofferta, della vita, su cui non può non avere influito la sua condizione di ragazzino affetto da fibrosi cistica, una malattia genetica che, se non lo ha derubato di una dimensione di normalità, gli impone dei ritmi diversi da quelli dei suoi coetanei.  A partire dalle molte ore al giorno di fisioterapia, che lo obbligano a levatacce alle 5 di mattina.  "La mia malattia?  Una convivenza obbligata, come con un vicino di casa.  Da questo punto di vista ho avuto sfortuna" -riflette Federico - "ma per altre cose mi ritengo fortunato. La passione per la scrittura la sento ad esempio come un privilegio.  Fare una poesia per me è come un flash che mi viene non durante una passeggiata o davanti a un tramonto, ma seduto al tavolo della mia stanza.  E' qualcosa che mi sale da dentro" afferma il poeta ragazzino, che al calcio preferisce il ciclismo, a Bartali Coppi, "un signore prima che un campione". Intanto la sua pagella di poeta si arricchisce di un giudizio che conta: "Aldilà di qualche indulgenza a manierismi che ricalcano modelli scolastici, nei suoi versi c'è lo scatto e la profondità di sguardo della vera Poesia" afferma un poeta "laureato" come Roberto Carifi che a Federico si rivolge con il consiglio di Rilke: "Un'opera d'arte è grande quando c'è la necessità".