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Le «smanie» estive
dai Medici a Puccini

di Elena Giannarelli


Le vacanze sono un’abitudine antica ed i ricchi le hanno sempre fatte in grande stile: l’imperatore Tiberio si era costruito una splendida villa a Capri, i nobili romani andavano a Baia, una sorta di Montecarlo di allora sul Tirreno. Nell’Urbe repubblicana, i grandi come Cicerone avevano tutti la tenuta in campagna. In epoca più vicina a noi e in territorio toscano, sulle orme degli antichi, durante l’Umanesimo e il Rinascimento le grandi famiglie possedevano la casa fuori città, fra boschi e colline. Le «smanie per la villeggiatura», per dirla con un titolo goldoniano, non risparmiavano nessuno: ed ecco allora sorgere le eleganti dimore al limite dell’abitato, o più lontane, in luoghi tranquilli e freschi.A Firenze i Medici si recavano a respirare aria buona a Careggi, allora zona adatta per splendide cacce e cavalcate; mercanti e banchieri si compravano la villa a Novoli o a Rifredi, che deve il suo nome ai «rii freddi», allora incontaminati, zampillanti da Monte Morello. E si andò avanti così fino alla fine del Settecento, con gioielli architettonici e giardini splendidi a contornare le città e le loro convalli. Firenze, prima di diventare luogo mitico per le sue opere d’arte e la bellezza del suo paesaggio, era considerata da personaggi autorevoli come Stendhal una città triste, di pietra grigia e con un clima orribile. Caldo caldo e freddo freddo: se al secondo si opponevano camini accesi e panni di lana, per l’estate restava solo la fuga dalle lastre infuocate di vie e piazze. Per andare dove? I poveri facevano bagni in Arno; per gli agiati la villeggiatura si identificò in primo luogo con le località termali e la più antica forse fu Montecatini. Pietro Leopoldo la lanciò fin dal lontano 1773 e sulla sua scia fu poi meta di Ferdinando III e del buon Canapone. Stabilimenti eleganti accoglievano gli ospiti mentre discrete orchestrine in sottofondo allietavano i forzati brindisi. A proposito, ne fu un fedele ospite per circa trent’anni l’autore del brindisi più famoso della storia della lirica: fra gli stabilimenti del «Tettuccio» e «La salute» era possibile incontrare Giuseppe Verdi, quello del «Libiamo», dalla «Traviata». In seguito Puccini, Mascagni, il raffinato D’Annunzio apparvero nei viali alberati o presero la funicolare per raggiungere il borgo su in alto. A sera c’erano spettacoli di grande richiamo, con le più grandi vedettes dell’epoca, sciantose comprese. Più di tutto attraeva il Casinò, nel quale si giocava «d’azzardo» secondo una legge del 1865. Questa delle Case da gioco doveva essere una mania diffusa allora nella nostra regione, perché ne esisteva una anche a Bagni di Lucca, altra sede termale di grande fama. Il suo boom si colloca nella prima metà dell’Ottocento, quando divenne soggiorno estivo di Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi, promossi dal rispettivo fratello e cognato Napoleone al rango di Principi di Lucca e Piombino. Anche qui, si trovavano fonti confortevoli, per lunghi anni frequentate da bella gente. Il generale Cadorna vi andava in vacanza (e fa effetto pensare ad un Cadorna in borghese); onoravano il luogo della loro presenza esponenti dell’aristocrazia, non solo toscana, ma anche romana. Erano ovviamente presenti i soliti inglesi e americani. Delle cronache mondane davano conto i giornali ed un giornalista della «Nazione» non esitava ad indicare nel luglio del 1882 le attività salutari che Bagni di Lucca poteva proporre: passeggiate, escursioni sull’Appennino, gite in carrozza o sul ciuco ai graziosi paesi della montagna per signore e signorine. Inoltre una banda, diretta dall’allora celebre professor Toschi, suonava due volte alla settimana e c’era persino un teatro dove agivano i Signori Filodrammatici del paese. Che chiedere di più?Di meglio forse c’era solo l’Abetone, il lontano Abetone, a sette ore di carrozza da Firenze e Bologna, a undici da Venezia, a dodici da Milano. Così sentenzia ancora «La Nazione» del 23 luglio 1895, che raccomanda la vacanza in montagna per ritrovare salute e tranquillità. Ottime locande, alberghi confortevoli, ville signorili, aggiunge l’articolista, invitano ad un soggiorno indimenticabile. E all’Abetone andarono dagli anni Ottanta dell’Ottocento al primo trentennio del Novecento italiani e stranieri, letterati, aristocratici, avvocati e politici: da Michele Amari a Ugo Ojetti, dagli Agnelli al gran completo a Gaetano Salvemini. I tempi di percorrenza diminuirono con l’apertura della ferrovia fino a Pracchia e la manutenzione accurata delle due grandi strade, l’una da Modena e l’altra da Pistoia, che arrivavano sull’alto valico, oggetto di cure fino dai tempi di Pietro Leopoldo.E sono da aggiungere la Consuma e Vallombrosa, con la sua strada ferrata che saliva da Sant’Ellero. In parallelo anche le località della costa subirono il primo assalto dei turisti. Al posto d’onore si colloca Livorno, ma poi ebbero impulso soprattutto Viareggio e il Forte dei Marmi, dove bagni su palafitte consentivano agli audaci di entrare in acqua direttamente e signore con vesti ed ombrellini candidi si riparavano dal sole. Anche qui ritrovi e Gran Caffè, attori ed attrici, per serate indimenticabili. Il solito cronista nel luglio 1882 esorta le vaghissime Nereidi fiorentine (le bagnanti) ad affrettarsi a fissare il quartiere al Forte, a prenotare la casa. Le richieste sono tante: gli uomini politici sono già presenti. Di prezzi tuttavia, già allora, si taceva: dettagli trascurabili o significativa reticenza?

 

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