Un pò di storia

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Com'era una volta

IL TRAGHETTO SUL PO’ DAL 1200 AD OGGI

(A cura di Paola Tibaldo)

 In passato, il territorio che attualmente costituisce il Comune di Villafranca era suddiviso in tre nuclei principali: Soave, Nusinasco, Cantogno.  Successivamente le popolazioni di questi borghi, con un graduale accostamento, si riunirono nel luogo di maggiore importanza economica e commerciale, favorendo la nascita di un insediamento più consistente, cioè di una “Villa”, in prossimità del fiume. In un documento del 1197, comparve per la prima volta la precisazione che l'atto in questione fu stipulato in Villafranca, sulle rive del Po, "supra portum". Quest’indicazione costituisce la conferma esplicita ed ufficiale dell'esistenza di Villafranca e nel contempo anche del porto che collegava le due rive del Po tra Villafranca e Moretta. Nei secoli immediatamente successivi il collegamento fu assicurato ora da un porto ora da un ponte; essi erano sempre dati in appalto dal Castellano a persone che si occupavano della manutenzione e riscuotevano i pedaggi da coloro che se ne servivano. Le notizie in proposito provengono, talvolta anche indirettamente ma con continuità, dapprima dai conti di spesa della Castellania di Villafranca e poi dalle Delibere Comunali. A partire da questi documenti il Villafranchese Giuseppe Reinaldi nel 1984, pubblicò un interessante libro “Villafranca, porto e ponte sul Po”. Nel 1884 fu ultimato l’attuale ponte, in muratura, a tre arcate e a doppio uso, stradale e ferroviario, inaugurato e aperto al transito nel 1885, anno in cui cessò ufficialmente l'esercizio del porto in barche. Il passaggio diventò così libero, vale a dire non più soggetto al pagamento di pedaggi.

Secondo i ricordi delle persone anziane del luogo,   in passato   il traghetto era costituito da due barche af­fiancate, lunghe ciascuna una decina di metri e costruite con assi longitudinali di quercia. Su di esse veniva poggiata una piattaforma quasi perfettamente quadrata di circa 7 - 8 di lato, su cui trovavano posto due piccole casette di circa tre x 3 metri. Di queste, una era adibita ad abitazione del traghettatore che vi viveva con la propria famiglia, e l'altra serviva da magazzino. Il lavoro del “portoné” consisteva nel portare da una sponda all'altra persone, carri trainati da cavalli, animali e derrate d’ogni genere.

Il suo compenso, mentre un tempo era costituito dai soli pedaggi fissati dal Signore, in epoca   più recente, ai proventi citati andava ad aggiungersi un piccolo stipendio pagato dal ­Comune. Poiché però tali entrate   erano modeste, sovente il traghettatore si dedicava anche alla pesca, lasciando poi alle donne l’incarico di andare a vendere i pesci.

 
Testi e disegni di Paola Tibaldo

Le scolaresche ed i gruppi che sono interessati possono avere informazioni telefonando al numero: 011/9800091