BUBBA

Verso la fine del 1800, Pietro Bubba fa il trebbiatore  a Santimento, un minuscolo paese vicino al Po, a una decina di chilometri verso monte. La sua  storia è molto simile a quella di tante famiglie rurali europee a cavallo del secolo. Il capofamiglia svolge una attività coadiuvato dai figli; quando questa attività è stagionale come quella agricola, i periodi morti vengono riempiti con iniziative che consentono di vivere senza emigrare in cerca di fortuna. Pietro Bubba durante la stagione va in giro per le aie a trebbiare grano, orzo, segale, quindi a casa a produrre  piccoli attrezzi agricoli con l'aiuto dei tre figli maschi: Federico, Salvatore e Artemio. Dagli attrezzi agricoli alle macchine agricole il passo è breve e la prima  macchina Bubba, una sgusciatrice che serve all'attività della  famiglia, vede la luce nel 1896. Dopo solo 2 anni, dedicati ai collaudi e ai perfezionamenti, ha inizio una  produzione regolare. Nei primi anni del novecento la "gamma" si allarga alle trebbiatrici per frumento e alle sfogliatrici per granturco: un paio di dozzine di pezzi all'anno che danno lavoro continuativo a una ventina di fabbri e falegnami. Alle trebbie si aggiungono poi le presse, le sgranatrici, le trinciapestapaglia con grancrivello unito, tutte  macchine che vengono messe un gradino sopra le altre per robustezza, affidabilità e in generale per immagine tecnologica. La meccanizzazione agricola ha inizio in Italia in piena prima guerra mondiale quando il governo importa dagli Stati Uniti 6.500 trattori  e organizza l'aratura di stato per sostituire le braccia chiamate a combattere. Terminato il conflitto, 4527 di questi trattori vengono venduti e la loro positiva presenza diventa trainante per il settore. La Bubba si prepara a far fronte a una domanda che si prevede fortissima. Nel 1919  Pietro ha 70 anni; anche se  ha  frequentato esclusivamente la scuola della vita  e ha dovuto imparare  da solo a leggere e scrivere, comprende che per  progredire occorre dare all'azienda famigliare una struttura societaria: viene costituita in quell'anno la società in accomandita semplice Pietro Bubba & C. e ai figli vengono assegnati ruoli specifici: Federico (46 anni) va al progetto delle trebbie, Salvatore (41 anni) si occupa  della organizzazione interna mentre Artemio (33 anni) è responsabile del settore legnami e falegnameria. All'inizio degli anni venti entrano in fabbrica (non in società) anche alcuni nipoti tra i quali Tullio, Benvenuto, Ulisse. E' quest'ultimo, fresco di laurea  in ingegneria al Regio Politecnico di Torino che dà voce alla Bubba con i suoi motori. Nel 1924 alcuni motori testacalda vengono montati su carri Case di recupero: nascono i modelli UTC3, UTC4 e UTC5. Due anni dopo, nel 1926, vede la luce il modello UTB3 dove U sta per Ulisse, T sta per trattore e 3 per numero di progetto, B per dire che il carro è Bubba.  Si tratta di un monocilindrico a testacalda  di 11.756 cm3 di cilindrata (240 mm di alesaggio, per 260 di corsa), potenza 25-30 CV a 500 giri/min. Raffreddamento a evaporazione d'acqua. Due velocità più retromarcia, peso 3000 chilogrammi. A questi trattori bisogna aggiungere gli Arbos-Bubba  DR30-35  a ruote con motore Perkins dal 1954 al 1957 e un cingolato con motorizzazioni Deutz, Perkins o Demm-Lanova, dal 1955 al 1961. Tornando alla storia dell’azienda, il patriarca Pietro scompare nel 1927, e nel 1929 troviamo la Bubba coinvolta nella crisi mondiale durante la quale viene venduta all’industriale delle strade, Ingegner Luigi Lodigiani. Nel 1930 nasce la “Bubba Società Anonima” dalla quale sono esclusi i componenti della famiglia Bubba, anche se qualcuno lavora ancora all’interno di essa: Federico come progettista delle trebbie, Ulisse come direttore tecnico dello stabilimento e Artemio che se ne va dopo un  anno. Nel 1936 escono anche Federico e il figlio Ulisse e alla Bubba arrivano nuovi tecnici ai quali viene affidato l'incarico di realizzare i nuovi progetti sia per trattori che per trebbie e nel dopoguerra anche mietitrebbie. Nel 1954 il nome Bubba  subisce  la trasformazione del nome in Arbos-Bubba che dal  1956  diventa solo Arbos, marchio di una fabbrica di biciclette appartenuta a due piacentini ( Armani e Boselli) e ora di proprietà di Lodigiani. La Arbos viene poi acquistata nel 1964 dalla americana White e ne diviene (1972) una semplice filiale.  Messa in liquidazione della Casa americana il 31 dicembre del 1975, trova   gli acquirenti nei fratelli Magni che nel marzo del 1976 riaprono lo stabilimento come "Nuova Arbos".  Nell'ottobre del 1983 passa ancora di mano e diventa Arbos Spa  per la produzione di mietitrebbie per grano, riso, mais, attività che continua sino al 1994, anno nel quale l'azienda chiude definitivamente e con essa scompare il marchio Arbos erede della  gloriosa Casa  Bubba. Parliamo ora del padre di questi trattori Bubba, ovvero il giovane ingegner Ulisse. Ulisse Bubba, il più prolifico progettista di trattori testacalda del mondo, nasce a Santimento il 3 marzo del 1899, primogenito di Federico, a sua volta primogenito di Pietro Bubba. Il ragazzino cresce bene: curioso,  vivace e ama sporcarsi le mani in officina. Ama i motori ed è una passione che non abbandonerà più per tutta la vita. Riesce bene nello studio ma già mostra di essere una "testa calda": si arruola volontario nei bersaglieri e non ha ancora compiuto i 19 anni quando viene decorato con medaglia d'argento al valore militare. Prima che la guerra finisca trova l'opportunità di passare in aeronautica dove ritrova i suoi motori. Finita la parentesi militare viene mandato al Regio Politecnico di Torino dove consegue la laurea in ingegneria meccanica nel 1924. In quel periodo progetta un motore monocilindrico a testa calda che presenta prima su un carrello come locomobile, quindi sul telaio del Case 20-40 opportunamente accorciato. Siamo nel 1924 e questo è il primo trattore Bubba e probabilmente anche il primo trattore testacalda italiano. Tra i prototipi ricordiamo un 3 ruote con la singola posteriore motrice: una macchina con baricentro basso e tecnicamente molto interessante. Ulisse è il progettista  di tutti i Bubba sino al 1936 quando sbatte la porta "in seguito a disaccordi sullo sviluppo del lavoro con l'amministratore delegato della società ing. Luigi Lodigiani". In seguito parte per l'Africa dove trova l'opportunità di proseguire le sue ricerche sull'impiego dei più svariati combustibili per i suoi testacalda. Nel 1938 torna a Santimento dove mette a frutto le sue ultime esperienze costruendo un trattore molto innovativo che porta la sigla UBI. Il 4 maggio  del 1939 chiede  al ministero delle corporazioni l'autorizzazione alla costruzione di 10 esemplari all'anno che gli viene concessa. Il 12 luglio del ’41 la ditta si trasforma in società Italtractor e il primo di ottobre del ‘42 si trasferisce a Voghera. Nel triennio vengono costruite venti trattrici derivate dall'UBI e battezzate Ursus. Si tratta di un veicolo moderno coperto da diversi brevetti, potente ( 45 CV nella versione a ruote e 50 CV per quella a cingoli), instancabile e parco nei consumi (nei primi anni 50 ne concede la licenza alle Officine Meccaniche Pistoiesi (OMP) che ne prolunga la vita per ancora diversi anni). Finita la guerra torna a Santimento dove progetta un altro trattore, l'Agreste, un cingolato di grandi prospettive. Nel 1949 parte per l'Argentina dove il fratello del futuro cognato gli prospetta la possibilità di aprire uno stabilimento per la produzione del suo  trattore, ma è un fuoco di paglia. Torna in Italia dove dal ‘51 al ‘54 sovrintende alla produzione su licenza dell'Ursus alla OMP di Pistoia. Negli anni ‘54 – ‘55 Ulisse è alla Orsi di Tortona per progettare  un nuovo trattore: nasce l'Astore, un veicolo modernissimo, forse il più moderno testa calda mai costruito, prodotto in pochi esemplari ma che serve alla azienda  tortonese per sviluppare le serie seguenti che portano le sigle O25 e O35. Nel 1956 Ulisse Bubba ritorna nella sua officina a Santimento dove trova ancora la possibilità di progettare e costruire cose nuove: abbandona il testa calda, si converte al motore diesel e costruisce un trattore da una ventina di CV ma resta solo un prototipo. La sua attività  è adesso indirizzata verso le trasformazioni come il trattorino porta attrezzi con motore Sachs da 10 CV o il "trampolo" per intervenire dall'alto tra i filari dei pomodori o delle viti che utilizza il gruppo propulsore del Fiat  211R. Nel 1965 chiude l'officina  ma non smette di creare. Lavora attorno ad un ausiliare per biciclette e a un motore bicilindrico a gasolio  costruito per essere montato sul Maggiolino Volkswagen. E' l'ultimo suo esercizio, Ulisse Bubba scompare l'11 dicembre del 1976: mancano pochissimi giorni al compimento dei 78 anni, l'età della scomparsa di suo nonno e di suo padre.

 

   1 Bubba UT2    1930                                   2 Bubba LO 5    1950                               3 Bubba UT2    1930

   4 Bubba UT5    1928                                   5 Bubba UT6    1935                               6 Bubba UTB3    1926 

                                                                    7 Bubba UTC4    1924

 

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testo gentilmente fornitomi dal signor William Dozza

Fonti fotografie: 1(INT); 2(TTI); 3(TTI); 4(TTI); 5(TTI); 6(TTI); 7(TTI).