STRUMENTI RITROVATI
In un area compresa tra Albino e la Val Gandino è stata accertata la presenza di almeno tredici suonatori operanti
in questo secolo. Tutti questi baghetér possedevano strumenti simili tra loro. Probabilmente diversi strumenti
uscirono dalla stessa famiglia di costruttori, i Pezzera, detti Pi-ù, di Rova (frazione di Gazzaniga). Suddividendo i
suonatori per paese abbiamo:
Albino. A Merano (frazione di Albino) suonava Pietro Pezzera (1890-1972), secondo la testimonianza del figlio
Andrea (n. 1933) . Il padre, contadino, suonava anche quando scendeva a Comenduno e smise in tempo di guerra,
attomo al 1940. Aveva probabilmente acquistato lo strumento da giovane nel 1905 prima di sposarsi dai Pezzera di
Rova, suoi cugini. Il figlio Andrea ha riconosciuto con certezza lo strumento secondo lui identico a una copia del
baghèt. Lo strumento dei padre differiva solo negli anelli di abbellimento, costituiti nel suo caso da robusti anelli
d'osso. Andrea Pezzera si ricorda ancora oggi come era costruita l'ancia doppia per la diana, in quanto il padre
aveva più volte tentato di insegnargli il procedimento costruttivo. Tale ancia è identica a quelle approntate da
Giacomo Ruggeri e descritte alla tavola 25.
Rova (frazione di Gazzaniga) . Qui era presente la già menzionata famiglia dei Pezzera, Pi-ù, suonatori e costruttori.
Semonte (frazione di Vertova). Originari di Semonte erano i Maffeis, Serì. Due erano i suonatori: Michele Guerino,
contadino, scomparso attorno al 1940 all'età di 72 anni, e il figlio Piero, prima contadino e poi operaio, morto di
silicosi nel 1959. Altro suonatore era Alessandro "Pescerì" Pezzera (1905 - 1976)
Gandino. Qui suonava Valentino Savoldelli, contadino, detto Parécia (1859-1924), Quirino Picinali (1880-1962),
falegname. Batistì de Ca da Pozz, contadino. Di lui si ricorda Giuseppe Loverini al quale, allora bambino, è rimasto
impresso il fatto che Batistì suonasse tenendo il sacco sotto il braccio destro, così che il bordone rimaneva
penzolo. A questi va ad aggiungersi Gabriele Servalli, detto Bi-ili le Clapa, scomparso nel 1948, che terminò di
suonare all' incirca prima della grandeguerra. Lo strumento del Servalli fu ritrovato dai figli nascosto nel sottotetto,
oramai però in completo disfacimento, e di conseguenza fu gettato via.
Casnigo. Nutrito era il gruppo di suonatorí di Casnigo. Troviamo il Cattaneo, detto Ruina, falegname, scomparso
attorno al 1970, i due Fiaì, Luigi Zilioli (deceduto nel 1923 all'età di 67 anni) ed il figlio Giacomo (1906-1974),
entrambi contadini e infine Michele Imberti detto Nano Magrì, anche lui contadino, morto nel 1929 all'età di 64
anni, il cui strumento passò al nipote Giacomo Ruggeri detto Fagòt (1905-1990), contadino e unico suonatore da
me conosciuto. Ben radicata era quindi la presenza di suonatori nella media Valle Seriana. Quasi uniformemente
questa comunità di musicisti smise di suonare attorno agli anni '40. Da notare come la maggior parte fosse di
estrazione contadina. I pochi che non lo erano facevano di professione gli artigiani. Viene quindi smentito il luogo
comune che vuole legare il baghèt alla dimensione sociale dei pastori. Contadini erano i suonatori e contadina era
la cultura che permeava l'espressività del baghèt, legato alle sere d' inverno trascorse nella stalla. Così pure l'
ambito temporale in cui si adoperava la piva era conseguentemente legato a questo mondo. Si iniziava a suonare
all' inizio dell' inverno, quando, con l' arrivo dei primi freddi, il lavoro nei campi dava maggior respiro ai suonatori
che potevano cosi, con pazienza, provvedere a rimettere in funzione lo strumento dismesso l' anno prima e si
continuava asuonare fino a carnevale. Arrivata la primavera, con la ripresa dei lavori , la cornamusa era poi di
nuovo riposta, adeguatamente avvolta in un telo, in attesa del successivo inverno.

Strumento appartenuto a Quirino
Pincinali (Gandino 1880 - 1962 )
Strumento appartenuto a Luigi
Zilioli di Casnigo, scomparso nel
1923
Strumento appartenuto alla
famiglia Maffeis di Semonte
Diana del baghet di Valentino
Savoldelli ( Gandino 1859 - 1924 )
Strumento appartenuto a Michele
Imberti, zio di Giacomo Ruggeri
Segmenti di bordone e insufflatore
del suonatore Cattaneo di Casnigo
Testo e immagini tratti dal volume
" Il Baghet La cornamusa bergamasca "
di Valter Biella, edito da Meridiana
Edizioni - Bergamo e che consiglio
vivamente a chi interessato alle nostre
tradizioni.
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