Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Facoltà di lettere e filosofia
Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione
A.A. 2000-2001
Charlie Parker, altosassofonista jazz degli anni Quaranta,
è uno di quei musicisti che continuano, nel tempo, a riscuotere una crescente
popolarità tra il grande pubblico. Ciò è essenzialmente
dovuto al fatto che Parker è da molti considerato linventore del
jazz moderno. E però altresì vero che Charlie, con la sua
vita e i suoi eccessi, ben si è prestato a fenomeni di abnorme risonanza
mediatica: lindustria editoriale prima, e quella cinematografica poi,
si sono presto interessate a Bird riuscendo col tempo a produrre dei lavori
di discreto successo commerciale [1].
Nostro compito, evitando eccessive iperbolizzazioni, sarà quello di evidenziare
i caratteri della subcultura jazz in cui Parker si trovò a vivere e di
relazionarli con la sua produzione artistica. La nostra analisi procederà
poi con losservazione dei meccanismi dellindustria culturale che
fruttarono a Parker il successo internazionale, e con il confronto tra i vari
legami che i diversi pubblici ebbero con Charlie.
Parker nacque nel 1919 a Kansas City, capitale del jazz nero
negli anni 20-30. Come tutti i giovani della città si cimentò
fin da giovanissimo nellarte del jazz ed entrò a far parte di quella
nutrita schiera di musicisti che affollavano i locali e le strade di K.C. Vista
da lontano, la sua storia potrebbe esser interscambiata con uno qualsiasi dei
cittadini di Kansas. Il problema è però: perché diavolo
solo Parker, e non i tanti e troppi musicisti che riempivano la città,
riuscì nellimpresa di rivoluzionare il mondo del jazz?
Probabilmente il caso volle che in lui conglobassero quei caratteri che fanno
di un uomo qualunque un grande innovatore. Una serie di fattori, tutti complementari
e assolutamente indispensabili, fecero insomma dellanonimo Charlie Parker
il grande Bird.
Analizziamoli concretamente:
K.C. negli anni Trenta era tutto un fiorire di locali e di jazz band nere. Charlie
fin dalletà di 12 anni era solito frequentare tutti i night della
città, vietati ai minori, senza alcuna restrizione familiare: il padre
infatti aveva abbandonato presto la famiglia e la madre, lavorando in unimpresa
di pulizie notturne, non poteva controllare a dovere il figlio. Così,
il piccolo Charlie, a differenza degli altri ragazzi della sua età, poté
avere carta bianca e dedicarsi corpo e anima al jazz sin da giovanissimo;
Parker viveva in una casa a due piani con un piccolo giardino sul retro. Il
giardino era frequentato da tantissimi uccelli che erano soliti posarsi sui
suoi alberi e canticchiare per ore. Charlie, o come a lui piaceva esser chiamato,
Bird [2], ebbe sempre una grande ammirazione per essi, tanto
che tutta la sua musica può esser considerata come unemulazione
delle acrobazie sonore dei suoi amici volatili;
Di certo ebbe un grande influenza su Parker la cultura dellimitazione
[3]e della competizione che vigeva in tutti gli ambienti jazz
e in particolare a Kansas City. Bird, vivendo e crescendo in una tale subcultura,
fu sempre ossessionato dallidea di stupire e di stupirsi, dalla voglia
di farsi apprezzare e dalla ricerca del nuovo e del particolare. Ogni sua idea,
ogni sua ispirazione, era dettata unesigenza vitale di ricerca della novità
e dellinsolito;
Anche le sue stravaganze, la sua ironia [4], i suoi atti di
vandalismo, i suoi eccessi nellalcool e nella droga [5],
e le sue spregiudicatezze [6] furono il naturale frutto della
cultura del nuovo: il suo unico scopo di vita era quello di sperimentare, di
stupire e di sconvolgere, in ogni campo;
Un fattore fondamentale furono le umiliazioni giovanili: infatti, da perfetto
presuntuoso quale era, alletà di quindici anni, Charlie si cimentò
più di una volta in improvvisazioni per lui ancora troppo difficili [7].
Il risultato fu pessimo tanto che Parker fu sul punto di abbandonare lo strumento.
Da queste umiliazioni, però, ebbe lo stimolo a studiare di più
e a dedicarsi tutto il giorno al sax per poter un domani stupire e avere una
rivincita nei confronti di chi lo aveva umiliato e fatto soffrire [8].
Ogni interazione che Parker ebbe con il suo mondo sociale, e quindi con la subcultura
jazz di Kansas City, fu determinante e incisiva per la sua carriera: lassenza
di uno solo dei suddetti fattori, anche i più banali come il lavoro della
mamma, probabilmente avrebbe riservato a Parker e alla storia del jazz un epilogo
ben diverso.
Se la madre ad esempio avesse avuto un lavoro diurno e quindi la possibilità
di vietare a Charlie di frequentare i night, gli appassionati di jazz avrebbero
potuto ammirare il grande Parker?
Dopo aver evidenziato gli eventi e i contesti in cui Parker si trovò
a vivere, il lavoro di analisi degli oggetti culturali veri e propri, i brani,
potrà forse risultarci un po più agevole e senza dubbio
più funzionale.
Bird, oltre alle centinaia di concerti e alle migliaia di jam session, incise
circa 240 brani, tutti collocabili nello stile del Bebop [9],
e quasi tutti con la classica formula del Tema-Improvvisazione-Tema.
Ciò che comunque rese famoso Bird, fu la sua rivoluzione, operata mediante
innovazioni stilistiche, nellarte dellimprovvisazione.
Linnovazione più grande operata da Parker fu laver introdotto
line melodiche capaci di spaziare liberamente da un ottava allaltra. Cerchiamo
di spiegarci meglio: dagli inizi del jazz fino a Parker, limprovvisazione,
per quanto originale e gradevole potesse essere, orbitava sempre entro certi
limiti dovuti più che alla teoria, alla consuetudine (salti di note non
superiori a 10 semitoni, aderenza melodica alla base armonica, orecchiabilità
dellimprovvisazione); Parker riuscì ad accorgersi e ad individuare
tali vincoli riuscendo ad abbatterli uno per uno, moltiplicando così
esponenzialmente le potenzialità e le modalità espressive e introducendo
impensate soluzioni melodiche ed armoniche.
Parker sosterrà che lidea di spaziare da unottava allaltra
sia stata il frutto di un raptus creativo. Indubbiamente il genio parkeriano
ha avuto il suo indispensabile peso. E impensabile però che tale
raptus sia stato indipendente dalle sollecitazioni del mondo sociale: ogni innovazione
per esser prodotta ha bisogno di un motore, di uno stimolo. E quale può
esser stato il più grande incentivo verso la ricerca di innovazioni stilistiche
se non la cultura della competizione di Kansas City?
Sia chiaro, non stiamo parlando di influenze artistiche (quelle furono di ben
altro tipo [10]), ma di stimoli esogeni capaci di stimolare
e amplificare particolari predisposizioni verso la genialità.
Una caratteristica del tutto personale e a dir poco singolare fu linfluenza
esercitata su Parker dai tanto invidiati uccelli. La conseguenza di tale ammirazione
fu laver raddoppiato la normale velocità degli standard jazz, e
laver infittito il fraseggio delle sue improvvisazioni di svolazzi
rapidissimi di note poco distanti tra loro. Innegabile il paragone con le potenzialità
e le abilità sonore degli uccelli del suo cortile; da evidenziare sono
però anche le umiliazioni giovanili: in una sorta di reazione, laccelerazione
poderosa della velocità era un riscatto verso le tante critiche subite
nelladolescenza. Il superamento delle difficoltà tecniche, derivanti
dalla velocità, era poi una definitiva dimostrazione di grandezza.
Alla luce di quanto detto, quindi, sembra chiaro che un ambiente un po
più comprensivo, probabilmente, avrebbe spento in partenza lo spirito
innovatore e ricercatore di Bird.
Charlie, fino al 1944, pur essendo un noto ed apprezzatissimo musicista nei
locali jazz, rimase sempre confinato entro la sua subcultura, rimanendo per
lo più estraneo alla maggior parte del grande pubblico. Dal 45,
improvvisamente, Bird divenne un fenomeno di portata internazionale.
La nostra analisi non può quindi esimersi dal trovare i motivi di un
tale brusco cambiamento.
Anche qui fu un coincidersi di fatti ed eventi:
Il 44 segnava la fine dello sciopero della Federazione Americana dei Musicisti
[11]e tutte le etichette discografiche erano alla disperata
ricerca di personaggi in grado di garantire il successo immediato;
Parker, con tutti i suoi eccessi, era già di per sé un personaggio
pronto per esser lanciato su grande scala come un qualsiasi divo dello spettacolo;
Lo swing, genere che aveva imperato per tutti gli anni Trenta, era ormai a secco
di idee, di inventiva e di personaggi, e sembrava non esser più in grado
di soddisfare un pubblico che, dopo più di un anno di sciopero della
FMA, era in attesa di qualcosa di nuovo, di esplosivo.
Il primo ad accorgersi di Parker fu Ross Rusell che, battendo la concorrenza
di Norman Granz, riuscì a convincere Bird a incidere per la Dial. Le
riviste jazz e i media in toto, sollecitate dallo stesso Russel, cominciarono
ad interessarsi a Charlie e alla sua nuova e stravagante musica; iniziarono
così a sponsorizzarlo e giocare molto sugli eccessi della sua vita. Fu
presto il successo [12]: lindustria culturale aveva
trovato un personaggio estroverso capace di coniugare spettacolarità
mediatica e innovazione musicale. I discografici, in pratica, avevano intuito
che Parker avrebbe potuto soddisfare contemporaneamente sia il pubblico dal
palato fine, che quello attratto più dai personaggi che dai contenuti.
Ma, a partire dai primi anni Cinquanta, le cose andarono diversamente: il fenomeno
Bird fu presto sgonfiato (almeno fino alla sua morte) e ridimensionato. Probabilmente
lindustria culturale aveva enfatizzato in maniera eccessiva i comportamenti
di Charlie e si era preoccupata solo ed esclusivamente del soddisfacimento immediato
del grande pubblico. Fatto sta che lindustria discografica, non appena
il pubblico di massa cominciò a manifestare segni di disaffezionamento,
abbandonò Parker per concentrare le proprie energie su un nuovo genere,
sicuramente più adatto a un pubblico più vasto e generico: il
rock n roll.
Tra il 46 e il 50, dicevamo, Parker riscosse unenorme popolarità
tra tutto il pubblico, americano ed europeo, non necessariamente intenditore
di jazz. Ma se tra il pubblico bianco la figura di Parker era apprezzata per
le sue capacità e per le sue stravaganze, tra il pubblico nero Bird assunse
un vero e proprio significato simbolico.
Parker, e con lui tutto il movimento beboppista, fu visto dai neri dAmerica
come un musicista capace di restituire alla cultura afroamericana un sound che
le apparteneva e che l'epoca dello swing stava progressivamente commercializzando
e adattando ai gusti borghesi del pubblico bianco. Charlie, scalzando tale musica
e rendendola obsoleta rispetto alla vulcanosità della sua inventiva,
fu assunto da molti neri come esempio di rivendicazione e di riscatto sociale
nei confronti della cultura bianca, la quale si stava appropriando anche di
quel settore, il jazz, di cui gli afroamericani erano gli inventori e i più
degni rappresentanti. Lo stesso soprannome poi, Bird, si inseriva appieno nella
cultura e nellinsieme di simboli che caratterizzavano, e probabilmente
caratterizzano ancora oggi, la cultura dei neri dAmerica [13].
Gli afroamericani però, più poveri, non erano dei grossi consumatori
di dischi e quindi seguivano Parker solo nei locali: il legame instauratosi
tra essi e Bird era, in pratica, piuttosto diretto e svincolato dal canale mediatico.
Sicché la maggior parte del pubblico, inteso in senso più commerciale,
era rappresentato dai bianchi.
I bianchi apprezzavano ed ammiravano di Parker gli eccessi e la sregolatezza,
oltre alla sue enormi capacità tecniche. Erano attratti, bombardati come
erano dalla sponsorizzazione mediatica, dal nuovo, dallinsolito sound,
nonché dallo stesso personaggio. In realtà, come abbiamo prima
accennato, il grande pubblico bianco non si affezionò mai visceralmente
a Bird, tanto che nellultima parte della sua vita, in coincidenza con
i suoi rapporti burrascosi con discografici [14] e proprietari
di locali [15], egli fu addirittura accusato di essere uno
degli affossatori del jazz.
Perché? La risposta è semplice e significativa allo stesso momento:
i bianchi non avevano un simbolo da associare al grande Parker, sicché
tutti gli sforzi mediatici compiuti dallindustria culturale riuscirono
a sortire effetti solo fino ai primi anni 50. Quando però il pubblico
bianco ritrovò un genere, il rock n roll, capace di cogliere leredità
dello vecchio swing (e di ricollegarsi meglio del Bebop alla cultura bianca),
Parker fu relegato nel dimenticatoio, almeno fino alla sua morte.
Sarà solo una paio danni più tardi, in coincidenza con la
scalata sociale dei neri e il loro ingresso tra il grande pubblico, che Bird
riacquisterà quella fama e quel successo che negli ultimi anni della
sua vita lo avevano abbandonato.
In conclusione del nostro lavoro e come ulteriore spunto di analisi per il lettore, si vuole evidenziare come: 1. il fenomeno Parker sia la conseguenza di più fattori concatenati tra loro; 2. la musica di Parker sia il frutto di una manifestazione di un genio sollecitato di continuo dalla sua subcultura; 3. lindustria culturale possa creare miti e fenomeni, ma se a questo i fruitori (nel nostro caso il pubblico bianco degli anni 50) non riescono ad associarci un simbolo e un significato, tali fenomeni sono destinati a morire; 4. il successo discografico vari a seconda dei gusti del pubblico, della sua composizione sociale e della sua capacità di identificazione con autori e musica;
Libri consultati per la stesura della tesina:
Reisner, Robert G., La leggenda di Charlie Parker, Mondadori, Milano, 1980
(ed.or. 1962)
Baroni, Fubini, Petazzi, Santi, Vinay, Storia della musica, pp 474-478, Einaudi,
Torino, 1994 (ed. or. 1988)
Salvatore, Gianfranco, Charlie Parker. Bird e il mito afroamericano
del volo, Nuovi Equilibri, Roma, 1995 (ed. or. 1995)
Discografia
Compact Collection Jazz-Blues-Soul, De Agostini, 1995 (Anni 45-54):
Ko Ko
Bloomdido
Parkers mood
Blues for Alice
Confirmation
An Oscar for Treadwell
Ornitology
Donna Lee
Cinematografia
Bird, diretto da Clint Eastwood, Warner Bros, 1988
Siti consultati
web.tiscalinet.it/treffi/parker/index.html
1. "...di discreto successo commerciale"
I lavori più celebri e famosi sono stati sicuramente le biografie di
R.Reisner (proprietario dellOpen Door, il locale del Greenwich Villane
dove Parker si esibì spesso negli ultimi anni), di R.Russel (suo produttore
discografico per la Dial nel biennio 46-47), e il celebre film Bird
di Clint Eastwood.
2. "...o come a lui piaceva esser chiamato,
Bird,"
Sullorigine del soprannome tante leggende si sono tramandate. La più
verosimile, confermata dallo stesso Parker, è quella desunta dalle parole
di Jay McShann, un orchestrale amico di Charlie stavamo percorrendo
il Texas con due macchine, quando quella in cui si trovava Parker arrotò
un pulcino. Bird si mise la testa tra le mani e ci urlò di fermarci,
ingiungendoci di tornare indietro a raccogliere quelluccello da
cortile. Così egli chiamava i pulcini. Scese dalla macchina e raccolse
con cura luccello portandoselo fino al nostro hotel, dove ordinò
allo chef di friggercelo quella sera. Insistette molto perché noi mangiassimo
quelluccello da cortile a tavola. Da lì il
soprannome Yardbird. (Max Harrison, Charlie Parker, Ricordi, Milano,
1960, citato in Salvatore (v.Bibliografia) a pag 39).
3. "...su Parker la cultura dell'imitazione"
I suoi maestri, per lo più involontari, erano i grandi sassofonisti di
Kansas City e la sua scuola furono le jam session a cui spesso partecipava.
4. "...la sua ironia"
Lironia, a dispetto della stereotipata immagine delluomo stanco
e insoddisfatto, era una componente fondamentale del carattere di Parker. Talvolta
era unironia disincantata, come quando metteva la benzedrina nel caffè
di suoi compagni musicisti, talvolta turpe, come quando durante un concerto
urinò nella cabina telefonica nel bel mezzo del teatro, talvolta raffinata,
come quando parlando con Sartre gli disse Mi piace molto il tuo modo
di suonare.
5. "...e nella droga"
La droga, per Parker come per tutti i jazzisti del tempo, non era considerata
una debolezza, bensì uno strumento in grado di far superare i limiti
delluomo (proprio come poteva essere loppio per i poeti maledetti).
Parker, come vedremo, sarà sempre ossessionato dallidea di superare
i limiti, e così la ricerca di una coscienza alterata fu un leitmotiv
di tutta la sua vita. Quanto Charlie fosse attaccato alla droga, lo si capisce
dal fatto che Bird, oltre a dedicare un brano al suo spacciatore preferito (Moose
The Mooche), gli cedette anche il 50% dei diritti di uno dei contratti
con la Dial!
6. "...sue spregiudicatezze"
Parker era solito dormire tra limmondizia, gettarsi ubriaco fradicio nei
fiumi, urinare nel bel mezzo della strada, abbandonare la jam session quando
non si sentiva ispirato. Tra i tanti episodi vale la pena di ricordare il litigio
in diretta radiofonica con il grande amico-rivale Dizzy Gillespie: Parker arrivò
addirittura al punto di aggredire, armato di coltello, il famoso trombettista.
7. "...per lui ancora troppo difficili"
La prima umiliazione la ebbe al locale Hight Hat, dove cercò di strafare
in una improvvisazione sullo standard Body and Soul: Charlie andò
fuori tempo e fuori armonia, fu fischiato e cacciato dal locale. Non pago ci
riprovò al Reno Club con lorchestra di Count Basie: il brano era
sempre lo stesso, così come lepilogo. Parker, che sapeva improvvisare
solo in Re, subì uneclatante umiliazione: il batterista Jo Jones,
per la rabbia e per il fastidio lo prese a maleparole lanciandogli un piatto
della sua batteria in testa. Parker scappò via piangendo, tra lo scherno
del pubblico.
8. "...e fatto soffrire"
Tommy Potter, un suo contrabbassista, mettendo in relazione il genio e la sregolatezza,
era del parer che, in una sorta di riscatto nei confronti delle umiliazioni
giovanili, lormai adulto Parker mirava ad essere talmente inattaccabile
sul piano artistico da poter essere accettato come uomo qualsiasi cosa facesse.
9. "...nello stile del Bebop"
Tra i musicisti più rappresentativi del Bebop ricordiamo anche: Bud Powell
e Thelonious Monk (pianisti), Max Roach e Kenny Clarke (batteristi), il già
citato Dizzy Gillespie e Fast Domino (trombettisti).
10. "...(quelle furono di ben altro tipo"
Come per ogni musicista jazz, anche le influenze artistiche esercitate su Parker
sono da ricercare nelle migliaia di musicisti con cui Bird ebbe a che fare.
I musicisti più apprezzati da Charlie erano comunque Lester Young e Buster
Smith, detto il Professore.
11. "...Federazione Americana dei Musicisti"
Lo sciopero, iniziato nellagosto del 42 e protrattosi fin verso
la fine del 43, aveva causato il blocco delle produzioni discografiche
12. "...Fu presto il successo"
Nel 1948 lautorevole rivista Metronome, lo incoronò,
dopo un referendum tra i suoi lettori, come miglior sassofonista dellanno.
13. "...la cultura dei neri d'America"
Per gli afroamericani, il volo, le ali hanno un significato particolare. Un
racconto orale di Caesar Grant, proletario negro di mestiere carrettiere e bracciante,
comincia così: Un tempo, tutti gli africani volavano come uccelli,
ma poi, a causa delle loro molte trasgressioni, quelle ali li furono tolte.
Rimasero alcuni, qua e là, nelle isole del mare e in località
sperdute delle pianure, certi che erano passati inosservati, e avevano conservato
la capacità di volare, anche se a vederli sembravano uomini come tutti
gli altri. Il volo e le ali degli uccelli simboleggiano lidea
di riscossa sociale e la speranza, un giorno, di sollevarsi da terra per spiccare
il volo ed affermarsi socialmente.
14. "...rapporti burrascosi con discografici"
Ben presto, il carattere di Parker si scontrò con la rigidezza degli
impegni discografici. Cominciò così a disertare concerti e registrazioni
in sala, tanto che alla fine gli stessi discografici, stufi delle bizze di Bird,
lo abbandonarono denigrandone addirittura limmagine. Charlie, da dichiarato
istintivo quale era, non riusciva a rassegnarsi allidea di dover suonare
a cottimo: lispirazione, diceva, non può esser manovrata e la musica
doveva essere un piacere e non un impegno.
15. "...e prorpietari di locali"
A causa delle tante risse e bravate, a Parker fu tolta anche la tessera dei
musicisti americani, documento rilasciato dallo Stato senza il quale non era
possibile suonare nei locali
16. "..."affossatori" del jazz"
Dal 1952 il Metronome addirittura lo escluse dallelenco dei
candidati allassegnazione del premio come miglior altosassofonista.
17. "...almeno fino alla sua morte"
Parker muore il 12 marzo del 1955 per complicazioni cardiache associate alle
ulcere peptiche, allavanzata cirrosi, allo stato pre-diabetico, ad una
congestione viscerale e alla polmonite.