Charlie Parker

Da: Joachim Ernst Berendt "Il Libro Del Jazz", 1979, Garzanti Vallardi

Nota: La presente biografia nel testo viene affiancata a quella del trombettista Dizzy Gillespie.

"Una settimana prima della sua morte - racconta Leonard Feather - Parker incontrò Dizzy Gillespie nel club Basin Street. Parker era profondamente disperato e si trovava in uno stato da destare compassione. <Torniamo insieme> insistette con Dizzy, <vorrei suonare ancora una volta con te, prima che sia troppo tardi.>"

"Dizzy non si dà pace per queste paole di Parker - dice Lorraine, la moglie di Dizzy - Ancora oggi quando ci pensa i suoi occhi si riempiono di lacrime. Era a casa, una settimana dopo, quando ci furono tutti quei pianti e quei lamenti, e venni a sapere che qualcuno aveva telefonato e raccontato che Charlie era morto. Io non dissi nulla. Che cosa avrei potuto dire? Così lo lascia solo e lasciai che si sfogasse piangendo."

Charlie Parker e dizzy Gillespie sono i due "dioscuri" del bebop.

Charlie Parker viene da Kansas City. Si da come giorno di nascita il 29 Agosto 1920, ma quando morì nel 1955 i medici che avevano fatto l'autopsia dissero che era più probabile che avesse 53 anni anziché 35.

Entrambi [Parker e Gillespie] crebbero nel mondo della discriminazione razziale e impararono sin dalla più tenera età a conoscere tutte le umiliazioni.

Nessuno si curò molto di Charlie adolescente. Durante tutta la sua gioventù gli mancarono l'amore e un senso di calore. Nessuno della famiglia di Parker era dotato musicalmente. A tredici anni Parker suonava il sassofono baritono. Un anno dopo aggiunse il contralto. Ancora oggi è inspiegabile perché Charlie Parker sia divenuto musicista. Il sassofono contralto Gigi Gryce - uno dei suoi migliori amici - dice: "Parker è un genio naturake. Se fosse diventato idraulico, credo che avrebbe fatto ugualmente grandi cose". A quindi anni Charlie Parker fu costretto a provvedere a se stesso. "Dovevamo - così racconta - suonare ininterrottamente dalle nove di sera fino alle cinque del mattino. Normalmente ci davano 1,25 dollari per notte". Nel 1937 - a 17 anni - Parker entrò a far parte dell'orchestra di Jay McShann, una tipica orchestra di riff e blues di Kansas City. Non si sa se Parker avesse un modello. E' probabile che il modo di suonare di Parker fosse molto pronunciato sin dall'inizio, se i suoi colleghi dapprima lo giudicavano "orribile", la ragione probabilmente va cercata nel fatto che egli suonava in modo "completamente diverso da chiunque altro". La vera scuola e tradizione di Parker fu il blues. Lo sentiva quasi ininterrottametne a KAnsas City e lo suonava ogni notte nell'orchestra di Jay McShann.

Sono indicativi i titoli dei primi dischi incisi dai due musicisti:

Il primo disco che Charlie PArker incise nel 1941, quando l'orchestra di Jay McShann arrivò a New York, fu Connfessin' the blues. Charlie Parker inizialmente non si allontanò molto da Kansas City. La sua vita era tetra e difficile e, come racconta, scoprì quasi contemporaneamente gli stupefacenti e la musica. Leonard Feather crede che Charlie Parker nel 1935 - all'età di 15 anni - fosse più o meno dedito agli stupefacenti. Le inibizioi e i complessi della sua vita cominciarono nel momento in cui divenne musicista. Charlie Parker suonò con Jay McShann fino al 1941. Vi furono alcune interruzioni. Una volta fu mandato in prigione per 22 giorni perché si era rifiutato di pagare un tassista. Poi vi fu il viaggio a Chicago che assomigliò quasi a una fuga. Vi arrivò sporco e stracciato, come "se fosse sceso direttametne da un treno merci". Ma egli suonava "come non si era mai sentito prima suonare qualcuno". Per tre mesi fece lo sguattero in un locale di second'ordine di Harlem, con una paga di 9 dollari alla settimana. Spesso non aveva nemmeno uno strumento musicale su cui suonare. "Vivevo sempre in una specie di stato di panico, - è una delle sue frasi più celebri - dovetti dormire nei garage. Ero completamente disorientato. La cosa peggiore era che nessuno comprendeva la mia musica." Una volta quando Parker suonava nella band di Count Basie e nessuno era d'accordo col suo modo di suonare, il batterista Jo Jones gli gettò addosso i piatti in segno di protesta e di ira. Parker si alzò e uscì piangendo. Per giorni i suoi occhi furono rossi e gonfi di pianto. Parker racconta "Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suoanrlo... Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti delle armonie, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita." Charlie, quando non suanava nell'orchestra di Jay McShann, tirava avanti con lavori occasionali. Partecipava a ogni jam session che riusciva a trovare. Nel 1941 Parker arrivò a New York con la band di Jay McShann. La band suonò nel Savoy Ballroom di Harlm.

Quella fu la sera in cui Charlie Parker e Dizzy Gillespie fecero la reciproca conoscenza.

La band di Jay McShann subito dopo lasciò New York. Parker la seguì fino a Detroit. Poi non ce la fece più a suonare gli arrangiamenti standard divenuti una routine. Lasciò la band senza dire niente a nessuno. Non ebbe mai grandi simpatie per le big bands.

Dopo aver lasciato la band di Jay McShann, Charlie Parker andava quasio ogni giorno al Minton's a Harlem. Là suonava una band che era composta dal pianista Thelonious Monk, dal chitarrista Charlie Christian, dal trombettista Joe Guy, dal batterista Kenny Clarker e dal contrabbassista Nick Fenton. "Nessuno - racconta Monk - si trovava lì con la consapevolezza di fare qualche cosa di nuovo. Al Minton's eravamo stati ingaggiati semplicemente per suoanre. Questo è tutto". Ma in qualche modo in Minton's divenne il punto di cristallizzazione del bop. Là si incontrarono nuovamente Charlie Parker e Dizzy Gillepie.

Monk racconta che ci si rese subito conto delle capacità e dell'autorità di Parker. Tutti al Minton's avvertirono la sua genialità creativa che operava inconsciamente. Contributo alla psicologia di Paker: sulle fotografie che lo ritraggono insieme ad altri musicisti, colpisce il fatto che la distanza tra lui e gli altri quasi sempre sia più grande di quella degli altri fra loro.

Charlie Parker e Dizzy Gillespie divennero inseparabili. Nel 1943 suonarono insieme nella band di Earl Hines, nel 1944 insieme in quella di Billy Eckstine. Nello stesso anno formarono un quintetto assieme che suonò alla "52nd Street". La "52nd Street" divenne la via del bop. Nel 1944 incisero inoltre il primo disco insieme.

Tony Scott racconta: "Una sera venne Bird (ormai Charlie Parker veniva chiamato quasi esclusivamente Bird) e suonò con Don bays. Suonò Cherokee e tutti i presenti andarono in delirio. Quando poi Bird e Diz suonarono regolarmente nella "Strada" tutti rimasero sbalorditi; nessuno riusciva a suonare nemmeno approssimativamente come loro. Infine Bird e Diz incisero dischi, e questo diede la possibilità di imitarli e di costruirci sopra. Tutti facevano esperimenti intorno al 1942, ma nessuno aveva trovato uno stile. Invece Bird lo aveva trovato. L'aspetto strano dell'influenza di Bird sui musicisti della "Strada" è che lo stile che aveva sviluppato, veniva suonato con tutti gli strumenti tranne che col suo - il sassofono contralto. La ragione stavanel fatto che Bird al sassofono contralto era superiore a tutti." Charlie Parker aveva trovato nella forma del quintetto bebop il complessiono che gli era congeniale: sassofono e tromba con il gruppo ritmico. Il quintetto di Charlie PArker divenne tanto importante per il jazz moderno quanto lo erano stati gli Hot Five di Louis Armstrong per il vecchio jazz.

Diventa sempre [si legga anche la biografia di Gillespie per una valutazione, n.d.r] più evidente che Dizzy Gillespie fu allora il musicista più citato del bebop. Certamente non ha mai dato a questa muscia gli impulsi creativi che vi diede Charlie Parker, ma le ha dato quello splendore e quel vigore senza i quali non avrebbe conquistato il mondo. Billy Eckstine dice: "Si deve a Bird più che a chiunque altro il modo in cui fu suonata quella musica; ma è merito di Dizzy se fu messa per iscritto."

Con il suo "Charlie Parker Quintet" Bird fece le più importanti registrazioni del bebop: Koko sulle armonie di Cherokee, il brano con cui aveva attirato per la prima volta l'attenzione generale:Now's The Time sul blues; Chasin' the Bird con il fugato della tromba di Miles Davis - creando così la moda delle fughe e dei fugati nel jazz moderno... e innumerevoli altre. Accompagnato da Erroll Garner incise Cool Blues, stabilendo così già nel titolo il rapporto tra blues e freddezza. Il sassofono contralto di Charlie Parker divenne la voce più espressiva del jazz moderno - legata in ogni nota alla tradizione blues, spesso in modo imperfetto, sempre uscira dal fondo di un'anima tormentata. In un'epoca stilistica in cui si esigeva ovunque che si suonasse senza il vibrato, il musicista più creativo di quell'epoca suonava con un forte vibrato - il vibrato dei grandi strumentalisti del vecchio blues. Bird divenne l'incondizionato improvvisatore, l'uomo da chorus "par excellence", a cui nella interessava di più del volo delle sue linee melodiche. Parker aveva preso il diciottenne Miles Davis come trombettista del suo quintetto - l'uomo che sarebbe diventato l'improvvisatore dominante della successiva fase del jazz moderno: cioè del cool jazz. Parker incoraggiò Davis, che suonava ancora completamente alla maniera di Parker e Gillespie, a trovare uno stile proprio. Anni dopo, quando Parker era legato a un contratto con Granz, incise con l'orchestra di Machito. Ma quelle incisioni divennero poco rappresentative per Bird. La formula di Parker rimase il quintetto, cioè il minor numero di strumenti con cui era possibile creare una "forma", con l'unisono del tema all'inizio e alla fine, e che per il resto lasciava tutta la livertà all'improvvistazione. Charlie Parjer: "Sarei felice se quello che suono venisse semplicemente chiamato musica." Charlie Parker: "La vita è sempre stata crudele con i musicisti. Ho saputo che Beethoven sul letto di morte ha alzato il pugno contro il mondo perché non lo comprendeva. Nessuno all'epoca di Beethoven ha veramente compreso quello che scriveva. Ma questa è la musica." Nel 1946 Charlie Parker ebbe il primo serio crollo della sua vita. Fu durante la registrazione di Loverman negli studi della casa discografica Dial. Quando Charlie dopo l'incisione tornò a casa, appiccò il fuoco nella sua stanza d'albergo e corso - nudo e gridando ad alta voce - nella hall. Orrin Keepnews: "Vi sono pochi dubbi che fosse un uomo tormentato, e vi sono molte persone che sottolineano la sua solitudine." Spesso rimaneva sveglio intere notti per andare solo e senza meta sulla metropolitanta. Come musicista sul palcoscenico non è mai stato capace di "vendere" se stesso e la sua musica. Si limitava a star lì e a suonare.

Nel 1950 entrambi - Bird e Dizzy - fecero incisioni accompagnati da grandi orchestre d'archi - Bird a New York, Dizzy in California. Fu l'unico successo finanziario di una certa entità che Parker conobbe nella sua vita. I fanatici fra i fans rinfacciarono a Bird e a Dizzy di essere diventati "commerciali". Caratteristico il modo di agire di entrambi:

Parker, che con queste incisioni accompagnate da una orchestra d'archi aveva realizzato il sogno della sua vita e per il quale gli archi portavano quell'aureola di grande sinfonia che aveva sempre veverato, soffrì molto per il giudizio discriminante dei fans. Charlie Parker non era mai contento di sé. Non sapeva mai rispondera alla domanda quale dei suoi dischi ritenesse migliore. Interrogato su quali fossero i suoi musicisti preferiti solo al terzo posto veniva un musicista di jazz: Duke Ellington. Prima di lui venivano Brahms e Schonberg, dopo di lui Hindemith e Stravinskij. Ma più di qualsiasi musicista amava Omar Chaijam, il poeta perisano. Leonard Feather: "Charlie si mise a bere sempre più, nel disperato tentativo di evitare gli stupefacenti e schivare ciò nonostante la cruda realtà"... Nel periodo in cui in tutto il mondo non c'era qualcuno che non fosse influenzato in una forma o nell'altra da Bird - e quando questa influenza si sentiva persiono nella musica da ballo e in quella canzonettistica - Parker suonava ormai solo ogni tanto. Orrin Keepnews: "Verso la fine della sua vita aveva rinunciato a lottare... Nel 1954 mandò alla sua ex moglie Doris una poesia. E' qualcosa come un Cred: "Ascolta le parole! Non le dottrine! Ascolta la predica, non le teorie... La morte è una cosa urgente... Il mio fuoco è inestinguibile"." Morì il 12 marzo 1955. Si trovava davanti al televistore e aveva appenafinito di ridere di una barzelletta raccontata durante uno show dei Dorsey Brothers. Il mito di Charlie PArker iniziò quasi subito. Il disk-jockey Jazzbo Collins presentò con le seguenti parole una raccolta commemorativa de dischi di Parker in cui l'opera della sua vita finalmente ordinata sistematicamente, venica presentata a un pubblico più vasto: "Non credo che in tutta la storia del jazz nessun musicista abbia ottenuto più riconoscimente e meno comprensioni di lui". "Bird Lives!", Charlie Parker vive, si dice ancora adesso e oggi. Agli inizi degli anni Settanta tutti gli artisti del jazz importanti hanno subito la diretta influenza di Charlie Parker: Ornette Coleman, Phil Woods, Lee Konitz, Sonny Stitt, Charlie Mariano, Jackie McLean, Gary Bartzm Frank Strozier, Cannonball Adderley, Charles McPherson, Antony Braxton. L'arte di Bird dimostra la sua validità influenzando musicisti tanto differenti fra di loro. E la sua musica continua a vivere.