di Angelo Manitta
Equilibrio tra poesia e prosa in Trasparenze di Alfonsina Campisano Cancemi (Ila Palma, Palermo 2001)
 
Leggendo “Trasparenze”, l’ultima pubblicazione di Alfonsina Campisano Cancemi, ci si imbatte in una soluzione letteraria, anche se non nuova, certamente oggi poco utilizzata, quella della poesia in prosa. E sì, perché di poesia in prosa si tratta in quest’opera, in cui le figure appaiono «creature libere e indipendenti in un alone di religiosità», mentre la sua autrice «si lega strettamente al desiderio di dare alla propria esistenza un rilievo eroico, consacrandola ad un ideale» scrive Roberto Carnevale. Dalle righe pacate e semplici della poetessa promana costantemente una felicità interiore, senza alcun velo di pessimismo o di negatività. E se il dolore è parte della vita, non prevale sul resto, perché rimane sempre un filo di speranza. Quale grazia nella tragica situazione della composizione “Nido”! «Caddero i piccoli sul selciato. Rovinosamente. E i cardellini, con le ali pesanti e il cuore nero, rimasero ancora lì qualche giorno, fra le tenere foglie del gelsomino, sperando». «È certo poesia tra le più dolci che mi sia capitato di leggere… è poesia di una donna, di una madre che sa essere moglie, istitutrice e se stessa» direi con Franco Antonio Belgiorno curatore della prefazione. Dalle composizioni della Campisano scaturisce, infatti, oltre a serenità e pacatezza, anche un grande desiderio di vita, di libertà e di felicità. «E mia madre mi diceva ch’era bella la vita. Un usignolo mi cantava in petto, allora…». L’essere umano è come gli uccelli o le farfalle: vogliono volare, volare, volare. E a questa particolare emozione spingono alcune immagini: «Io amo i gabbiani, che cercano il cielo e volano in alto a rubare una stella», o vi si accosta il tema dell’infanzia felice, che corre attraverso il tempo e fissa immagini di felicità. La narrazione si fa spesso intensa, la lettura, nel rapporto equilibrato tra poesia e prosa, tra racconto e liricità, è gradevole. Ma l’elevatezza lirica, a mio avviso, raggiunge il culmine in “Sorrisi”: «Scherzava il vento, ragazzo impaziente, con la mia veste. Cercai di fermarlo e mi rimase, imbrigliato tra le mani, un frammento d’anime. Improvvise s’accesero le lucciole». Quale profondità espressiva! Quale delicatezza d’animo! Quale poesia! Ma cosa fanno i poeti, chi sono? «I poeti non sanno vivere, né morire… bevono sogni nudi». Possiamo davvero dire con Alfredo Pasolino che quella della Campisano è «una prosa lirica capace di riportare l’umano dentro l’uomo», anche perché la poetessa si mostra in ogni verso donna equilibrata e partecipe, e manifesta la sua femminilità senza gli eccessi del femminismo, cosa certo pregevole e rara nella letteratura del XX secolo. Alle composizioni bene si adeguano gli acquerelli di Santina Grimaldi, che sa esprimere, con colori tenui ma decisi, situazioni e particolari di una meravigliosa compostezza espressiva.