La macchina è ancora umana: percorso di tensione in “Lentus in umbra” di Andityas Soares de Moura

 

Testo di Edimilson de Almeida Pereira, docente dell’Università federale di Juiz de Fora (Brasile), traduzione di Angelo Manitta.

 

Il passaggio per "Lentus in umbra" è, senza esagerazione, un passaggio travagliato, in quanto ci assedia con la minaccia di portarci alla dispersione, ma anche in quanto ci incita a vivere l’emozione come esperienza di rischio e pertanto di investimento nel non detto. A partire da ciò Andityas Soares de Moura intraprende un percorso segnato dai dialoghi e soprattutto dalle tensioni provenienti da tale modo di comporre. Il dialogo è tentativo di approssimazione, ma anche minaccia di perdita di sé nell’altro. Oltre a ciò può trasformarsi in aggressione dell’altro, quando non scopriamo i modi per interpretarlo e non gli presentiamo tracce perché lo si interpreti. In termine di creazione, questo è il modus vivendi del poeta, cioè nelle linee di tensione dove confinano le regole e le innovazioni. La mano creatrice si abilita al suo compito quando corre tra la reiterazione del conosciuto e la scoperta del nuovo. Essendo il portatore di questa mano, che vacilla e indietreggia, il poeta si inserisce nel mondo come soggetto di inquietudine.

In "Lentus in umbra" Andityas Soares dà visibilità ad un percorso nel quale le tensioni innanzitutto si sdoppiano, acquisendo contorni diversi. Per comprenderle il poeta si avvale dell’erudizione e della sensibilità. Ma nella misura in cui cerca l’umano, dove l’umano tante volte si perde, tale erudizione riscuote da se stessa il compromesso con la vita. Per questa ragione sarebbe difficile immaginarla come espressione presuntuosa di conoscenza in un paese e in tempo dove ancora ci sono tanti diseredati senza diritto alla minima parola. D’altro lato, il poeta non avalla la sensibilità per abbandonarsi alla diffusione, ma al contrario per captare in maniera pertinente gli eccessi e le minuzie che rivelano l’umano. Tra le tensioni esposte in questo libro, una deriva dal confronto tra la dizione classica esplicitata nella rivisitazione delle regioni delle Parnaso e l’altra attraversata dai fantasmi della modernità che si insinua negli abissi di taglio espressionista e surrealista, come vedremo più avanti. La tensione tra classico e moderno, da tempo interpretata, ottiene sfumature peculiari nella silloge di Andityas Soares. Ma più che la presenza del classico, richiamano l’attenzione gli elementi cardini che lo situano dentro il classico alla maniera di Riccardo Reis. L’eteronimo pessoano sa perché ha scelto di rimanere al margine, evitando i logorii provocati dal desiderio («Desenlacemos as mãos, porque não vale a pena cansarmo-nos» – Lidia), Reis ricorda il crollo del mondo, benché insista in un mondo che, fatto dagli dei, ancora si mantiene nel linguaggio. Da parte sua, attraverso la rivisitazione dei classici Andityas Soares percorre la via per compiere ciò che gli dei avevano determinato, motivo per cui è meglio «rispettare / il suonare acuto / dell’ora» (Flor suficiente). E, dal momento in cui la rivisitazione riprende i termini dell’età dell’oro, il poeta si riappropria di una felicità ideale e, tra il passato e il presente, si delizia con «silvestres silvos / locus amoenus / entre pernas corredoras // ah! O estigma do vinho / ah! O esquecimento / no jardim!» (O valor do abismo).

A dispetto delle lezioni dei maestri, il poeta si incammina per i labirinti onde l’umano si nasconde e si rivela. Prima dell’accostarsi agli ambienti dell’espressionismo e del surrealismo, la sua poetica dialoga con la religiosità e l’erotismo che, come lama a doppio taglio, riempiono le elegie di John Donne. Andityas si esercita e come l’autore dell’elegia "Going to bed" («Vem, oh senhora, vem, que de ócios não me permito») considera l’amata in un futuro che è frutto più della passione e della certezza del poeta che della sottomissione dell’amata («Ainda / hoje saborearei teu corpo, quer / m’ofreças, quer não». – Pax Romana). In questa proposta, unita al desiderio e all’affanno della conquista, il poeta ottiene tuttavia l’esilio, ovviamente l’esilio amoroso in un locus amoenus («afastemo-nos da cidade») reiterando le forme dell’atarassia sperimentata da Riccardo Reis.

Poi contropartita della pace neoclassica sono le contraddizioni e le ombre della modernità. Gli autori della sventura moderna si perdono nell’investigazione delle proprie angustie e i paradigmi per le poesie di "Lentus in umbra" valgono nella direzione del linguaggio espressionista di un George Trackl e delle varianti surrealiste. Il malessere che Trackl ha espresso in sequenze apparentemente innocenti, alla luce di un’infanzia distrutta («Na volta / os pastore acharam o doce corpo / apodrecido no espinheiro». – De profundis) si insinuano nella poetica del poeta di Minas Gerais, mostrando orme che non portano necessariamente al paradiso: «as águas celestiais / bem me lembro / que corriam negras / das bocas de anjos» (Néctar); «o jovem semeeiro caminha entre os / túmulos» (Contrapunctus).

Se nell’ambiente espressionista il poeta investiga i timori di sé e del mondo, e soffre quanto più aspira alla luminosità («o negro, então / torna tudo muito / quente e / oleoso» – No equinócio quando os montes), d’altro lato negli indizi surrealisti incontra l’asse che attribuisce movimento all’essere e alla poesia, al linguaggio e all’immaginazione. Si tiene qui il poeta aperto all’insperato, inserito nel fiume delle possibilità. E anche quando il dolore si presenta, gli sdoppiamenti dell’uomo e del linguaggio si rendo-no maggiori di quanto esso non sia: «ombros são como / dois pães / abandonados sob a toalha vermelha» (Floritura); («tuas ansieda-des / juntas, dentro / de conservas / de amora» (Contrapunctus).

Vale a dire che "Lentus in umbra" si realizza meno nella predominanza di questa o di quella tendenza e più nell’intreccio di differenti estetiche. O, come sugerisce il poeta, il suo cammino prosegue per sentieri dove si nasconde «o brutal amanhecer / de guelras bem abertas / híbridas» (Cânhamo). Per ciò, i marchi di classicismo, espressionismo e surrealismo non si riducono all’esercizio di erudizione dell’autore, ma penetrano nella vita quotidiana per dare suono e immagine alle indagini che da sempre accompagnano l’essere umano. Prova di ciò è che le poesie di "Lentus in umbra" abbracciano una gamma varia di temi. Utilizzando l’alchimia risultante dall’incontro delle tendenze di sopra, Andityas Soares considera la violenza nella Storia («Estás pisando o solo de sangue» – Madri); la desolazione degli uomini («Para onde agora, que / o / caminho è sem fim?» – Arancia); la fugacità del quotidiano («hoje as crianças não têm aula / não precisam acordar / na madrugada gelada» – Spem in alium); il gioco tra erotismo e misticismo («toda prece / verdadeira termina / em um gozo inacessível / de / magnólias» – Tomás de Aquino); la vita erotica («ainda assim / insisto / sem roupas íntimas / por baixo do / vestido novo» – Digote, por que encarnar as estrelas). Dopo tale inventario è interessante mettere in rilievo un altro accostamento estetico del libro, questa volta nella direzione dei cantari medievali. Qui traspariscono le scene in cui l’amata e l’amato instaurano un dialogo che, apparentemente sottomesso alla voce maschile, rivela in fondo la sua resa alla seduzione femminile: «soluça com gosto, senhorinha.» (Oliveira).

Come abbiamo detto, il passaggio per questa opera di Andityas Soares de Moura si presenta come un’esperienza travagliata. Passaggio che, lontano dall’indicare come la fine del tunnel, si estende come il percorso medesimo dell’essere umano. Tra naufragi e salvataggi ci costruiamo, costruendo ciò che chiamiamo Storia. Il poeta si è incamminato per questa strada, confondendosi a volte con essa. Il linguaggio risultante dal suo lavoro riflette la complessità dell’oggetto che ammira e per essere alimentato dalle tensioni può diventare una maschera d’ossigeno o una camera soffocante. Il rischio è presente e per il poeta che pretende di essere umano (capace di «dosar as volúpias» – Mulier e allo stesso modo «abraçar o abismo» – Chanson) non c’è come allontanarsi da questo percorso.