Karma
di Anna Lena Foracchia
               
Sei morto così, senza dirmi niente.
Allora sono venuta a trovarti all’obitorio, il luogo delle occasioni perdute.
Mi pareva, guardandoti, che tu avessi qualcosa da dirmi. C’era una donna, accanto a te, che piangeva dignitosamente, tenendosi la borsetta vicina.
Era una bella giornata di sole, si vedeva dalle grandi vetrate dell’obitorio che danno sull’esterno. I fiori erano dovunque di tutti i colori, emanavano un profumo gentile nell’aria.
Io non ti ho portato i fiori, sai bene che non ero così romantica verso di te. Sono venuta a trovarti per l’ultima volta, e mi dispiace che tu avessi chiuso gli occhi su questa vita. Avrei voluto chiederti cosa hai pensato della vita, ancora adesso ci penso, alla domanda.
Ma tu, ora, non puoi rispondermi più. Non sentirò più la tua voce, né incontrerò mai più il tuo sguardo, che mi mancherà, lo so.
Noi abbiamo sempre litigato, ma eravamo così simili, e lo sapevamo entrambi. Tu eri l’altra parte di me, ed io ero l’altra parte di te.
Così ha voluto il destino, così noi abbiamo giocato le nostre rispettive parti. Però, ora che sei morto, mi manchi. Lo sapevo, ne ero sicura, anche prima di vederti all’obitorio. Ti dicevo, non ti ho portato fiori. Eppure ho voluto scrivere, per te, questo piccolo racconto. Non so se ti piacerà, non ho mai saputo cosa pensavi di ciò che scrivo. Adesso è un po’ tardi.
Il racconto è venuto da solo, io l’ho solo trascritto in fondo. Nasce dalle situazioni che ci hanno accomunati, ricordi per tanto tempo.
Ora, tutto si è dissolto. Ed io continuerò la mia vita, scriverò naturalmente.
Che strano, sai. Mi ero così abituata a te, davvero.
Cosa ricorderai di me?
I miei capelli, il mio modo di fare, le parole che ho detto? Non lo saprò mai. Per questo ti scrivo. So che tu leggerai questo racconto prima o poi. E, se ti conosco bene, sorriderai.
Questo è il mio modo di scrivere, di essere.
Tu lo sai, per sempre.