- Michele
Frenna:
La serie dello zodiaco nell’elaborazione musiva, in
un saggio della figlia Gabriella
-
- L’opera
(ed. Universum, Trento 2002) è un ampio saggio sulle dodici
tavole musaicate dei segni dello zodiaco di Michele Frenna, create
nell’anno 2000. L’uomo fin dagli albori della sua esistenza è
stato affascinato dal mistero della vita, ma soprattutto dal
volerla interpretare per godere di una maggiore serenità. «I
dodici segni rappresentano l’esigenza di capire meglio noi
stessi, prima di tutto, per poi capire gli altri» scrive Giavanni
Campisi nella prefazione, cui segue una affettuosa lirica rivolta
all’artista: «O Michele, Michele Frenna, / tu che conosci la
magia dei mille colori, / irradia luce pura in molti cuori, /
affinché gli uomini ricevano la strenna». In questo volume è
comunque la figlia Gabriella che descrive dettagliatamente le fasi
lavorative e gli stati d’animo che muovono il padre nella
composizione dei dodici mosaici. Una vera sintesi artistica ed
ampia ricerca interiore. Ma forse c’è di più. «L’arte,
quando penetra l’arte stessa, allora nasce un qualcosa che va al
di là dell’arte, quale estensione e manifestazione di
un’energia creativa, quale semplice forza interiore e va a
configurarsi come elemento indefinibile per la vastità e portata
emotivo-affettiva che porta con sé» scrive Jolanda Serra. In
effetti ogni uomo che volge lo sguardo al cielo avverte
un’arcana suggestione, nel tentativo di far propria una
dimensione sovrumana e di riflettere sui misteri della vita. Sin
dall’antichità l’uomo ha volto lo sguardo verso il cielo con
timore, oltre che con spirito divinatorio. L’astrologia infatti
si pone proprio questo obiettivo: scrutare il destino e dare un
significato agli eventi quotidiani. Osservando ciascuna opera di
Michele Frenna, si possono fare alcune osservazioni di rilievo
strutturale sia sui singoli elementi che sulla simbologia. Bisogna
innanzitutto notare le forti cromie, che bene si amalgamano alle
sfumature, e i disegni che acquisiscono una profonda risonanza
descrittiva. La passione dell’artista per il mosaico evidenzia
anche l’amore per la propria terra e la propria Valle, quella
dei templi di Agrigento, dove la seduzione delle costruzioni
doriche fanno scaturire una forte vena di poesia. E tanta poesia
scaturisce dalle molte-plici composizioni, che vibrano attraverso
l’aria, suscitando un’arcana sensazione. Le figure non sono
mai aggressive, ma mostrano uno stato di quiete, quasi a voler
rassicurare l’uomo che il cielo è di per sé un padre che gli
vorrebbe riservare solo del bene. La luna, elemento poetico e di
sogno, è presente in ogni tavola e costituisce una figura
essenziale. Le stelle rappresentano il fuoco e la luce, quali
elementi di forza e di visione mistica. Infine lo sfondo del
cielo, mai cupo né uguale, appare sfumato e riempie di mistero il
creato. Dalla compostezza classica, quasi da metopa greca, proprio
in quella Sicilia dove la cultura classica ha avuto una grande
influenza, scaturisce una costante tensione verso il futuro. «In
definitiva si può rilevare come la disposizione degli elementi
caratterizza i mosaici e fa acquisire loro un ruolo fondamentale
nel cogliere l’importanza della simbologia nelle trasfigurazioni».
Nella seconda parte del volume l’autrice, segno per segno, fa
una approfondita analisi stilistica e contenutista, evidenziando
ovviamente l’originalità creativa e la profondità simbolica.