di Giuseppe Manitta

Un filo di speranza in Aliti di luna di Gabriella Gisotti Pirrone

 Si tratta dell’opera prima di una poetessa sincera e profonda, le cui poesie sono «semplici, scaturite dal cuore, ricche di tanto sentimento, dettate soprattutto dal proprio istinto vocativo». L’autrice, come afferma Ugo Zingales nella prefazione, è riuscita a «comporre con molto gusto, particolare attenzione, straordinaria intuizione e indiscussa  raffinatezza». Il canto di Gabriella Gisotti Pirrone è un canto di dolore e, a volte, di speranza. Le liriche sono in-trise di eleganza e musicalità, lei stessa afferma di navigare «sull’onda dei pensieri, / fra rocce scalfite dal tormento» e osservare che «ritagli di tempo / si riflettono nell’aria, / in controluce». Tutta l’opera, benché costituita da liriche di vario argomento, trova il proprio carattere unitario nel profondo esistenzialismo dell’autrice. Un velo di pessimismo, o forse sfiducia nell’uomo moderno, traspare nel profondo dolore che la strugge. Spesso nella vita l’uomo sogna cose impossibili che nell’immidiatezza danno speranza, ma poi si trasformano in abbagli «che sfumano lenti  / nei cuori appannati / da veli di cenere bianca». Ma la speranza di pace si fa così forte tanto che lei stessa si disperde «in un antitetico labirinto / di irti cespugli / che inverdiscono un campo di pace». L’anima è stata invasa dai deserti, le ombre sembrano avvolgere tutto, nebbie fumose spingono l’anima nell’oblio e solo aliti di luna rasserenano il cuore. Tutto sembra andare alla deriva, sembra vana qualunque speranza di vedere il sole, ma in Gabriella Gisotti Pirrone traspare «un alito d’amore  / che colpisce il centro / di molecole fluttuanti / in uno spazio amorfo».