di Sandro Angelucci

Condizione mistica e misteriosa della poesia nella silloge Il mio tempo di Giuliana Milone (Oceano edizioni, Sanremo) 

Misteriosofico questo lavoro, “Il mio tempo”, di Giuliana Milione. Andrà subito chiarito però, per non cadere in spiacevoli malintesi, che non di certa poesia moderna, astrusa, incompressibile o addirittura esoterica, si tratta, bensì di una decifrabile riflessione lirica, della comunicazione di un messaggio profondamente intriso di misticismo. Tanto è vero che l’autrice apre il suo libro scegliendo dei titoli in aramaico, la lingua di Gesù, per le prime due composizioni: titoli che, come lei stessa ci spiega, nelle note esplicative, traducono nella versione originale l’incipit del “Padre Nostro”. Ma fa di più, guarnisce le note medesime fornendoci anche la pronuncia, testualmente “Abwoon D’bwashmaya”, “padre Nostro che sei nei cieli”, si pronuncia lentamente ah-bu-oo-n cercando di trovare la nota a cui suona la propria persona vibri maggiormente…: “Nethqadash”, “sia santificato il tuo nome”, si ispira pronunciando la parola nethqadash (nith-quhdahsh) e si espira pronunciando shmakh, (Smh-ah-kh). Si è voluto riportare il contenuto delle postille per evidenziare, come si diceva in apertura, l’aspetto mistico di tale poesia, aspetto che rivela un rapporto ideale, escludente qualsiasi forma di razionalità dell’Autrice con il Mistero. Si legge, d’altro canto, in “Sciogli i tuoi capelli”: «Sciogli i tuoi capelli / alle dodici memorie / finché sull’acqua scivola / il canto misterioso dell’amore¸ stendi le tue mani a quell’incanto / che pianeti e galassie / e sole e stelle lega» e ancora nella poesia eponima “Il mio tempo”: «Il mio tempo / corre / lungo una parola… / in quell’eco / i suoi passi vuole cadenzare, / ma / l’onda dell’eterno / già / la reca impressa». E se ne potrebbero citare altre ma ovunque si fermi l’attenzione di che «…gli occhi / ha colmi di lacrime / perché altra è la vita / del profugo / che vuole ritornare alle stelle». Ovunque, tra le lacrime, si scorge “la trama”, il ricamo di quell’armonia che ci rende migliori e ci salva.