di Lia Sfilio Borina

Maria Pina Natale, Tra gli argini del tempo - Poesie (Edizioni Helicon - I quaderni dell’airone)

 L’autrice ci presenta in questa raccolta di liriche il suo universo poetico: interpretazioni originali, colte divagazioni, immagini sensibili si estrinsecano nelle 84 “fatiche” di questa poetessa, già pluripremiata e lodata da importanti critici. Ognuno di noi ha una chiave di lettura per addentrarsi nel mondo poetico di uno scrittore. Per me “Tra gli argini del tempo” è un immaginario viaggio attraverso i sentimenti e le sensazioni che l’autrice comunica ai suoi lettori usando uno stile colto, immaginifico e denso di significati. Anche se la maggior parte delle liriche è la constatazione del mondo miserevole in cui siamo tutti costretti a vivere, pur tuttavia l’ispirazione poetica di Maria Pina Natale non finisce nella disperazione, o nella vana ricerca di un mondo migliore. La speranza si intravede nel buio come i raggi del sole attraverso i rami di un bosco triste e minaccioso. Questo filo di speranza si può notare in “Un attimo di verde,” come anche in “Solstizio”, tanto per citare due liriche fra le più belle. Ma anche l’ironia fa capolino qua e là come, ad esempio, nella lirica “I girasoli”. Poi di botto l’autrice ci fa sprofondare in un gorgo «di sassi più aguzzi di pugnali» che fanno male alla poetessa come al lettore attento che ha fatto suo quel mondo nel quale è penetrato. Ma il sole della speranza non è scomparso: è solo nascosto dietro una massa di nubi; la scrittrice conclude il suo viaggio, come dice Neuro Bonifazi, con un «ritorno alla fonte originaria», fuori dall’incubo del tempo, dello spazio e del dolore in un «culmine felice di versi e di immagini».