di Angelo Manittta

L’amore e il canto temi essenziali di In tempo, romanzo di Melina Parlato (Tommaso Marotta Ed., Napoli 2000).

 Il romanzo “In tempo” di Melina Parlato, scrittrice nata a Torre del Greco e docente di lettere nelle scuole superiori, presenta già a partire dal titolo una duplicità semantica: temporale e musicale. Il tempo scandito è sia quello dell’amore che in senso diacronico si sviluppa nella vicenda complessa e ambivalente di un lui e di una lei, che a volte si scontrano con un altro e un’altra, e il tempo scandito dalle partiture musicali. Comunque tema fondamentale del romanzo, a mio avviso, non è l’amore, che ha l’apparenza di un pretesto, ma la forza di volontà di un’attrice che, tra infiniti dubbi ed incertezze, tra aspirazioni e conquiste, vuole affermarsi nel mondo teatrale. La narrazione in tal senso evidenzia il cammino di formazione «di una donna (Carlotta) alla ricerca di se stessa, complicata dall’ossessione di dover dipendere dall’idea di sé, assorbita durante gli anni della prima giovinezza dall’uomo (Orlando) che ha maggiormente contato nella sua vita». Si tratta di una dipendenza psicologica che ha innescato una serie di reazioni sentimentali e soprattutto di confronto con l’«altro da sé». Grande risalto viene dato nel tessuto narrativo alle figure femminili, oggetto di gelosia o di amicizia: su questo piano stanno Rina, che suscita ad un certo momento le simpatie di Orlando; Carola, un’amica cui confidare le proprie conquiste o sconfitte; Nora, amica e collega; la moglie di Gaspare, Marzia, e infine Alice, l’alter ego mai raggiunto della protagonista. In questo caleidoscopio di figure umane viene evidenziato in fondo «il suo malessere, il disincanto, il senso di fallimento che la rendevano incapace di comunicare con la sua voce, sentimenti che non provava». Se la musica, il canto e il teatro possono essere il trait d’union in un rapporto a due con Orlando, ad un certo punto questi elementi diventano punto di separazione, e trovano sbocco in una forma di comportamento paranoico, parallelo alle vicissitudine della sua carriera di cantante lirica. L’azione però si conclude in un cerchio dopo oltre un quindicennio. Orlando si riavvicina a Carlotta, ed è ancora una volta la rappresentazione dell’Otello a consolidare il loro rapporto. La scalata è stata compiuta, ma la ricerca di sé continua, come si perpetuano i dubbi. «Nessuno nella sua grigia esistenza poteva immaginare quante volte (Carlotta) avesse cambiato luogo di lavoro… Nessuno colmava il vuoto che aveva dentro».