di Rina Dal Zilio

Laura Pierdicchi: Bianca era la stanza (Editrice Carpinetum, con illustrazioni di Franco Rossetto)

 La nota poetessa veneziana torna a noi lettori di poesia con questo struggente poemetto che ha per tema la sofferenza e la morte del padre. La voce della Pierdicchi è di notevole spessore poetico e meriterebbe di essere più conosciuta a livello nazionale. La poetessa osserva il lento morire del padre in un itinerario che va dalla scoperta del male al suo inesorabile e quasi inavvertito (per gli altri) progredire. Inavvertito per gli altri, forse, ma non per la figlia che lo ha sempre molto amato e che ora è la prima persona che ne indovina nei tratti del volto e nei gesti il subdolo artiglio della signora in nero. Con uno stile raffinato e composto l’autrice ne descrive l’iter doloroso, scandendo fatti, mutamenti ed impressioni in un fluire avvincente che rapisce emotivamente il lettore. Il tema è affrontato in due registri. Passato e presente si alternano e si rincorrono: alla ferita dell’oggi - lacerante - si contrappone il passato sorridente della fanciullezza quando il papà raccontava le filastrocche: «…La donnina piccina picciò / fece una frittatina piccina piccina picciò…». «...Un mese di speranza solo un mese / a esultare per ogni novità / delle tante cure per il cuore / l’illusione regina di ogni attimo...». «La Lolettina che semina il grano / volta la carta appare il villano…». «…Arrivano di fretta ogni mattina / dopo una notte breve-molto breve / il giornale il pane un dolcetto / il cuore stretto». Grazie, carissima poetessa, per questa sofferta testimonianza che ci giunge bellissima e preziosa.