Salomè

Spronata da madre impura che,
rutilante di orpelli, ti ordinò
secca: “Convinci mio marito!”
per vendicarsi dell’acerba
critica di un uomo santo, danzasti
Salomè in un cerchio di faci,
crotali, lascive mani protese,
avvolta solo in sette veli dei
colori dell’iride.
Li toglievi lentamente, girando
con voluttuose movenze, uno dietro
l’altro, come petali da un fiore.
E al patrigno convinto la testa
chiedesti del profeta.
Ma chinandoti a baciarne la fredda
bocca sull’aureo vassoio, scopristi
forse di avere sacrificato solo un
tenero, innocente agnello.
E per vincere lo sgomento, il rossore
e il pentimento, ti rifugiasti,
nuda, nella più segreta delle tue
stanze, a piangere non vista
le più amare lacrime della tua vita.