Virginia Simonetta, poesia dell’ironia e del lirismo

Virginia Simonetta, poetessa palermitana, mostra nelle sue liriche un afflato lirico che si unisce ad una patina d’ironia. La vita viene presentata come per gioco, il vento scherza e persino Dio sente il bisogno di riposarsi e di sognare, per creare l’uomo: il Pulviscolo eterno, nel quale viene infusa la ragione.

Graffiti nel vento
 
Nelle gallerie del vento
insieme a lui
corrono accavallati i ricordi:
voci spezzate, leggere risate,
bisbiglii, echi di baci:
tremolare di note sul piano -
dissonanze zoppicanti
che creano armonie
di note colorate:
frammenti dei nostri giorni;
tutto ritorna nelle gallerie che corre il vento…
Ma fuori di qui
stringiamo aria, siamo fiori che passano;
per questo voglio lasciare
su questi muri che il vento corre
graffiti d’amore per voi
che ancora per un poco sosterete.
 
Pulviscolo
 
Mentre il Dio era al lavoro –
al termine del giorno
si ferì al petto; si volle riposare –
dormì sonni profondi e creativi.
Sul limitare del sogno
la sua ferita si aprì
e da Lui con dolore
magico Pulviscolo fuggì.
Al risveglio – il Dio – sentì
un gran vuoto nel petto –
soffrì la mancanza –
ma non disperò.
Magico Pulviscolo fuggì:
caleidoscopio di vita, di corpi
che cadde qui e mise radici
ma nella forra;
da allora guardammo ogni giorno
le vele del cielo – sperando.
Stranieri noi qui, sentimmo
sanguinare nel petto –
la stessa ferita,
ricordammo che un tempo
solo un corpo eravamo
e sicuro…
E allora …
girammo… girammo… girammo…
come dervisches
sperando che non fosse ottenebrato
ma pietoso
il cielo del ritorno!