di Giuseppe Manitta

Vigilia d’arte di Teresa Titomanlio (Guido Miano Ed., Milano 2000)

 L’ultima silloge di Teresa Titomanlio, “Vigilia d’arte”, già dal titolo preannuncia un interessante viaggio al attraverso la concezione artistica dell’autrice, che si sofferma anche sui punti cardini delle condizioni dell’uomo moderno. L’uomo stesso è spesso causa dei propri mali, ma, come afferma Ferruccio Masci nella prefazione, «il meraviglioso spettacolo del mondo rischia di essere cancellato dalla mano ottusa dell’uomo, ma un’altra mano, quella del poeta, si alza solitaria per ammonire: l’orizzonte dell’uomo è oltre l’uomo». Il filo conduttore dell’opera sembra l’idea cardarelliana della poesia non come dono gratuito, ma come privazione di ogni altra soddisfazione. La poesia secondo la nostra autrice non viene da baldorie, applausi o premi, ma dalla solitudine. La solitudine, come diceva Schopenhauer, è nella sorte di tutti gli spiriti eminenti, come i poeti. «La ricerca dell’Assoluto / li assorbe totalmente» scrive la Titomanlio, perché «solo le grandi anime / che si sentono più vicine / al cielo che alla terra / aspirano a te / - solitudine - come / ad un punto d’arrivo». Diverse sono le tematiche che emergono dalla breve silloge: il vero amore, la ricerca dell’uomo, la fiducia e passione verso la propria opera, ma soprattutto la consapevolezza che il male fatto oggi ricadrà solo domani sull’umanità. La natura si ribella perché l’uomo la maltratta, ma «l’uomo può solo in parte e tardi / rimediare allo sfogo sferzante / della natura. Intere regioni stanno / scomparendo per l’incivile incuria / umana. Quanto poco resta / all’uomo dopo che è passata / un’al-luvione!». Una preghiera si eleva alla fine del viaggio poetico, una preghiera dedicata alla luna dai raggi d’argento, prezioso talismano che dà conforto. Ogni giorno deve essere una vigilia d’arte per il poeta: questo il messaggio più forte. Ma tutta la poetica di Teresa Titomanlio è ampia e, benché non venga inclusa l’ultima opera, è chiaramente illustrata e presentata criticamente nell’opera di Ferruccio Masci “La poesia di Teresa Titomanlio Barone”, pubblicata da Miano editore nel 2000.