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Per cogliere il
“dettato poetico” di Imperia Tognacci, ho esaminato in modo
approfondito, il testo “Traiettoria di uno stelo”. Dai dati
raccolti ho rilevato una saviezza plausibile perché è un inno alla
vita. Imperia con la sua poesia stimola il lettore a non cadere
nel pessimismo, quando la quiete viene turbata dai mali liberati
dal mitico vaso di Pandora. Forti sono i suoi messaggi! Ne cito
alcuni: «argina ciò che getta ombra...», «...apri una fessura che
illumina», «...ritenta la salita...», «la quiete ritorna dopo la
tempesta», «...ritmavo le ore di una sgualcita quiete... per
ridisegnare la speranza», «il burattino faticò per diventare
bambino». Sono versi che parlano da soli, perché nati dal cuore di
Imperia e pertanto arrivano al cuore del lettore lasciando in esso
una scia luminosa. La grande educatrice, con la sua straordinaria
altezza poetica, indirizza la volontà umana a considerare il male
come «evento passeggero e a sublimarlo contemplando le bellezze
del creato». Lo sguardo si muove negli spazi dei pensieri, poi si
abbandona al paesaggio che dipana negli umori del cielo. In
Imperia Tognacci è forte l’amore per la sua terra, per i familiari
e per la natura; in ogni elemento del creato vede un’anima che
ardentemente desidera liberarsi dal buio. I semi in solchi
genuflessi, attendono le campane sciolte per tornare alla luce.
L’autrice, richiamando alla memoria vissuti soggettivi e
oggettivi, luoghi a lei cari e costumi di vita, nutre il suo
animo; tuttavia è consapevole che la polvere “sciacallo del tempo”
distrugge tutto; allora cerca e scopre, come Pascoli e tanti altri
poeti, il mistero che ci avvolge tutti quanti, e gli dà
l’espressione e la vita. Questa espressione e questa vita è la
poesia: «Quel che rimane è la memoria storica, riplasmata in
poesia che tutto trasfigura in immagini di suggestiva bellezza».