di AngeloManitta

Fiori di ginestra di Filippo Secondo Zito, un percorso attraverso la vita all’insegna della speranza (Target, Enna 1999)
 
«Filippo Secondo Zito, nato ad Agira, ex ragazzo di strada, non scolarizzato, lunghissimi anni in carcere, fin dalla triste infanzia cominciò un doloroso calvario per la sopravvivenza… Rinchiuso più volte presso ospedali psichiatrici, per alleviare le sofferenze della detenzione iniziò lo studio per conto proprio e la poesia fu il suo ideale per evadere dalla sofferenza che la detenzione comporta». Così si presenta l’autore della sensibile e profonda silloge di poesia “Fiore di ginestra”, un percorso attraverso l’interiore sofferenza di un essere umano che passo passo ha scoperto se stesso e la sua umanità, ma soprattutto il valore degli ideali che sembravano perduti per sempre. La sua grande forza di volontà hanno fatto di lui un poeta impetuoso e coinvolgente, sempre alla ricerca della verità. Elemento essenziale della sua esperienza poetica è quindi la detenzio-ne, quasi momento eterno di riflessione e di ripensamento, come appare da numerose liriche, tra cui quella di apertura: “Favignana”: «La vita non è qui… è strano… Io e i miei compagni sembriamo l’arredamento della cella». Così pure “Cella n.3”: «Martirio d’innocenza, mentre fuori associa-zioni di tiranni parlano di libertà». “Qui carcere”: «Dove colpevoli e innocenti scontano la pena». Ma molto spesso nella poesia di Filippo Zito sono i sentimenti a prevalere come gli affetti familiari: il ricordo dolce e delicato del figlio, che può solo essere visto di tanto in tanto; o il forte input della speranza: l’uomo non deve mai disperare; l’amore che fa sognare una carezza, un sorriso, un ricordo, un dubbio, una lacrima; la delusione e quindi l’alternanza degli stati d’animo; il desiderio di libertà benissimo espresso dal volo dell’airone, nella omonima poesia. Nelle poesie di Filippo c’è spesso anche la presenza della natura, come sogno e come miracolo, ma soprattutto come luogo di pace e di serenità. L’uomo però non dispera. Ed è la poesia a salvare dall’infelicità, dalla sofferenza e dal dolore. Bellissima in questo senso è “Come un fiore”: «La vita è come un fiore. / Nasce, cresce, fiorisce e muore. / Ma non morirà mai il ricordo / del suo profumo, della sua bellezza. / anche se i fiori durano poco, / ci sarà sempre / un’altra primavera!». Ed è con questa bellissima immagine che Filippo Zito si impone quale poeta dall’arduo sentire e dalle profonde emozioni che sa suscitane nel lettore.

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