"Sa mesa 'e sos moltos"

Una tradizione del nostro paese è nella notte dei defunti, il primo novembre di ogni anno, imbandire la tavola con tutte le pietanze che erano gradite ai nostri cari.
Una cosa che non riuscivo a capire, quando ero ragazzino, era perché non si mettessero le posate; mi venne poi spiegato dai miei genitori che, secondo gli antichi, i morti si potevano far male tra loro, essendo delle anime, usando forchette e coltelli per cibarsi.

Un'altra usanza praticata il giorno dei morti è quella di non fare le pulizie di casa prima di preparare il tavolo, e appena il tavolo è pronto vengono pronunciate le parole: "consoladebos 'ios e moltos". Il giorno dopo ci si reca in chiesa e, dopo la messa, intorno mezzogiorno, si possono togliere le varie pietanze dal tavolo per essere consumate dalla famiglia.
Vengono messe sul tavolo le seguenti vivande: la pasta, la carne, il pane, la frutta, i dolci, la frutta secca, una tazzina di caffè, un bicchiere d'acqua, il vino, l'acquavite, le sigarette, i sigari e "su tobaccu 'e nare". Oltre alle posate, sul tavolo, secondo l'usanza, non venivano messi neanche i piatti per i commensali.
Un'altra cosa importante che bisognava fare il giorno in cui si preparava la tavola, era di ritirare le posate dopo cena senza lasciarne neanche una in giro.

La notte dell'allestimento, dopo che la famiglia aveva cenato, nelle case del paese passava "su giaganu" che suonava una campanella dicendo: "a faghere bene a sos moltos" e tutti gli davano qualche cosa da mangiare, come il pane detto "su coccorroi", frutta secca e un abbondante bicchiere "de 'inu nieddu" e la stessa cosa avveniva l'indomani mattina con i bambini del paese.

Pagina creata da Antonio Dettori

Testo tratto dalle testimonianze raccolte presso alcuni abitanti di Tresnuraghes

 

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