Tommy
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Tommy……una via di montagna in valle….
Fu durante il corso di alpinismo 2000 che sentimmo parlare per la prima volta di Tommy. Fino ad allora, questo nome era sempre stato abbinato a quel bellissimo mucchietto di ossicini dai boccoli rossi che, regolarmente ogni mattina, ingaggiava delle lotte furiose sul pianerottolo di casa perché voleva andare dalla nonna in triciclo (in pratica, il bimbo dei nostri simpaticissimi vicini di casa).
Essendo una
via aperta recentemente ed al di fuori del normale “circuito di Arnad”
frequentato con il corso, fu naturale la curiosità che questo nome
(subito abbinato al numero dei tiri: ben 14!) suscitò in tutti noi:
com’è? quanti tiri? continua? ma la discesa? e quel tiro abominevole
da azzerare?
Furono le
notizie di terza mano sulla salita di Umberto (detto “il Maestro” per le
sue notevoli doti di arrampicatore ed ancor più di istruttore-insegnante)
a confortarci sulla fattibilità della via, impegnativa non tanto
per le sue difficoltà tecniche quanto per il tempo che avrebbe richiesto
tra salita e discesa (tanto si sapeva fin da subito che il passaggio al
terzo tiro lo si sarebbe tirato tutto, rinvio dopo rinvio, fino a superare
quel piccolo strapiombo-tetto che Umberto aveva valutato solamente 6b+).
Da quel momento,
ogni spedizione ad Arnad si tramutò nel tentativo, alquanto disperato,
di cercare le condizioni ottimali per fare questo misterioso Tommy. La
via sale infatti sul fianco del monte Charvatton (cfr. “Arrampicare a Bard”,
pag. 35, senno chi se lo ricordava?) nella valle di Champorcher, dove impera
sovrano il brutto tempo anche se foste in costume sul pilastro Lomasti
a godervi Sylvie!
Se qualcuno
fosse interessato ai biotipi meteorologici, nella valle di Champorcher
troverebbe materiale sufficiente per una tesi sperimentale…..
Fatto sta che, per ben quattro volte, arrampicammo ad Arnad volgendo ad ogni sosta il nostro sguardo sconsolato nella direzione di Tommy, rimpiangendo di aver mancato l’occasione ancora una volta ma ben lieti di non trovarci a metà del settimo tiro di quella via con la prospettiva di doversi fare tutte le doppie sotto l’acqua! …..gli uomini veri sono sempre più difficili da trovare……
Quando capitò,
fu un po’ per caso.
Era domenica,
a Milano c’era la nebbia e Luciano (con Francesca e pargolo) aveva voglia
di arrampicare. Si era messo d’accordo con Max ed altri due amici, mentre
io mi ero aggiunto all’ultimo minuto.
Ci ritrovammo
tutti insieme alle 8 di mattina al bar all’angolo sinistro della prima
curva a destra dopo il ponte della svolta a sinistra per la valle di Champorcher
(non si può sbagliare…c’è sempre parcheggio selvaggio….)
per prendere il solito caffè e ripristinare la circolazione del
sangue ancora a ritmo ridotto.
Con gli occhi
ancora socchiusi ed un brivido di freddo lungo il corpo, ci rendemmo lentamente
conto delle fantastiche condizioni meteo e Tommy tornò prepotentemente
alla ribalta nei nostri pensieri: questa volta la facciamo tutta e ce la
godiamo fino in fondo!
Ai timori dei
due amici per le difficoltà della via, Luciano risponde una volta
di più (come se ce ne fosse bisogno…) con una grande prova di generosità
e responsabilità, rinunciando a Tommy per dedicarsi alle bellezze
di Oriana (settore destro e sinistro decisamente estetici) mentre Max ed
io ci avviamo verso l’attacco della via.
Inutile descrivere
l’irrefrenabile impeto che ci spinge verso il primo tiro,
mentre la gioia di essere al posto giusto nel momento giusto prende il
sopravvento su tutti i giustificati timori che ci attanagliano le gambe
ogni volta che si compiono i primi metri……
La concentrazione
si fa lentamente strada dentro di noi, bel traverso (5c) verso destra alla
fine del primo tiro, obliquo delicato (6a+) a destra (stare bassi se non
amate le complicazioni!) nel secondo tiro. Il terzo tiro richiede un minimo
di prestanza fisica all’inizio (quattro rinvii da mettere e tirare) e un
po’ di attenzione dopo nel traversare tutto a destra per arrivare alla
sosta.
Se avete la
fortuna di incontrare una bella ragazza che porta la sesta sotto una maglietta
trasparente (i cordini portati a tracolla parlano da soli….) ma non ha
la più pallida idea di come si affronti il sesto grado o si allestisca
una sosta, non preoccupatevi: avete l’alibi per cimentarvi nel provare
in libera il passaggio di artificiale e lei, beh, la supererete al tiro
successivo.
Se invece
avete la sfortuna di incontrare una bella ragazza che porta la sesta sotto
una maglietta trasparente (sempre i soliti cordini….), non ha la più
pallida idea di come si affronti il sesto grado o si allestisca una sosta
ed arrampica insieme ad un ragazzo torinese un po’ geloso, allora preoccupatevi
veramente: non riuscirete a superarli che 6 tiri dopo…..
I tiri successivi sono molto simili per bellezza e difficoltà, veramente mai molto sostenuta, entrambe abbiamo “vissuto” dei 6a decisamente più impegnativi…vedi relazioni sulle Calanques….
Dalla cengia a metà via ritroviamo due tiri impegnativi (chiedo scusa a quelli che il 7b+ lo fanno a vista con le mani legate dietro la schiena o, come dice Umberto, ad ogni movimento potrebbero farsi una s…..) ed esposti, prima sul filo di uno spigolo con traverso delicato a sinistra e poi su placca: attenzione alle corde che fiondano giù per i patiti delle doppie.
La via continua,
bella, in placca su una roccia splendida ed un sole magnifico (quest’ultimo
non compreso nel prezzo) fino all’ultima sosta, da dove si gode un panorama
eccezionale su tutta la vallata nelle giornate pari e dispari di bel tempo.
Una cosa ci
colpisce subito: il sole è ancora alto!!! Guardiamo l’ora: 14.03!
Non è possibile…..poco meno di quattro ore per fare 14 tiri con
la coppia di Torino tra le p….!
Ben lontani
dal volerci accreditare doti di velocità che non ci competono (ancora….),
immaginiamo di dover affrontare il difficile nella discesa. In effetti,
il consiglio che ci sentiamo di dare a tutti coloro che vorranno ripetere
la nostra esperienza è quello di scendere in doppia. Aldilà
dell’indubbio vantaggio di raggiungere la macchina esattamente nel punto
in cui la si era lasciata, eviterete infatti di perdervi nel bosco alla
ricerca impossibile di bolli arancioni ormai sbiaditi a causa delle intemperie
che, per un giorno, hanno lasciato vivere ai due milanesi il loro sogno
del momento: Tommy………..