Dente del Gigante
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   Esposizione : Ovest
   Difficoltà max: 5+
   Lunghezza 130 m
   Chiodatura: rada, portare friend e nut

Luglio 2000, il Luglio più piovoso che la mia debole memoria ricordi. Nonostante le previsioni che non lasciano sperare in nulla di buono, decidiamo con Stefano di andare, famiglie al seguito a Curvma (come chiamiamo noi Courmayeur in onore ai Vip) speranzosi.
La mia idea fissa è il Dente del Gigante.
L’incontro è previsto per il lunedi; paolo arriva domenica notte di ritorno dal Briansonnese, noi lunedi nel primo pomeriggio e Max per sera.
Le previsioni francesi danno bel tempo fino a martedi sera, decidiamo dopo lungo travaglio di partire con la prima funivia e tentare in giornata la salita.

Scartata la via normale, decidiamo per la meno frequentata Geant branche' o via dei francesi come la chiamano le guide del posto.
Raccolta qualche informazione e forti della relazione scritta da un "Luminare" della zona, Bassanini,  partiamo sicuri che il nostro primo impatto con l'arrampicata in quota, comunque sarebbe finita, sarebbe stato un divertimento.
 

Panoramica dal Torino
Ed eccoci, come scolaretti davanti al portone della scuola in fila per l'acquisto dei biglietti, saliamo in funivia e via.... veniamo sparati a 3375 m del rifugio Torino ( Tel. 0165844034). Percorriamo per scelta le scalette che separano l'arrivo del primo troncone della funivia dal rifuggio e finalmente mettiamo piede sul ghiacciaio del Monte Bianco. Guardandoci intorno, una considerazione sorge spontanea: non soffriremo di solitudine.

La via che si snoda sul ghiacciaio non presenta difficoltà di rilievo fino alla prima forcella. Superata quest'ultima, il sentiero si inerpica tra rocce affioranti e blocchi di ghiaccio insidiosi, la scivolata è in agguato ed è per questo che procediamo legati di conserva.

Faticoso, lo sbalzo di quota si fa sentire ma teniamo comunque un buon ritmo e in poco meno di 2 ore siamo alla Attacco  gengiva in buona compagnia.

Primo tempo del calvario, quasi 40 minuti per attaccare. Ci rendiamo conto che essendo una montagna così accessibile, anche persone non proprio esperti rocciaioli provano la salita e le loro manovre evidentemente impacciate rallentano la colonna in modo mostruoso.

Fortunatamente, solo un brevissimo tratto dell'attacco è in comune con la nomale (relazione Relazione grafica  )quindi quando finalmente partiamo ci ritroviamo finalmente in montagna.

Il primo tiro passa  in un diedrino dove le prese a vasca sono piene di ghiaccio vetrificato, risultato, 5+ superato in artificiale.
Finalmente torniamo al sole, Diedro / placca secondo tiro   la sensazione del vuoto mi galvanizza e non vorrei essere in nessun altro luogo ma... prima sorpresa: la sosta che stando alla relazione doveva servire anche per la discesa, fa paura anche per la salita. Rinforzare è la parola d'ordine anche perché i chiodi sono pochi e ....
Però saliamo su una roccia bellissima,   a tratti placca, a tratti Placca terzo tiro lavorata, fino alla seconda sorpresa: la via esce sulla normale quindi inizia la coda tipica delle casse del supermercato. Inoltre, a ragione o a torto, le guide con  clienti si comportano come il direttore ma con un filo di mal celata arroganza. E si che ad essere incazzati dovremmo essere noi visto che le loro informazioni si sono rivelato una bufala.

Passa sotto, scavalca una corda, inventa una sosta intermedia, briga, forca arriviamo all'attacco della via di discesa (posta tra le due punte del dente)  dove in collaborazione con un gruppo di quattro persone di Torino, attrezziamo velocemente le doppie (4) e riguadagniamo la gengiva.

Sosta di rito e poi giù per la via del ritorno resa ancora più insidiosa dal caldo del primo pomeriggio.

Comunque in anticipo di un'ora rispetto alla tabella di marcia arriviamo alla funivia. Alla sera tempo ancora galattico, ma al mattino veniamo rimbalzati ancor aprima di partire da un fantastico temporale che finirà solo verso venerdi.