Bernina
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Dislivello 1500 m

Tempo di salita 8-9 ore 

Difficoltà AD+
 

Dalla chamanna Tschierva Itinerario di salita ci siamo mossi intorno alle 3.00 inoltrandoci con la pila frontale sulla morena del Vadret da Tschierva. Superata la frana ai piedi del piz Morteratsch, perso più volte il sentiero , ci siamo messi i ramponi appena saltati sul ghiacciaio che per un ripido canale (cominciano i miei guai) porta alla Forcla Prievlusa. Arrivati alla forcella, mi libero di tutto il peso superfluo
 

Cresta
(vorrei buttare anche questa pancetta che mi affligge ma.. in fondo ci sono affezionato) compreso il rimasuglio di the offerto dal gestore del rifugio, Paolo non mi cazzia ma avrebbe voluto farlo (ed io aggiungo dovuto visto che poi ci siamo ridotti a bere neve sciolta). Superato un breve passaggio di roccia non proprio solida, ci avviamo sulla cresta vera e propria La Cresta. La percorriamo mantenendoci per lo più sul lato di destra ben lontani dalle cornici (poco pericolose peraltro); è veramente impossibile arrivare alla vetta del Pizzo Bianco sbagliando strada  !!

Dopo aver contato non so quanti passi e fatto incazzare Christian arriviamo in cima al Pizzo Bianco, di slancio proseguiamo lungo il filo della cresta per raggiungere la vetta svizzera del Bernina Tra Pizzo Bianco  e BeninaParticolare della doppia. Quante volte ancora con Christian siamo tornati con la mente su quella cresta pensando alla sua "magnifica" esposizione ed al significato di quella corda che ci legava (meglio univa).

Comunque, percorriamo la cresta di rocce (MOLTO suggestiva) tenendoci prevalentemente sulla sinistra del filo  fino ad arrivare ad un salto di 15 m circa che scendiamo in doppia (arrampicata possibile ma.. i ramponi?). Superata una forcella si ricomincia la salita sul lato opposto (destra rispetto al filo) per una ripida parete di roccia e ghiaccio non proprio banale (come del resto tutta la via), Christian ha un accenno di  crisi mentre io mi cimento nel canto del cigno, presto sbuchiamo sulla vetta svizzera del Bernina. 

Poco distante legata da una affilatissima cresta di neve (date un'occhiata alla vostra destra mentre la percorrete) Tra vetta svizzera ed italiana si scorge la vetta italiana. Arrivati sulla vetta svizzera ci siamo presi una pausa per riprenderci dalla "paura, sconforto, timore, stupore" che la vista dei Palù (e la via ancora da percorrere) ci regala.

In realtà è proprio in questo punto che i pivelli come ....... si lasciano suggestionare. Prima, nonostante la fatica bestia e la mancanza di fiato che tronca le gambe, c'era una vetta da raggiungere, ora davanti ai nostri occhi si stende un immenso vallone bianco che deve essere attraversato, le cordate che ci hanno preceduto visibili in basso sembrano formiche, che stanchezza!

Mezz'ora dopo e non più, Paolo panzer in testa,  cominciamo la discesa che si rivelerà oltre che lunga anche non banale. Vista la coda per il traffico intenso sulla calata che porta al rifugio Marco e Rosa, il Panzer individua una via alternativa Itinerario di discesa  (ahimè') che aggira l'ostacolo sulla sinistra. Alla base della variante, discesa su ghiaccio e neve ormai molle, facciamo un traverso che aggira il torrione (Spalla del Bernina). Dal basso vediamo che il motivo della coda consisteva in una guida multi decorata che tentava disperatamente di far scendere da quel ripido canalino tre starnazzanti giovani gallinelle (saranno state almeno un po' carine?). La discesa all'ampia sella che separa la Cresta Guzza dal Piz Bernina è stato il tratto più veloce in quanto, inciampa tu che inciampo io, in men che non si dica tutta l'umida compagnia era "rotolata" alla base. Inizia così la lunga e crepacciata traversata sotto Piz Zuppò ed i Bellavista fino ad arrivare al ridosso della Fortezza, lama di roccia che separa la vedretta del Morteratsch dalla vedretta Pers, che percorriamo (due doppie su altrettanti salti di roccia) fino in prossimità della testata della vedretta del Morteratsch. 

Cammina, cammina, cammina..... dopo quindici ore ci troviamo alla stazione del treno del Bernina dove Christian votato a maggioranza (due voti contro uno), fornito di un lussuoso biglietto di seconda classe saliva sul mitico trenino rosso per raggiungere l'automobile lasciata all'inizio della Val Roseg.
 


- La foto utilizzata per descrivere la via di discesa è stata presa da "Guida dei monti d'italia BERNINA del Club     Alpino Italiano e Touring Club Italiano"
-  Le altre foto  sono  state scattate da  Christian e Paolo, il testo è opera di Augusto