PIZZO CENGALO
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Dislivello 320 m per 12 lunghezze con difficoltà max V+.

Primi salitori:  F.Bernasconi, P.Riva, A.Vinci nel 1939.

Materiale al seguito: 15 rinvii, una serie di friend fino al 5, nut. 
 

Siamo alla metà di luglio, il tempo continua nei suoi capricci, scarico la posta, leggo distrattamente le informazioni che Marcello manda a Stefano su alcune vie in val Masino. Brutto tempo; leggo le dritte di Paolo sulla Vinci, mi collego al sito meteo preferito: spero.

Ed eccoci in macchina carichi di materiale come non mai, la Gianetti è piena (sala da pranzo compresa) e saliamo portandoci dietro la tenda.
Sono le 8.20 del mattino, per oggi il programma è semplice: arriviamo alla Gianetti, montiamo la tenda e..  via sul "Dente della Vecchia" . Sono le 16.20 quando abbiamo finito di montare il "campo base",  alle 19.30 una lauta cena ci attende in rifugio, possiamo farcela; partiamo. L'avvicinamento è lungo per le nostre gambe provate dalle 4 ore di salita in stile mulo e per guadagnare l'attacco impieghiamo quasi 1 ora contro i 30' dichiarati dalla guida, sotto allora, pensiamo alla cena.
La salita tutto ok anche se il primo tiro ci ha mangiato molto tempo a causa della mancanza del benchè minimo indizio sulla via da seguire; potremmo riassumerlo così: attacco ---> sosta, in mezzo: niente!
Del resto è nello stile della valle.
Arrivati in vetta non senza fatica (e visioni mistiche da parte mia sul traverso preso probabilmente troppo in basso) ci lanciamo in doppia, ci resta ancora circa 1 ora per tornare al rifugio ma, maligno lo spuntone ci incastra la doppia. Numeri per il recupero ed una fettuccia di Stefano quasi nuova  abbandonata, pazienza.

Via di corsa e alle 19.40 circa siamo davanti alla porta, speranzosi. Entriamo, che bordello, siamo al terzo turno e ci tocca aspettare. La tanto agognata cena ci viene servita proprio quando il minestrone finisce e la porzione di Stefano è ridicola. Definire il rifugio affollato è un eufemismo, il gestore ci dice che al momento almeno 30 persone dormiranno in sala da pranzo, apprezziamo ancor di più la tenda che raggiungiamo presto con la sveglia puntata alle 6.15.

Notte tranquilla non particolarmente fredda, alba minacciosa.
Nuvole veloci alte e sottili corrono sulla nostra testa, che i temporali previsti nel pomeriggio siano in anticipo?

Bando alle ciance, in piedi, consumiamo la colazione, paghiamo un salatissimo conto e con caparbia determinazione ci avviamo lungo il sentiero. In lontananza vediamo un gruppo di persone che sono all'attacco della via con circa 1 ora di vantaggio, bene, non ci daremo fastidio!
Previsione errata, quando noi siamo all'attacco  le tre cordate sono appena partite.

Ci prepariamo velocemente e Stefano attacca per primo   il cielo cambia mille volte ma siamo quì e questo ci basta. Sale veloce ed al secondo tiro siamo già in coda e ci resteremo fino in cima, unica nota dolente della giornata. Visto che siamo fermi, scatto una foto   dalla S2 da dove si vede molto bene il 5° tiro di V+.

Visto da quì, così esposto mette una certa ansia che si trasforma in esaltazione quando ti trovi a cavallo della stretta lama.

Ancora due tiri non impegnativi ma non chiodati ed eccoci sulla cengia alla base del diedro nero    dove a dispetto dei chiodi tutti infissi tra le lame alla destra, la salita fatta in placca si rivela estremamente divertente.

Oramai  il mio stato d'animo puo' essere assimilato a quello di uno schizofrenico: pericolosa esaltazione durante il movimento e depressione o noia durante le interminabili soste.

Superato anche l'aereo ed entusiasmante   spigolo giallo il tempo cambia rapidamente e saliamo gli ultimi due tiri sotto una pioggia gelida che continuera' a martellarci lungo tutte le 5 doppie di discesa.

E' oramai buio quando arriviamo all'auto che con gesto goffo (Stefano ride)  ma esplicativo abbraccio sul cofano e non lo invidio affatto, lui per arrivare sul suo letto deve ancora percorrere 200 km...