I conti Alberti
 

Storia e memoria

(dalla presentazione di Ezio Raimondi)

 

Da qualche anno si parla di "luoghi di memoria" e della loro funzione nella cultura e nella sensibilita contemporanea, nei modi di percepire il passato e di rapportarlo al presente. Proprio introducendo la formula dei "lieux de memoires", in una grande raccolta di saggi francesi intorno a questo problema, Pierre Nora ha poi osservato che cio che stiamo oggi vivendo e una divaricazione progressiva fra la memoria e la storia, fra una vita che si trasmette come ricordo e continuita indivisa e una conoscenza storica sempre problematica e incompleta del gia vissuto. Mentre viene meno l'intimita della memoria collettiva, la sua forza di suggestione e identificazione, non resta che l'indagine critica dello storico con il suo senso della distanza e con la sua volonta di ricostruire l'immagine di un altro tempo, delegando alla macchina, sempre piu rigorosa, dell'archivio la registrazione totale dei documenti e dei ricordi. E tuttavia, anche in questa dinamica di alternative o di compensazioni, non vi e dubbio che il passato, se ha ancora una parte nella consapevolezza di una comunita civile, deve costituire un'esperienza commemorativa, qualcosa di piu di una figura della nostalgia affidata all'industria enciclopedica dello spettacolo. Occorre insomma, come ha scritto - a sua volta Lucio Gambi, risvegliare in una "memoria erudita", mediata e riflessa, una "memoria vissuta", legata di nuovo alle cose, ai valori diretti e simbolici di un territorio, al palinsesto visibile di un paesaggio, in cui e iscritto il volto e piu ancora il lavoro dell'uomo. Anche il grande Marc Bloch, in un libro intrepido e glorioso, avvertiva che il paesaggio, come unita, esiste soltanto nella nostra coscienza, nel nostro essere di carne ed ossa.

 

Con la sua struttura bipartita, quasi alla maniera di un ottico, il volume di Michelangelo Abatantuono e di Luciano Righetti sembra muoversi per l'appunto in questa direzione, tra storia e geografia, ricostruzione di vicende e di rapporti di una signoria territoriale sino al suo epilogo nell'ultimo Trecento ed esplorazione di luoghi e di resti sul crinale appenninico fra il Bisenzio e l'alto Brasimone. Cosi in un ottica che ha come fuoco principale le alte valli della montagna bolognese, ma che guarda anche a Prato e a Pistoia e alle colline metallifere della Maremma, senza chiudersi in confini prestabiliti, ecco dunque una monografia compiuta sulla famiglia comitale degli Alberti, che segue scrupolosamente la loro politica di espansione di paese in paese, di castello in monastero e mette a frutto tutta la bibliografia precedente dopo un nuovo controllo del materiale documentario, nel segno di un lucido spirito critico che riconosce anche le lacune o le posizioni problematiche e non conclusive.

Un capitolo da ricordare e quello poi dedicato alla cronachistica e alla produzione letteraria, ossia alla tradizione che registra presto fatti, personaggi, questioni, e qui l'autore che s'impone e certamente Dante, quando relega fra i ghiacci infernali di Caina i due Alberti, Napoleone e Alessandro, simili a "becchi" cozzanti in preda all'"ira", destinando invece all'Antipurgatorio il "Conte Orso", anche lui ucciso, senza colpa, "per astio e per inveggia". Testimone e giudice d'eccezione, il viandante della Commedia ci consegna l'eco implacabile di un tempo violento, crudele, ferino, nell'iperbole di una parola assoluta; ma qualcosa di quella asprezza, di quella ferocia nuda e tagliente sembra ancora venirci incontro dalla pietra di un muro in rovina o dal rudere di una rocca quasi sepolta tra una natura selvatica e tenace. Quanto piu si stringe alle cose o ai loro resti e a cio che significavano, la conoscenza non lascia posto alla nostalgia, bisogna vedere e capire. Viene solo da aggiungere che nel testo per cosi dire illustrato di Abatantuono e di Righetti la "pietas" positiva che animava un tempo la Deputazione di storia patria si rinnova e si trasforma, con una piu esperta consapevolezza di metodo, nella volonta indagante di una societa civile, o di un suo gruppo liberamente composto, che dinanzi al processo della globalizzazione e della territorialita negata sente il bisogno di scrutare il proprio spazio di vita, di riscoprirne il passato, di ritrovarne le tracce, di tornare a leggere il paesaggio a cui si appartiene, che e sempre una realta fisica e umana (una antropogeografia, diceva Bloch), come un libro familiare e aperto, necessario per dare un senso concreto al nostro rapporto con il mondo, fuori dall'orizzonte di una piccola patria.

La differenza, una volta riconosciuta, diviene la premessa per dialogare con l'altro, per accoglierlo nel proprio universo mentale. Intanto, ridando al nostro Appennino un nome e una storia, non importa di quale ampiezza, si costruisce davvero una memoria erudita, una prospettiva che insieme unifica e distingue. E se poi chi ne puo fruire ha un'origine e una infanzia appenninica, anche solo a intermittenze, appare certo che la sua e di nuovo una memoria vissuta. I fantasmi della storia si ricongiungono allora alla favola dei ricordi, conoscere vuol dire anche immaginare, reimmergersi nel pozzo del tempo in cui, sin dall'inizio, affonda, splendida e inesorabile, la nostra stessa esistenza.

Ezio Raimondi

M. Abatantuono - L. Righetti, I conti Alberti secoli XI-XIV. Strategie di una signoria territoriale; La montagna tra Bologna e Prato, Savena setta Sambro Monzuno 2000, 384 pp., L. 35.000.